Il consiglio della sommelier catanzarese Valentina Campi.
Se due amici ti vengono a trovare a casa e tra una chiacchiera e l’altra inizia a sentirsi un certo languorino…..se proprio quella mattina ti sei svegliata con la voglia di pizza e ti sei messa ad impastare….se ti hanno portato le ultime cime di rapa del loro orto……ecco che tutto si incastra perfettamente ed è subito aperitivo! Quindi, mentre si mettono a lavoro in cucina e iniziano ad accendere forno e fornelli, io penso al vino e vado nella mini-mini cantinetta per trovare qualcosa che lo accompagni ed ecco lui Almarisa che si fa notare per il suo colore già nella bottiglia.
E’ un vino dell’azienda Russo &Longo che, nata sul finire del 1800, ha da sempre un fortissimo legame con la storia e il territorio. Ormai alla quarta generazione i discendenti di Felice Russo mantengono più stretto che mai questo legame che viene celebrato e rinsaldato con i loro vini. L’azienda si trova a Strongoli KR, anticamente chiamata Petelia. A questa cittadina in epoca romana fu concesso il grande privilegio di battere moneta ed è proprio una di queste monete, raffigurante la dea Nike, che ritroviamo celebrata e ricordata sull’etichetta in un connubio tra ricordo storico, legame col territorio e reinterpretazione artistica
moderna.
Almarisa è un vino rosato strutturato, dal colore rosso ambra trasparente, brillante e liminoso. Il profumo ti invita all’assaggio col sentore di agrumi, come l’arancia rossa e il pompelmo rosa, ma il mare il salmastro la macchia mediterranea fatta di innumerevoli arbusti si presentano presto al naso fusi in un odore caratteristico e indelebile per chi è cresciuto sul mare e ha potuto godere delle spiagge più selvagge, quando ancora per scendere a mare si attraversavano i piccoli sentieri che tagliavano un tappeto di arbusti profumati. Un sorso tira l’altro, leggero e dissetante, quando me ne accorgo il calice è ormai vuoto. E anche se la bella stagione è solo alle porte già penso a come questo vino potrà accompagnare le cene estive a base di pesce o delle innumerevoli verdure estive.
Mi congedo con le parole di Dario Fo, tratte da Mistero buffo:
“Io son sicuro che se il padre Dio in persona, invece che insegnarglielo al Noè, tanto tempo dopo, questo trucco meraviglioso di schiacciare l’uva, di tirar fuori il vino, glielo avesse insegnato subito, fino dal principio, all’Adamo, subito, prima dell’Eva, subito, come l’aveva costruito col fango.......Ale’! Ale’! Subito Dio doveva insegnargli. <Adamo, uva, vino, Eva!> Non saremmo in questo mondo maledetto, saremmo tutti in paradiso, salute! Perché sarebbe bastato che in quel giorno maledetto che appresso all’Adamo è arrivato il
serpentone canaglia con in bocca la mela……Adamo avesse avuto nascosto dietro la schiena un bicchierotto pieno di vino, avrebbe preso a pedate tutte le mele della terra, schiacciata la testa al serpentone e avrebbe
gridato (brindando) <Salute! Ale’! Per te, per lui, allegria, con Dio, per la terra!>
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