La felicità e il garantismo

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Filippo Veltri
  03 giugno 2021 08:19

 Si e’ festeggiata la Repubblica ma poche persone meriterebbero di essere celebrate, per quanto hanno fatto in difesa delle sue istituzioni e dei suoi principi costituzionali, più della giudice per le indagini preliminari di Verbania, Donatella Banci Buonamici. Fosse anche solo per come ai giornalisti impegnati a inseguirla e incalzarla con le critiche della procura alla sua decisione di scarcerare alcuni indagati per la tragedia del Mottarone, ha detto candidamente, mentre si allontanava: «È il sistema, dovreste ringraziare che il sistema è così… e invece sembra che non siate felici. Perché non siete felici? Dovete essere felici, l’Italia è un paese democratico». Ma non e’ vero, carissima GIP. E’ un paese in cui – ha magnificamente scritto Francesco Cundari - i giudici fanno i giornali e i giornalisti emettono le sentenze.

  Ricordiamo noiosamente che la custodia cautelare in carcere, cioè la possibilità di mettere un libero cittadino in prigione senza passare da un regolare processo, dovrebbe essere un caso estremo ed eccezionale, giustificabile solo dal concreto pericolo di fuga, reiterazione del reato o inquinamento delle prove. Ma ormai ci siamo tutti abituati al fatto che, anche quando la reiterazione del reato o l’inquinamento delle prove siano evidentemente impossibili, un pericolo di fuga si possa sempre presupporre ma non giustificare scatta la galera. Come ha giustamente notato l’Unione delle camere penali, non poteva esserci migliore spot, per la necessità di separare le carriere di giudice e pm, dello scandalo suscitato da una gip che per una volta non si limita ad avallare le decisioni dell’accusa. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia e tutto il Parlamento farebbero bene a rifletterci su. Perché forse, prima ancora delle molte separazioni delle carriere tra giudici e pm ci sarebbe bisogno di quella tra magistrati e giornalisti e, a maggior ragione, tra magistrati e politici.

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