di CARMINE MUSTARI
Di recente avevamo narrato della vicenda del torrente Litrello affluente del fiume Alli che nord-est come sorgente nasce sul colle Bastarda a 1.495 m di altezza e dopo un percorso di 46 km sfocia nel mar Ionio nel golfo di Squillace, in località Belladonna nel comune di Catanzaro (LEGGI QUI).
Contrariamente a molti fiumi la sua portata pur non essendo di grande rilevanza è sempre continua, creando un percorso lungo il quale le amenità del paesaggio offrono spettacoli naturali variegate, infatti si passa dal tragitto tra conifere e faggete sino a lambire e quini solcare paesaggi caratteristici della macchia mediterranea, e discendendo a valle esso contribuisce a formare il paesaggio antropizzato attraverso le opere dell’uomo, quali castagneti e oliveti. L’Alli poi accoglie le acque dei tanti affluenti tra questi il Litrello che fa da confine ai comuni di Albi e Taverna.
San Falco oggi protettore di Palena (Chieti) e Monolite Naturale sul Litrello
L’importanza del torrente la collochiamo sulla sua storia legata soprattutto alla presenza dell’abbazia fondata dai monaci italo-greci tra il X e l’XI secolo. Era affiancata da una chiesa che è andata completamente distrutta. Fu fondata nel 970 d.C. da Monaci Basiliani, in seguito al ritrovamento ritenuto miracoloso da parte degli abitanti della vicina Taverna di un’icona della Vergine con in braccio un Bambino. Ritornando a ritroso dall’abbazia in direzione dell’impluvio dove scorre il torrente Litrello, dopo circa 2 km di cammino, attraversando un bosco di cerri, intervallati da castagni ed un sottobosco ricco di erica selvatica e frastagliato da alcune formazioni rocciose monolitiche molto suggestive e da alcuni esemplari di pini secolari che svettano sui ripidi crinali, raggiungiamo "La cascata Litrello”.
La bellezza di questi luoghi è spesso arricchita dal silenzio o quantomeno dai soli suoni della natura, alcuni legati alla fauna, altri allo spumeggiare delle cascate, presenti su molti punti del Litrello. Ma il tragitto che seguiamo lo possiamo arricchire anche con una puntata nella Torre di guardia del Boiardo, meglio nota come “Torrazzo”, costruita probabilmente in epoca bizantina in funzione anti-saracena e poi verso la caratteristica chiesa “Madonna della Santa Spina” per una breve sosta tra il suo incantevole paesaggio. Ritornando storicamente a Peseca, facendo un grande passo indietro ultra millenario ricordiamo come nel 980 le “Calabrie” divennero teatro di rovina e sterminio, preda dei Saraceni al soldo di Basilio e Costantino. Dal monastero di Taverna, a seguito di queste incursioni saracene i “sette fratelli” decisero perciò di partire alla volta degli Abruzzi, e raggiunsero nella provincia di Abruzzo Citra nelle terre dei Peligni, il feudo di Prata, al confine tra Casoli, e Civitella Messer Raimondo, presso le rive del fiume Aventino, attuale provincia di Chieti.
Qui costruirono alcune stanze ed una chiesetta, i cui ruderi erano visibili fino a verso la fine dell’800, e qui si stabilirono vivendo in povertà, e santità imponendosi rigide regole quali veri imitatori degli antichi monaci d’Egitto. Sotto la guida del loro santo abate Ilarione condussero vita austera e di digiuno, cibandosi per lo più di erbe, ad eccezione delle sole domeniche. Un percorso, dunque, naturale e mistico che ha da offrire molti spunti per chi ama le passeggiate e l’aria salubre, per chi ha la sana curiosità di essere informato sulle vicende di un territorio tanto ricco di bellezze naturali, artistiche e culturali.
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