La Cineteca della Calabria in trasferta: antropologia culturale in mostra in Puglia

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  16 maggio 2022 08:49

 Nell’ambito della manifestazione Cammini e Incontri per una Puglia accogliente, resiliente e storicamente orientata al dialogo interculturale” organizzata dalla Federazione Italiana Tradizioni Popolari e sostenuta dalla regione Puglia, al cospetto di rappresentanti culturali di oltre 15 paesi stranieri  sono state inaugurate le mostre, organizzate dalla Cineteca della Calabria e curate da Eugenio Attanasio e Antonio Renda Testimoni del Sud e Figli del Minotauro presso il convento dei domenicani a Noci (Bari). Allestimenti dedicati a temi  dell'antropologia culturale, quali il pastoralismo e la storia di questo gruppo di intellettuali, che,  intorno alla metà degli anni ’50  si muove verso l’Italia Meridionale per raccogliere e raccontare la cultura e la società del luogo che di il’ a pochi anni sarebbe scomparsa.

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Sono etnomusicologi come Alan Lomax e Diego Carpitella, registi come Vittorio de Seta e Luigi di Gianni, ispirati dalle teorie di Ernesto de Martino, che hanno lasciato un patrimonio sonoro e visivo di grande interesse per decodificare la complessa società meridionale. Grazie a loro si modifica l’atteggiamento di rifiuto della cultura contadina, perché considerata sinonimo di arretratezza e povertà, e si capisce finalmente l’importanza di tutelarne la memoria e la conservazione.

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La Cineteca della Calabria, con sede a Catanzaro, opera da anni in questa direzione, valorizzando la cultura del territorio, ed esportando un’immagine positiva del Meridione .Grande successo per le mostre, particolarmente ricca e apprezzata quella sulla transumanza , che rappresenta la storia del rapporto dell’uomo con gli animali, prima e dopo la domesticazione. La vita degli allevatori è stata cinematograficamente valorizzata per prima dai grandi documentaristi che hanno saputo descrivere l’epica della lotta dell’uomo contro la natura. I viaggi a Sud proseguono anche negli ani’60 con Gianfranco Mingozzi e Mario Carbone che documenta il passaggio in Lucania di Carlo Levi.

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Tra il 1958 ed il 1971, Luigi Di Gianni realizza una lunga serie di film documentari che costituisce un vero corpus unico nella storia del cinema italiano ma anche un’importante ricerca antropologica effettuata con tanti elementi scientifici e con una rara sensibilità poetica. Un incontro importante che ha permesso di far conoscere la valenza della cultura meridionale ai dirigenti dei gruppi folclorici stranieri all’interno di un meeting internazionale voluto da Franco Megna e Gerardo Bonifati.

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