"La rete degli invisibili" stamattina al teatro Comunale di Catanzaro. Nicaso agli studenti: “Vi salverà la cultura”

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La rete degli invisivili
  07 dicembre 2019 17:56

di PAOLO CRISTOFARO

Si è parlato di mafia, questa mattina, al teatro comunale di Catanzaro, nell'incontro, moderato dal direttore di Calabria 7, Danilo Colacino, dedicato al libro "La rete degli invisibili" (Mondadori), lavoro redatto a quattro mani dal Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, e dal professore Antonio Nicaso, della Queen's University di Toronto.

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All'incontro avrebbe dovuto prendere parte anche lo stesso Procuratore Gratteri, che si è assentato, però, per impegni istituzionali.  Ad introdurre, insieme a Colacino, Alessandro Astorino, presidente del Circolo ACLI "Città del vento" di Catanzaro. Saluti anche dalla dirigente Elisabetta Zaccone, dell'Istituto Superiore "Petrucci-Ferraris- Maresca", che al teatro, questa mattina, ha accompagnato i suoi studenti.

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"Per difendervi dalla mafia, dalla criminalità, dalle scelte di vita sbagliate, voi giovani avete l'arma più potente: la cultura. Per questo è importante presenziare a questi interventi di approfondimento sulla realtà che ci circonda. Riuscire a distinguere le cose giuste da quelle sbagliate è un'operazione possibile soltanto col potente mezzo dello studio e della formazione, per la crescita individuale e collettiva" ha esordito la dirigente.
Astorino si è detto allo stesso modo soddisfatto dell'appuntamento organizzato e della presenza delle scolaresche. Saluti e ringraziamenti iniziali anche da parte di Salvatore Cosentino, Store Manager per la Mondadori di Catanzaro. 

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Nel corso dell'incontro, Colacino ha stimolato l'autore, il prof. Nicaso, ad affrontare diverse questioni relative alla storia, all'evoluzione e all'attualità delle mafie e della ndrangheta in particolare, addentrandosi anche nel tema delicato e sempre spigoloso dei "colletti bianchi", del rapporto umbratile tra istituzioni, apparati dello Stato e criminalità organizzata. Ma si è parlato anche di denaro, di flussi di denaro, di processi quasi di legittimazione della criminalità, che negli anni hanno consentito alle organizzazioni malavitose di prendere spesso il sopravvento sullo Stato. "Quando i criminali hanno trovato spazi di legittimazione, fin dal lontano Ottocento, hanno cominciato ad avere potere in Italia. Se ciò non fosse successo - laddove ad esempio, per stabilire l'ordine, si nominavano capi della Polizia provenienti da ambienti malsani della società - probabilmente la mafia, come la conosciamo oggi, non esisterebbe". 

Nicaso si è dilungato molto nell'analisi di questa "rete degli invisibili", di questa realtà oscura, ma palese che attanaglia la vita di moltissima gente. Ha raccontato i rapporti criminali tra Italia e mondo, in particolare soffermandosi sulla realtà di Toronto e del Canada, gettando luce anche su quei paesi ritenuti "paradisi fiscali" o addirittura "paradisi normativi" dove le mafie - e la ndrangheta in particolare  - riescono ad operare indisturbate, grazie anche al vulnus giuridico di paesi che, lontani dalla lunga esperienza della tradizione investigativa italiana, non conoscono o non riconoscono il reato di associazione mafiosa; paesi dove nelle banche non si domandano la provenienza dei capitali.

"La mafia di oggi raramente uccide", ha spiegato Nicaso "perché ha capito che opera meglio nel silenzio, lontana dai riflettori", ha asserito l'autore. "Alla mafia non conviene che se ne parli troppo, che faccia troppo scalpore o notizia. Le notizie accendono l'attenzione e la preoccupazione della gente, mentre la criminalità vive e sopravvive anestetizzando l'opinione pubblica. Mantenendo un quieto vivere apparente che consente, nell'ombra, lo svolgersi di grandi traffici, di grandi opere delinquenziali, di gravi reati contro lo Stato e la collettività". 

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