di VINCENZO BERTOLONE*
1. Tutto si tiene. Da oggi lunedì 18 maggio 2020, fino al 24 maggio, allorché ci sarà la conclusione con una giornata mondiale di preghiera, celebreremo a livello diocesano e parrocchiale la «Settimana Laudato si’», che ricorda ogni anno l’anniversario della promulgazione della prima enciclica di papa Francesco (24.5.2015). Il tema “Tutto è connesso” prende spunto dal n. 117 dell’enciclica: «La mancanza di preoccupazione per misurare i danni alla natura e l’impatto ambientale delle decisioni, è solo il riflesso evidente di un disinteresse a riconoscere il messaggio che la natura porta inscritto nelle sue stesse strutture. Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità - per fare solo alcuni esempi -, difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa. Tutto è connesso. Se l’essere umano si dichiara autonomo dalla realtà e si costituisce dominatore assoluto, la stessa base della sua esistenza si sgretola, perché “invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell’opera della creazione, l’uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura”». L’invito è quello di “ascoltare le grida della natura stessa”, che geme e piange non soltanto quando la vita umana è soppressa nel grembo materno, o quando viene inibita senza prestare il legittimo aiuto alle persone con diversa abilità, oppure quando non si riconosce il grido del povero (oggi, grido degli invisibili, degli scartati, dei disagiati, dei senza tetto, dei profughi e dei migranti non accolti o respinti…). Le grida sono anche quelle dell’ambiente, dell’ecosistema, in cui l’equilibrio tra creature viventi e non viventi (tra queste anche i virus con struttura a RNA, come abbiamo imparato nella terribile pandemia) è appeso come a un filo, il filo che è nelle mani delle creature intelligenti, nelle nostre mani. Dunque, dobbiamo smetterla di sentirci padroni e dominatori assoluti, peggio ancora di fare i “saccheggiatori” di un pozzo senza fondo, consapevoli che tutto si tiene in un equilibro instabile, dove basta un niente per il disastro.
2. Noi siamo i dominatori assoluti dell’energia, della vegetazione, delle acque e delle terra. Non siamo autonomi dalla realtà ambientale, ma siamo ad essa connessi nelle strutture biologiche e vegetative, nella catena alimentare, negli scambi gassosi e vegetativi. Il tempo di Pasqua ci ricorda il giardino in cui era il sepolcro ormai vuoto del Crocifisso-Risorto, quel risorto che Maria, a cui non è giunta ancora la rivelazione della resurrezione, piange ancora (come se si fosse ritornati al giardino del peccato originario): «Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il custode del giardino…» (Gv 20,15). Il Risorto non è il custode del giardino, ma è l’albero della vita che non muore più e che ha ripristinato le relazioni tra noi e Dio Padre. Il giardino della terra, delle piante, del sottosuolo, delle acque, dell’energia, degli animali, degli esseri umani… è il nostro pianeta, che chiamiamo opportunamente ecosistema, cioè sistema organizzato della casa comune. La casa va curata, non saccheggiata; la casa va abbellita, non snaturata. Le creature della casa comune, anche i piccolissimi virus, sono in un equilibrio instabile, in cui basta poco per avere esiti fatali e terribili. Già in occasione della giornata mondiale di preghiera per la cura del creato del 1° settembre 2019, il Santo Padre Francesco aveva esortato la Chiesa tutta ad elevare la propria lode e gratitudine a Dio creatore: «Nel silenzio e nella preghiera possiamo ascoltare la voce sinfonica del creato, che ci esorta ad uscire dalle nostre chiusure autoreferenziali per riscoprirci avvolti dalla tenerezza del Padre e lieti nel condividere i doni ricevuti». In questo messaggio, in piena continuità con Laudato Si’, il papa ci ha ricordato che il progetto originario di Dio, che ha fatto bella in sé ogni cosa, è stato, purtroppo, intaccato profondamente dal peccato. Il rapporto ostile dell’uomo con ciò che lo circonda, infatti, finanche con il suo simile, scaturisce, come ci ricordano i primi capitoli di Genesi, dallo smarrimento della Parola di Dio e dalla sostituzione di essa con la parola del serpente.
3. Spunti per la riflessione e le attività pastorali. In questa settimana, nel corso della quale stiamo aerando e igienizzando la nostra “casa parrocchiale” per ospitarvi il popolo di Dio, avremo molte occasioni per telefonate, incontri virtuali e reali: perché non prendere spunto per qualche breve catechesi, riflessione da fare in famiglia, gestione diversa degli ambienti, delle strade, dei rifiuti…? Cerchiamo nella storia della spiritualità cristiana delle figure che, più di altre, ci hanno ricordato il valore dell’aria, dell’acqua, della terra e del fuoco (pensate al “nostro” San Francesco da Paola), oppure come il Servo di Dio Rosario Angelo Livatino, il quale, d’intesa con l’Autorità forestale dell’epoca (Livatino muore nel settembre 1990), mostrava una grande sensibilità per l’ambiente, il suolo, le acque, la gestione dei rifiuti ordinari e dei rifiuti tossici.
4. Preghiera. Ci stiamo preparando alla solennità di Pentecoste. Rivolgiamo allo Spirito Santo con le parole di papa Francesco nell’enciclica: «Spirito Santo, che con la tua luce/ orienti questo mondo verso l’amore del Padre/ e accompagni il gemito della creazione,/ tu pure vivi nei nostri cuori/ per spingerci al bene. Laudato si’!». Noi invochiamo, nel Rosario, la Beata Vergine con il titolo di Mater creatoris, cioè di Madre che, pur restando una creatura, come noi dipendente dal divino Creatore, ha generato veramente un Uomo, Gesù, in tutto simile a Lei, il quale, Uomo creato, tuttavia, è anche Dio increato e Creatore. Quando pensiamo al creato dunque penseremo al mistero centrale della nostra Fede: l’unione della natura divina increata, con la natura umana creata assunta dalla Vergine Maria, nell’unica Persona divina del Verbo, Figlio del Padre, Creatore del Cielo e della terra. Mater Creatoris, ora pro nobis! Vi benedico uno ad uno.
*Arcivescovo Metropolita della Curia Catanzaro-Squillace
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