di SERGIO DRAGONE
L’esortazione delle sorelle Santelli a non utilizzare o strumentalizzare il nome di Jole nell’imminente campagna elettorale regionale si presta a qualche riflessione. E’ del tutto evidente che l’insopportabile dolore per una vita ancora giovane spezzata da un destino crudele porti ad una naturale e direi fisiologica difesa dell’immagine e del ricordo della persona che ci ha lasciati.
Sotto questa ottica, non dico nulla di sconvolgente nell’affermare che il ricordo più intimo di Jole appartienetotalmente alla sua famiglia e ai suoi affetti più cari. Il richiamo di Paola e Roberta, affidato all’ottima avvocatessa Sabrina Rondinelli, appare sotto questo aspetto più che comprensibile. Personalmente vedrei di discutibile gusto l’utilizzazione di foto, immagini, video di Jole nella prossima campagna elettorale. Sono certo che non lo farà nessuno e che nessuno abbia mai avuto intenzione di farlo anche prima dell’esortazione delle sorelle.
Molto diverso è il discorso che riguarda Jole come donna pubblica, come dirigente politica, come prima donna chiamata alla guida della Calabria nella storia del regionalismo. Tutta la vita politica della Santelli è racchiusa nella lunga (e coerente) esperienza in Forza Italia, movimento che nella sua prima fase ha raccolto vari filoni, dal democristiano al socialista, rimasti orfani di riferimenti dopo il crollo della Prima Repubblica. Jole era portatrice di questa cultura democratica e riformista che le derivava dalle frequentazioni familiari con personalità del PSI e della DC cosentini.
E’ stata una giovanissima parlamentare, che si è guadagnata la pagnotta in un collegio uninominale nemmeno tanto sicuro, poi due volte al Governo come sottosegretaria, deputata per varie legislature, coordinatrice regionale di Forza Italia e infine Presidente della Regione.
E’ stata una donna coraggiosa, su questo tutti sono d’accordo. Anche la sua malattia, sopportata con straordinaria dignità, è diventata purtroppo una questione politica. Lei stessa ne ha parlato senza imbarazzo agli inviati dei grandi giornali nazionali dopo la sua bella elezione.
Ha governato troppo poco, ma qualche segno importante lo ha lasciato: il desiderio di ricostruire la reputazione sfregiata della Calabria, l’innovazione nel turismo e nell’agricoltura, la netta chiusura ad ogni illegalità, la visione di una regione capace di costruire dal basso il suo sviluppo.
E’ inevitabile che la sua vicenda politica diventi patrimonio del partito a cui lei stessa ha dedicato ogni energia, ricevendo onori ed oneri, soddisfazioni e delusioni. Personalmente sarei molto stupito del contrario, se cioè Forza Italia la dimenticasse, la rimuovesse in fretta, la collocasse in una fredda bacheca.
Fare riferimento alla sua esperienza mi sembra del tutto naturale. Ovviamente senza forzature, senza inutili idealizzazioni, senza ipocrisie. Giacomo Mancini è un’icona del socialismo italiano e calabrese e i suoi eredi Pietro e Giacomo junior non ci pensano nemmeno a vietare nelle varie campagne elettorali riferimentidiretti a quell’irripetibile esperienza. Il sindaco di Reggio Calabriae i progressisti reggini non esitano ad evocare la “primavera” di Italo Falcomatà ad ogni appuntamento elettorale. Lo ritengo più che legittimo e naturale. Doveroso perfino.
Jole Santelli va profondamente rispettata, soprattutto nell’imminente campagna elettorale, sia dal suo schieramento sia dagli avversari. La sua sfera intima e personale non può essere nemmeno sfiorata. La sua sfera politica sia di ispirazione per chi sarà chiamato alla difficile sfida di governare la Calabria per i prossimi cinque anni.
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