di FRANCO CIMINO
Siamo diventati una Città piccola piccola, davvero provinciale. A farla così, siamo noi, i cittadini distratti e stanchi, sempre più lontani dalle vicende progressivamente più pesanti che ci riguardano, sempre più avulsi dai problemi del capoluogo, sempre più pericolosamente attratti da quel privato in cui ci rinchiudiamo, per uscirne alla “domenica” con il grido liberatorio Forza Giallorossi, nel il sentimento, oggi prevalente, bello quanto distraente. Quello verso il Catanzaro, l’unica fiamma che arde nei nostri cuori. A farci così, a farla così, la Città, è soprattutto la politica. Questa politica piccola piccola, che non esiste neppure nella sua versione aggiornata di continuo. Essa è sempre più occupata da un personale, che, fatte salve le dovute eccezioni, per fortuna non pochissime, litiga sul nulla e per esistere si inventa discussioni che altrove farebbero ridere pure i polli. Lasciamo le numerose precedenti, di cui non ci siamo voluti occupare per eccesso di prudenza rispetto alla trattazioni del non senso, che ci avrebbe disturbato pure la normalità quotidiana. Quella che cerchiamo di proteggere, quasi sempre non riuscendovi, dagli affanni pesanti che non mancano mai. Per nessuno dei comuni mortali. Una domanda campeggia sull’ultimo caso “ politico”. Questa:” ma che necessità c’era di chiamare Sandro Pertini nelle questioni catanzaresi? E che dibattito è quello che vorrebbe, dopo cento anni, portarlo alla sbarra per processarlo ancora e, poi, addirittura, per crimini di tipo “ etico-ideologico”, per dirla con l’unica parola che mi viene? Questo su un versante degli schieramenti in campo. E che necessità c’era di riportarlo ai nostri altari della santità democratica, dopo trentaquattro anni dalla sua morte? Che utile ne trarrebbe il Capoluogo dal conferimento di una patente di nuova grandezza a un uomo divenuto in vita un gigante della storia e uno dei più coraggiosi combattenti per la nostra libertà, oltre che uno degli uomini politici più onesti e più coerenti che il nostro Paese abbia mai conosciuto? Polemica stupida stupida stupida. Offensiva in sé verso i catanzarese che hanno problemi davvero molto impegnativi, con le istituzioni che restano a guardare mentre chi le “ occupa” gioca come i soldatini in guerra. Ah, la guerra! Essa c’è, a due passi da noi. Ed è guerra vera. Possiamo, almeno una volta, sospendere le nostre? Una volta sola trovarci uniti per affrontare qualche problema più drammatico. Uno dei tanti. Vogliamo ricordarne alcuni? Eccoli: la sicurezza delle strade e della viabilità, la sicurezza sociale e il lavoro che manca o è precario e mal pagato o sfruttato in quell’esercito “ di riserva” che ne offre le braccia. E ancora, sicurezza delle nostre persone e dei nostri figli e delle nostre case, tutti minacciati da presso dal progressivo degrado urbano e da questa cresciuta criminalità dai diversi volti e dalla diversa caratura criminale. E, per finire soltanto qui e per oggi, unità per difendere quel che resta della nostra ricchezza derubata e sfregiata, il territorio comunale, invaso orribilmente dal cemento, distribuito tra l’altro in modo pure disordinato e antiestetico. Rovinosamente contro ogni forma accettabile di architettura urbana. Se questo, delle battaglie sui nomi e persone scomparse, è il campo di una nuova battaglia, mi domando, tremante, cosa succederà quando si dovrà intitolare la nuova sala consiliare o conferire le nuove cittadinanze onorarie che ogni amministrazione ormai si è abituata a dare, ritenendosi alla stregua del presidente della Repubblica che, per dovere costituzionale, nomina i senatori a vita. La si smetta, pertanto, di discettare sul nulla. E si pensi a lavorare. Tutti. Strenuamente. Ché c’è molto da fare. E con urgenza. Il tempo non ci aspetta. Non aspetta mai nessuno. E si lasci in pace l’immenso Sandro Pertini. Ha già lottato molto in vita per “doversi impegnare” in morte. Qui, a Catanzaro, la Città che deve “imporsi”, invece, quale città della Democrazia. E della Pace. Per il mondo. E per sé stessa.
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