di FILIPPO VELTRI
“La Cina, ha avviato una politica che si basa sul multilateralismo, La Nuova Via della Seta può rappresentare una futura via della pace”. Cosi’ Lifang Dong, avvocato e Presidente dell'Associazione Silk Council, che recentemente ha tenuto una lezione dal titolo: “Il sistema di intelligence in Cina ai tempi della Nuova Via della Seta e del Covid-19”, durante il Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.
Lifang Dong ricorda l’evoluzione della storia cinese che "inizia nel secondo dopoguerra, quando Mao Zedong, dopo la Lunga Marcia conquista il potere per governare fino al 1976. In questo periodo, vengono realizzate una serie di attività e di riforme. Nel 1978 sale al potere il Presidente Deng Xiaoping e sulla scia del suo predecessore attua un’altra serie di riforme che hanno favorito, di fatto, l'apertura del Paese. Inoltre ha promosso l'industrializzazione ed ha favorito l'attrazione di investimenti esteri avviando, da un lato, il processo di riduzione della povertà assoluta di 770 milioni di persone e, dall’altro, ha consentito alla Cina di diventare una potenza economica mondiale. Nel 2012 viene eletto Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, che avvia due straordinari progetti: il “Made in China 2025” e la “ Nuova Via della Seta”. In particolare, il progetto della “Nuova Via della Seta” si basa su una strategia economica, politica e culturale che ingloba diverse direttrici: terrestre, marittima, digitale e che si estendono dall’Artico fino all’Antartico. Inoltre, punta sul soft power, ossia a promuovere l’eguaglianza, la non ingerenza, la sovranità dei popoli, la non aggressione, la coesistenza pacifica e la reciprocità delle relazioni". La Cina nel 2020 in piena crisi pandemica per il Covid-19 e’ stato l'unico Paese al mondo ad incrementare il proprio Prodotto Interno Lordo. Questo è stato possibile perché la Cina di fronte ad un prevedibile crollo della domanda esterna ha puntato sul mercato interno. Ed è riuscita a farlo perché le riforme avviate, nel corso degli anni, hanno permesso anche la nascita di una classe media molto benestante, orientata al consumo.
"Inoltre - dice - nel marzo 2020 è stato approvato il quattordicesimo piano quinquennale, dal 2021 fino al 2025. Attraverso questo piano è stata ridefinita la strategia politica della Cina nel mondo. Gli obiettivi sono: la crescita del PIL del 6% nel 2021 con l'obiettivo di realizzare 11 milioni di posti di lavoro. Oggi la disoccupazione è pari al 5,5% su una popolazione di un miliardo e quattrocentomila persone. Inoltre nel piano è previsto un incremento di investimenti pari al 7%, per la ricerca e lo sviluppo in settori strategici quali l'intelligenza artificiale, la robotica, i satelliti, l'aeronautica, l’ingegneria dei trasporti, nonché la medicina, i semiconduttori, le terre rare ed i veicoli smart. Ed ancora la Cina investirà nei prossimi anni tra i 10-15 miliardi di dollari per lo sviluppo della fisica e delle tecnologie quantistiche. Tutto questo è possibile perché c'è un sistema politico che consente una grande stabilità delle istituzioni e di conseguenza consente una programmazione economica-sociale. Non a caso, in Cina gli indirizzi politici sono fonte di diritto".
Lifang Dong ha poi illustrato la nascita dell'intelligence cinese, ricordando che "può farsi risalire intorno all’anno Mille, quando nella Cina Imperiale, nei villaggi sperduti i capifamiglia erano i responsabili dell'armonia delle comunità, poiché tenuti a vigilare sia sulla famiglia sia sulla società, compreso il pagamento delle tasse all'imperatore. Nel 1949 Mao Zedong ha creato un sistema di intelligence su base militare, all'interno del sistema sociale cinese. Questa struttura fu migliorata da Deng Xiaoping e poi da Xi Jinping. L’evoluzione, in questo settore, ha portato allo sviluppo della business intelligence, in cui lo Stato tutela le imprese e la loro crescita, tenendo ben presente le regole delle relazioni internazionali tra gli Stati. Oggi l'intelligence cinese sostiene lo sviluppo dell'economia nazionale".
Infine, la docente ha ricordato i rapporti che legano la Cina all'Europa ed in particolare all’Italia. Con riferimento alle relazioni bilaterali con l'Unione Europea rivestono particolare rilevanza l’Accordo sugli Investimenti Cina-UE (i cui negoziati si sono conclusi il 30 dicembre 2020), l'Accordo Cina-UE sulle indicazioni geografiche per l’export di alimenti e bevande (entrato in vigore il 1 marzo 2021) ed il China Central and Eastern Europe Countries Summit del 9 febbraio 2021. Sulle relazioni tra Cina e Italia, ha ricordato che il 2020 è stato stato il 50° anniversario delle Relazioni Diplomatiche tra i due Paesi e il 16° anno dalla firma del partenariato strategico. Inoltre, durante la visita del Presidente Xi Jinping in Italia tra il 21 e il 23 marzo 2019, Italia e Cina hanno firmato un "Memorandum d'Intesa" per la cooperazione nel Progetto della Nuova Via della Seta. Alla X Sessione del Comitato intergovernativo Italia-Cina del 29 dicembre 2020 sono stati inoltre individuati i seguenti settori strategici della collaborazione: energetico, petrolchimico, siderurgico e infrastrutture, con progetti che si svilupperanno sia nel mercato cinese, che in Paesi terzi e che vedranno la collaborazione tra aziende cinesi ed italiane. Lifang Dong ha inoltre fatto riferimento ad alcuni casi di successo di cooperazione come il Parco Ecologico Sino-Italiano di Ningbo, creato nel 2014 e in cui l'Associazione da lei presieduta "Silk Council" ha firmato un accordo di cooperazione strategica. Si tratta dell'unico parco ecologico della provincia dello Zhejiang e uno degli 8 parchi per la cooperazione internazionale in Cina. Il parco è strategicamente situato nel delta del fiume Yangtze nella provincia dello Zhejiang. Ospita anche un incubatore e un centro di ricerca e sviluppo in collaborazione con la Tsinghua University ed è attivo nei settori Automotive, Environment, Green Economy e Life Sciences.
"La Cina - ha concluso Lifang Dong - ha avviato sul piano internazionale una politica che si basa sul multilateralismo, poiché ci si è resi conto che bisogna cercare soluzioni pubbliche pratiche per soluzioni pubbliche globali. E’ evidente, infatti, che le politiche pubbliche contemporanee presentano larghissimi limiti, e le vicende pandemiche lo hanno dimostrato chiaramente. E’ necessario, dunque, un nuovo approccio alle regole internazionali, per definire un ordine mondiale più giusto e più equo e la “Nuova Via della Seta” sotto questo profilo può rappresentare una “futura via della pace", per rendere migliore questo mondo e favorire la convivenza del genere umano".
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