La lettera di una madre a Piantedosi: "Caro ministro...non in mio nome!"

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  03 marzo 2023 13:23

Riceviamo e pubblichiamo la lettera al ministro Piantedosi a firma di Monica Nardi, Professore associato in Chimica Organica (Dipartimento di Scienze della Salute) all'Università "Magna Graecia" di Catanzaro. 

"Caro Ministro, sono giorni che non ho pace. Non ho pace perché penso, rifletto e sistematicamente i miei occhi si inumidiscono. Non riesco ad immaginare quello che è successo in quelle acque calabresi che ogni volta ci soffermiamo a guardare e ogni volta rimaniamo senza fiato, per la loro bellezza, per la storia di tante vite che le vivono e le amano. Sono acque che esprimono gioia, naturalezza, allegria per i colori e per gli schiamazzi di chi, in simbiosi, ne custodisce tutte le sue contraddizioni e le sue ricchezze.

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Oggi però guardo quelle acque e mi si chiude la gola. Le guardo e le scruto con la paura o la speranza di individuare un corpo senza vita che è stato inghiottito e sbattuto dalle onde senza pietà, senza ascoltare le grida di disperazione che qualche istante prima quello stesso corpo lanciava. E quel mare che spesso offro a mia figlia perché ne colga ogni suo respiro, oggi il respiro lo toglie. Non è più un mare di colori, di storie di pescatori che all'alba li vedi illuminati dal sole nel cuore di quelle acque, ma è un mare buio, un mare triste, un mare che si agita e che anche lui esprime amarezza, rabbia, frustrazione. Caro Ministro, quel mare non riesce più a capire cosa stia succedendo, forse anche lui si sta scollando dall'uomo con cui non trova più quella simbiosi di cui prima. È un mare che chiede il perché, perché non riesce più ad offrire quel senso della vita che avrebbe dovuto, ma esprime solo morte.

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Caro Ministro, l'ho sentita parlare di responsabilità. Chiedeva a quei cadaveri senso di responsabilità. Lo chiedeva a quei corpi innocenti che hanno offerto la loro vita al mare per scappare dalla disperazione, lo chiedeva a quella madre che maledice il fatto che sia ancora viva, lo chiedeva a quel bambino che aveva con sé una bambola di cui ne rimane solo il capo con gli occhi sbarrati, anche quelli, su una spiaggia umida e stanca.

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Caro Ministro, io oggi le scrivo perché le chiedo invece espressamente quale siano le sue responsabilità, le responsabilità di un uomo di governo che non ha fatto nulla per evitare questa tragedia.

Ancora una volta l'Italia mostrerà il suo lato più negativo. Eppure qui in Calabria tutti ci sentiamo impotenti di fronte a questa tragedia. Siamo umani che proviamo dolore e rabbia, quasi da non crederci visto quello che potremmo e rischiamo di apparire al resto del mondo. Eppure gli italiani hanno mostrato sempre grande solidarietà e se oggi c'è una donna come me che rientra dal lavoro dopo una ulteriore giornata in cui ogni cosa sembra ormai superflua, se oggi c'è una donna come me che guarda negli occhi sua figlia nel tentativo di chiederle scusa per tale barbarie, se oggi c'è una donna come la signora Nicoletta che offre la cappella di famiglia affinché quelle bare bianche abbiano una degna sepoltura, se oggi c'è un parroco che si indigna di fronte ad uno scenario come questo, se oggi c'è una capitaneria di porto che esce distrutta da questa vicenda, se oggi c'è un pescatore che non riesce più a trovare pace, se oggi ci sono tanti e tante che offrono solidarietà, che offrono un fiore, che offrono la loro umanità, è solo per dirLe in modo indiretto... NON IN MIO NOME!"

Monica Nardi, donna madre ma soprattutto cittadina.

 

 

 

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