Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta alla città di Catanzaro di Giovanni Matarese, Presidente dell’Associazione Storica Mirabilia Catanzaro
“Catanzaro, mia città,
quando luglio ritorna, con il suo sole alto e le sere profumate, tornano anche i ricordi. Non sono semplici immagini sbiadite, ma emozioni vive, pulsanti, che si affacciano alla mente come amici di lunga data. Tornano le voci, i colori, i passi sulle pietre antiche del centro storico. Tornano i giorni di MIRABILIA.
Era il tempo in cui la nostra Storia camminava tra noi.
In cui cavalieri, dame, nobili e popolani, armigeri e archibugieri, artisti da strada, musici e menestrelli popolavano le vie e le piazze, trasformando Catanzaro in un teatro a cielo aperto.
Era il tempo in cui il passato non era solo da ricordare, ma da vivere.
MIRABILIA non era solo una manifestazione.
Era un rito collettivo, un laboratorio di memoria, un ponte tra generazioni.
Era la voce di chi credeva che la bellezza non fosse un lusso, ma un diritto.
Che la Storia non fosse un libro chiuso, ma una strada da percorrere insieme.
Per sette giorni, la città si vestiva di orgoglio.
Le strade si riempivano di centinaia di figuranti in costume storico, talvolta oltre il migliaio.
Sfilavano cavalieri in armatura, nobili in abiti sontuosi, popolani festanti, sbandieratori, giullari, mercanti, tessitrici e filatrici.
Ogni angolo raccontava un frammento di Storia, ogni volto era un testimone vivente.
La presenza costante delle reti televisive locali e nazionali amplificava il messaggio: le immagini di Catanzaro rimbalzavano dentro e fuori i confini regionali, portando ovunque il racconto di una città che sapeva ancora emozionarsi, riconoscersi, raccontarsi.
E il pubblico rispondeva.
Decine di migliaia di persone accorrevano da ogni parte, cittadini e forestieri, attratti da quel fermento che sapeva di autenticità.
Era una festa, sì, ma anche una dichiarazione d’identità.
Un modo per dire: “Questa è Catanzaro. Questa è la nostra Storia.”
Oggi, quella voce sembra essersi spenta.
Le strade sono silenziose, le piazze orfane di quei volti in costume, di quei sorrisi complici, di quella fierezza che ci faceva sentire parte di qualcosa di grande.
Eppure, il bisogno di identità, di radici, di senso, è più vivo che mai.
In questi giorni, tanti mi scrivono.
Mi chiedono, con lo stesso tono, con la stessa malinconia:
“Perché MIRABILIA non c’è più?”
E io, come loro, non cerco colpe.
Cerco risposte.
Cerco verità.
Con rispetto e gratitudine,
Giovanni Matarese
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