Il silenzio, che da qualche giorno è calato sulla questione del “centro Covid” a Catanzaro, fa preoccupare i malati autoimmuni che si esprimono attraverso l’associazione “Cal.m.a” (Calabria Malati Autoimmuni). Luana Maurotti, che la presiede, non è nuova a battaglie sociali e a denunce sulla stampa dirette a smuovere le coscienze ed a far conoscere le esigenze primarie dei malati cronici, e quindi senza possibilità di guarigione, di cui nessuno parla.
Eppure anche in questa storia – centro Covid si, centro Covid no, a Catanzaro si, a Catanzaro no – c’entrano pure loro, i malati cronici ed autoimmuni, che da mesi si trovano nell’impossibilità di effettuare i controlli in ospedale che permettono di verificare l’andamento della loro malattia (lupus, sclerosi sistemica, artrite reumatoide che sia) e di prevedere una nuova tipologia di cura. Il rischio di andare in reparto al Pugliese, e quindi di contrarre il coronavirus, è troppo elevato per chi convive con un sistema immunitario impazzito.
“Sono gli stessi medici che ci hanno in cura a sconsigliarci di venire in reparto – dichiara Luana – Chi può infatti assicurarti che nessuno potrà contagiarti mentre sei in sala d’attesa o stai facendo la Tac? A maggior ragione se si pensa che il Pugliese rappresenta un punto di riferimento regionale per i malati di Coronavirus, ma lo è anche per noi, che al reparto di medicina siamo tenuti a recarci periodicamente”.
E quindi, in attesa che siano operativi gli ambulatori medici pubblici (dal 4 maggio è prevista l’apertura solo di quelli privati), non c’è da fare che sperare nell’apertura di un centro Covid che serva ad evitare la promiscuità tra i vari malati. “Ma è una decisione che va assunta presto, e per il bene di noi malati, non per fini politici – è l’accorato appello della presidente di “Cal.m.a” – La mia opinione, ma parlo anche a nome di tanti altri, è che sia più logico allocare il centro Covid al Policlinico, nel quartiere Germaneto a Catanzaro. L’ospedale è nuovo, molto grande, attrezzato, e può contare su più ingressi, così da evitare che i malati di Coronavirus possano “incontrare” gli altri. Quanto dobbiamo aspettare ancora perché si decidano? L’hanno capito o no che il diritto ad una sanità efficiente è di tutti? E che il rischio di ammalarsi, specie ora nella fase 2, è molto più concreto?”
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