di ANTONIO CHIEFALO*
La questione non è essere giustizialisti o garantisti, ciascuno ha il proprio pensiero. Ogni riconduzione a legalità va salutata con speranza e comunque solo l’accertamento giudiziario dirà in seguito le verità alle quali tutti dovremo credere.
Ma il problema vero è che “l’erba cattiva”, per eliminarla definitivamente, non basta venga tagliata poiché ricrescerà. Accanto alle attività giudiziarie che decapitano la malavita occorre creare le condizioni affinché questa non si riordini. Occorre impedire che la “mala erba” infiltri, penetri, si rigeneri, che il tessuto canceroso si riorganizzi grazie alla debolezza del contesto. Una “chiusura varchi” che però non spetta alla magistratura la quale, combattendo la criminalità, semmai “contribuirà” alla maturazione di nuovi paradigmi la cui costruzione, nella logica dei sistemi democratici e di derivazione montesquieuiana, non è cedibile ai tutori dell’ordine costituito. Questo è il punto nodale.
Ecco il bisogno di una politica che faccia sintesi tra l’essere essa stessa polizia e rigogliosa pianta di idee, miscuglio di fermezza e generosità, offerta di servizio e visione di lungo periodo, selezionatrice e promovitrice di persone credibili e per bene. Occorre smettere di usarla come gancio clientelare e vettore della brama di potere di altrettanti indecenti figuri che dicono di “metterci la faccia” per poi sostituirla con la propria “panza”.
Solo una politica sana e forte sarà legale nel proprio agire, nitida nel proprio essere servizio, forte di anticorpi contro il crimine.
Senza scendere nei populismi, la politica ha bisogno di rafforzare e rispettare il proprio concetto smettendola di cedere a qualsiasi suggestione e curando la bulimia di consenso che spinge verso scellerati patti con la criminalità. La debolezza è predicato di permeabilità, la permeabilità agevola infiltrabilità e questa è foriera di contaminazione!
Varie sono le cause dell’astenia politica dei nostri giorni. La caduta delle ideologie e la dimensione sempre più realpolitik è man mano divenuta terreno fertile per l’attecchimento dei pericolosi fascini offerti come mele velenose dall’antipolitica. Un magnetismo di cartone che però ha mostrato la facile influenzabilità dell’elettorato che, stanco, dribbla gli appuntamenti elettorali o va ramengo alla ricerca di un porto che sia anche solo “diverso”. Un’antipolitica che tuttavia, in un gioco di ossimori e contrapposti, in realtà è il labile e vacuo veicolo della mera protesta e della evanescente proposta. La eco accordata ai santoni che hanno spalato melma contro tutto e tutti ha contribuito ad indebolire il contesto al pari delle urla dei tanti esaltati palloni gonfiati pronti ad indossare qualunque maglia pur di giocare la partita. Così come le frontiere regionali aperte a chiunque (non calabro) si dichiari pronto ad indossare gli abiti del Robin Hood “de no’ artri” come se tra quasi 2 milioni di nostri corregionali non vi siano figure più che adeguate. Stop alle suggestioni che indeboliscono il tessuto, che debilitano e fiaccano l’etica di un popolo che fa comodo sia sempre in attesa di un Messia, che impediscono crescita culturale, unica vera forza di contrasto al marcio.
Il rimedio a tutto ciò non è il transeunte “statista solista senza macchia” bensì l’immanente solco che le organizzazioni partitiche, di gente per bene, devono assolutamente tracciare per formare il manifesto politico forte, di lungo periodo, declinato da persone per bene.
Abbiamo un maledetto bisogno di serietà! Non serve alla Calabria essere rappresentata da gridazzari venditori di fumo! Siamo già stanchi e debilitati! Abbiamo bisogno di un “sistema”, non di slogan. Serve metodo, competenza, maturità, progetto. Serve amore per la nostra terra e coraggio nelle scelte. Questo è il salto da compiere, ciò costituisce l’unica concreta risposta alla “domanda di politica” ed unico concreto contributo alla costruzione di un tessuto muscoloso e definitivamente allergico alle perverse logiche clientelari, corruttive, ‘ndranghetiste.
Sia politica dentro formazioni inclusive e capaci di garantire equilibri organizzativi duraturi ed adeguati allo scopo. Non esistono “partiti consunti” e “partiti nuovi”, esistono semmai singoli politici “usurati” o “puliti e innovativi”. Serietà, per riappropriarci della nostra terra, per rinvigorirla rafforzando le componenti e le dinamiche positive, per dare prova a qualche incallito antimeridionalista quanto la nostra Calabria non sia “perduta e irrecuperabile”, per fermare ogni tentativo di infiltrazione malavitosa e così vaccinare il nostro tessuto contro il malcostume e contro la ‘ndrangheta, cancri assoluti, maledizioni da estirpare.
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