di SANTO BIONDO*
Chi sta pagando il debito sanitario sono i calabresi. Donne e uomini che, come sottolineato dai giudici della Corte dei Conti, da dieci anni non solo sono costretti a fare ricorso a cure extra regionali per uscire fuori dall’incubo della malattia, ma sono anche chiamati a colmare quella che i giudici contabili definiscono una “voragine finanziaria”.
Se a ciò aggiungiamo il poderoso ritardo nella spesa dei fondi comunitari, con la Calabria che - stando alla relazione della Corte dei Conti - si piazza all'ultimo posto nel livello di attuazione del Por rispetto a quanto fanno altre Regioni meno sviluppate d’Italia, il quadro che emerge è a tinte fosche. Tutto questo è una vergogna.
Alla luce dell’ennesimo richiamo della Corte dei Conti, e prima di lanciare la regione nella imminente campagna elettorale per le regionali, sarebbe interessante sapere cosa ne pensano politica nazionale e calabrese in relazione a quanto segue:
a) Verificare la coerenza tra il bilancio preventivo economico annuale, redatto dai singoli enti del servizio sanitario, e la programmazione sanitaria ed economico-finanziaria della Regione e quindi il bilancio di previsione della Regione stessa;
b) Approvare il bilancio preventivo economico annuale consolidato del servizio sanitario regionale, come previsto dall’art. 32, comma 5, del D. Lgs. 118/2011, assicurandone la coerenza con il bilancio preventivo della Regione.
La zona rossa per la nostra Regione non è legata alla sola pandemia. Prima che questa Legislatura si concluda definitivamente, sarebbe doverosa da parte della politica calabrese, una seduta ad hoc del Consiglio regionale.
*Segretario generale Uil Calabria
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