"La piazza è mia".. Anzi sua, di Biagio Cantisani, l'architetto-professore che ieri sera ha illustrato una serie di fotografie della centralissima piazza Matteotti. L'appuntamento presso il bar "Il Cavatore", nell'ambito dell'iniziativa "Arte al muro-colloqui minimi", è stato moderato dal giornalista di Catanzaro Informa, Davide Lamanna, ed è servita a presentare la sua lettura fotografica di piazza Matteotti.
Cantisani, infatti, nell'appropriarsi della piazza con l'affermazione "La piazza è mia", dice di volerla restituire tramite le sue fotografie a tutti i presenti, cercando di trasmettere in chi le osserva una visione di piazza Matteotti come cerniera tra la parte più antica della città con la parte più moderna. Cerca di far interrogare l'osservatore su cosa pensa lo studente con la testa sul libro, di cosa parlano gli anziani che l'attraversano, forse di quando quei luoghi erano chiamati "fora e porta"?. In ogni caso, restituisce una piazza Matteotti simbolo della città, anche al di sopra delle polemiche che dalla sua inaugurazione attanagliano l'opera di Zagari.
Piazza Matteotti nelle foto dell'architetto Cantisani
Le foto di Cantisani sono state definite dal professore Isidoro Pennisi, dell'università di Reggio Calabria, come l'opera di un innamorato della sua città che, attraverso l'obbiettivo, si avvicina al soggetto fino ad immedesimarsi con esso.
Robert Capa diceva: "Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino ". E le foto di Cantisani sono buone perché il professore, con l'amore per la fotografia, riesce a cogliere a pieno l'anima della piazza e di chi la frequenta.
Con l'intervento del professore Nicola Fazio, architetto Interurbane architetture, si è aperto il dibattito sulla qualità dell'opera di Zagari, che è stata definita dal professore un'opera "INGENUA", fatta da chi viveva un momento architettonico senza la prospettiva che deve accompagnare le opere di un architetto, con la prospettiva di un'opera che deve sopravvivere a chi l'ha fatta.
Insomma una piazza Matteotti come non l'abbiamo mai vista. E che andrebbe amata di più, insieme alla città in genere.
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