di Carlo Salvo
La politica regionale Calabrese, relativamente alla gestione del sistema sanitario, ha dimostrato, anche in questo periodo, inefficienza ed incapacità nell’affrontare l’emergenza del “coronavirus” i cui effetti devastanti sono alla portata di tutti. È evidente, quindi, che vi è una sorta di sfiducia nei confronti dei politici, in particolar modo quelli calabresi, i quali relativamente all’organizzazione del comparto sanitario, mai hanno assunto un impegno volto alla tutela degli interessi della popolazione.
La Calabria, se vuole una volta per tutte risolvere il problema sanità, ha bisogno di una classe politica seria e preparata, capace di promuovere una radicale riforma del sistema sanitario, mettendo da parte ogni interesse economico di natura differente rispetto a quello della salute dell’individuo. In buona sostanza, la riforma del comparto sanitario, deve inevitabilmente concentrarsi su tre parametri fondamentali: il trasferimento del potere gestionale dalle regioni allo stato; l’abolizione di ogni convenzione con le strutture a gestione privata, ciò perché la sanità deve essere solo ed esclusivamente pubblica, gestita dallo stato in quanto unico soggetto che può realmente garantire la qualità dei servizi e la tutela dei bisogni della collettività; in ultimo gli investimenti che nel settore sanitario devono essere massicci e nettamente superiori a quelli previsti per altri settori, se non altro perché la salute dei cittadini ha priorità su ogni altra cosa.
In Calabria, sono stati commessi moltissimi errori di valutazione tra i quali quello relativo alla chiusura degli ospedali periferici che rappresentavano un indispensabile punto di riferimento per i tanti comuni del circondario.
Pur tuttavia, la Calabria, in relazione all’emergenza dettata dal “coronavirus”, ha avuto una grande opportunità, quella di risollevare il proprio sistema sanitario regionale che negli anni ha raggiunto il primato d’inefficienza a tutti livelli, posizionandosi all’ultimo posto nella graduatoria delle regioni italiane. Purtroppo, anche gli attuali politici, come i predecessori, hanno dimostrato incompetenza, inefficienza, mancanza di lungimiranza e staticità nell’affrontare il problema sanitario che per il popolo calabrese rappresenta il punto nevralgico, dovendo gli stessi ricorrere, per i propri bisogni, alle cure ed all’assistenza di ospedali e centri del nord d’Italia.
Gli attuali politici calabresi, in questo periodo non certamente presenti, avrebbero dovuto pensare seriamente e concentrare i loro sforzi, alla riapertura degli ospedali di Cariati, Trebisacce, Praia a Mare, Mormanno, San Marco Argentano, Mesoraca, Chiaravalle Centrale, Scilla e Siderno, facendoli diventare centri Covid d’eccellenza in ausilio a quelle strutture italiane sature per i troppi ricoveri.
La Calabria, attraverso la disponibilità di terapie intensive, grazie all’apertura degli ospedali, avrebbe ottenuto corposi finanziamenti ed assecondata nelle proprie richieste. Gli stessi governatori delle regioni del nord tra i quali quelli della Lombardia e del Veneto, in forte difficoltà per i troppi ricoveri, avrebbero sicuramente favorito il progetto di riapertura degli ospedali calabresi, contribuendo sia a livello economico che con proprio personale sanitario.
Il progetto calabrese, quindi, avrebbe trovato terreno fertile e piena disponibilità, se non altro perché la stessa Lombardia avrebbe evitato l’investimento di 21 milioni di euro per la costruzione di reparti di terapia intensiva presso la fiera di Milano, investimento fallimentare poiché dalla previsione di 600 posti ad oggi la disponibilità è solo di 24.
La Calabria, con tale progetto, avrebbe dato il via alla tanto attesa ristrutturazione sanitaria, sarebbe diventata il più importante centro di ricerca per le malattie virali in Italia, non solo grazie agli investimenti ottenuti per l’emergenza, quanto anche per l’utilizzo di personale sanitario specializzato tra i quali quello inviato dagli Stati esteri, così i medici Cubani, Russi, Cinesi ed altri avrebbero contribuito a dare alla Calabria quello slancio necessario affinché il problema sanità poteva definitivamente essere archiviato.
Purtroppo, la miopia politica e la scadente rappresentanza governativa calabrese, continua a penalizzare fortemente la nostra regione che dell’inefficienza e dell’incompetenza ha fatto il cavallo di battaglia. Mentre la Lombardia investe con estrema facilità 21 milioni di euro nella sfida al “coronavirus”, la Calabria, assente e disinteressata, non riesce a garantire al personale sanitario, impegnato nel contenimento e cura dei contagi, nemmeno il materiale di prima necessità come i guanti e le mascherine.
*Avvocato
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