Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta a Mimmo Lucano a firma di Giuseppe Terranova:
"Caro Mimmo,
ti scrivo mentre il mondo si ferma, paralizzato davanti a un genocidio. Le bombe continuano a cadere su Gaza, le macerie si sommano ai silenzi, i bambini diventano bersagli e le istituzioni internazionali balbettano, incapaci di fermare l’orrore.
In questo scenario, il tuo gesto – il gemellaggio tra Riace e Gaza – risuona come un grido di coscienza, come un atto profondo, concreto, visionario.
Hai scritto non un comunicato, ma un manifesto per un nuovo mondo, hai lanciato un seme di civiltà, hai ricordato a tutti che la pace non è un’utopia: è l’unica strada che salva.
Hai fatto tutto questo mentre su di te torna l’accanimento giudiziario e istituzionale. Ti hanno dichiarato decaduto, ma tu non demordi. Produci umanità.
Mentre altri usano il potere per sistemare familiari e fare business sull’emigrazione, tu hai dato la vita a chi fuggiva dalla guerra e dalla fame.
Hai continuato a tenere Riace sul tetto del mondo, con la sua luce, la sua forza ideale, il suo coraggio.
Il tuo gesto è anche un monito rivolto al Sud, alla Calabria e al Mezzogiorno d’Italia: questa terra è la vera cerniera tra il Sud e il Nord del mondo.
Non possiamo più essere semplici spettatori. Siamo chiamati ad assumere un ruolo di mediazione, di ponti e non di muri, a diventare luogo di incontro tra le culture, tra chi soffre e chi ha responsabilità.
Caro Mimmo,
dobbiamo convincerci, e convincere chi ci governa, che ci sono continenti interi non più disponibili a farsi colonizzare, a vivere nella miseria, nella fame, nell’umiliazione.
Questi continenti oggi alzano la testa e chiedono dignità, giustizia, sviluppo.
E se vogliamo davvero ambire alla pace, dobbiamo dialogare con loro, con rispetto, verità e volontà politica.
Il tuo gemellaggio è tutto questo: è un atto di giustizia, è geopolitica umana, è spiritualità incarnata.
È l’idea che la pace è la vera realizzazione del Vangelo, non parole astratte ma scelte radicali, concrete.
Il manifesto di Riace è un monito potente e unico rivolto alle Chiese, a tutte le religioni del mondo: non si può pregare Dio e costruire guerre. Non si può invocare la fede e rifiutare l’umanità.
È da Riace, oggi, che può partire la vera alleanza delle forze del progresso contro le destre che minacciano la terra, la convivenza e la speranza.
Da qui può rinascere una sinistra popolare, autentica, viva, radicata nei valori della pace, dell’uguaglianza, della giustizia sociale.
Il nostro Occidente, dobbiamo dirlo con verità, è stato culla di cultura e di barbarie insieme.
Rinascimento, diritto, scienza, democrazia, lavoro, progresso industriale…
Ma anche Shoah, campi di concentramento, deportazioni dall’Africa all’America, guerre mondiali, Hiroshima, Nagasaki.
E oggi, tutto questo pesa.
Ci guardano da altri continenti con diffidenza e timore, chiedendoci se siamo ancora capaci di produrre pace, e non più soltanto armi.
Caro Mimmo,
la tua lotta è la nostra lotta.
Il tuo sogno è il nostro sogno.
La tua testimonianza è una pagina viva di Vangelo, di civiltà, di politica vera.
Tu sei fermento, ponte, seme. E sei la voce di un nuovo mondo possibile, in cui la giustizia non sia un’eccezione, ma la regola. Con stima e affetto".
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