di VITTORIO PIO
Una serata certamente piacevole quella che ha visto protagonisti nell'accogliente cornice del Caffè Imperiale, Peppe Fonte con l'accompagnamento di Giorgio Biseo, giovane figlio d'arte da tenere d'occhio, per un omaggio alla grande canzone francese, con libere incursioni in altri repertori che ne hanno preso poi ispirazione (Gino Paoli, Bruno Lauzi e Fabrizio De Andrè fra molti altri), nell'ambito della settimana della cultura francese, iniziativa promossa dall’ Alliance Française di Catanzaro, presieduta da Fernanda Tassoni, con il patrocinio del Consolato Onorario di Francia.
E' noto che grandi autori come Brassens, Brel, Ferrè, Gainsbourg, Prevert e a livelli più popolari anche Aznavour (applaudito anche in un Politeama stracolmo nel giugno del 2009), hanno esercitato un preciso ascendente nei confronti della cosiddetta scuola genovese, così come di altre figure nobili della nostra canzone d'autore come Piero Ciampi, Roberto Vecchioni ed Enzo Jannacci: La narrazione appassionata e l’uso dei personaggi nelle canzoni che provenivano d'oltralpe, hanno finito con il stimolare anche I nostri rappresentanti a creare storie altrettanto coinvolgenti, spesso immergendosi in temi come la marginalità sociale e l’ingiustizia, oltre che in quello più canonico relativo all'amore e ai sentimenti, dotando le loro storie ed i personaggi coinvolti di una più che tangibile fisicità.
E così Fonte che ha il pregio di immergersi completamente nelle parole che interpreta, ha condotto I presenti in un viaggio nella memoria che ha ritrovato in una sequenza agrodolce, i ricordi stipati in una bella sequenza che ha compreso “Fingere di te”, “L'Armando”, “Non andare via”, “Arrivederci”, “Via con me”, “La canzone dei vecchi amanti”, “Le Foglie morte”, ma anche in una credibile cadenza francese per “Que reste-t-il de nos amours”, il brano di Charles Trenet spesso preso a prestito da alcuni grandi del jazz fra cui Paolo Fresu, come melodico spunto alle loro luminose improvvisazioni. In mezzo alle canzoni Fonte ha ricordato alcuni episodi personali, anche inediti che hanno riguardato il prediletto Ciampi che mancò una grande occasione con Aznavour a causa del suo irrefrenabile estro o considerazioni su un altra delle sue principali radici ovvero quel Paolo Conte che proprio dai francesi è stato in una fase primaria scoperto ed apprezzato. Particolarmente coinvolgenti anche le versioni di “Luci a San Siro” di Roberto Vecchioni e “La Canzone dell'amore perduto”, una fra le gemme più lucenti di Fabrizio De Andrè, che Peppe ha eseguito in emozionante solitario.
Per quanto sia un brillante professionista nel suo quotidiano, Fonte possiede anche uno spirito guascone dettato da una personalità effervescente, che proprio in chiusura di serata gli ha fatto scappare una battuta, forse involontaria per quanto diretta, su quella che è la deriva culturale della città, probabilmente non apprezzata dall'assessore Monteverdi, che riveste proprio quella delega e presente in sala come fa ogni volta che le è possibile, nel suo stimolante per quanto arduo mandato.
Se vogliamo essere oggettivi e realistici le proposte culturali a Catanzaro ci sono eccome: certamente la nostra città si pone ai vertici nazionali nelle proposte programmatiche di medio-alto livello, tendenza ulteriormente avvalorata dall'amministrazione Fiorita. Ci vorrebbe magari una migliore organizzazione logistica fra le stesse, visto che spesso gli eventi si sovrappongono non solo nella stessa settimana, ma addirittura nella stessa serata. La città si è gradualmente trasformata in una conurbazione che si estende fino al mare e nel suo cuore antico risiedono in forma stabile ormai poche migliaia di persone. Ne consegue che a questi eventi, anche per una questione di consapevolezza non solo nel sapere intercettare, ma anche comprendere la portata dell'avvenimento culturale o artistico che dir si voglia, spesso manca proprio un pubblico adeguato: più elevato è il livello della proposta, e meno gente c'è. Una questione annosa che riguarda vari fattori, compreso il lamentarsi come ipotesi che è caro a molti dei nostri concittadini, spesso poi assenti o dubbiosi proprio verso quegli eventi di cui stigmatizzano la mancanza.
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