La riflessione di Filippo Veltri: “Il rischio ragionato nella trincea calabrese”

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Filippo Veltri
  01 maggio 2021 07:43

DI FILIPPO VELTRI

È difficile resistere all’impressione che il «rischio ragionato» di cui ha parlato Mario Draghi, per giustificare le riaperture avviate a partire da lunedi’scorso, consistesse in questo: cambiare cioe’ il più in fretta possibile le uniche due cose che poteva e doveva cambiare subito – campagna di vaccinazioni e Recovery Plan – pregando che nel frattempo tutto il resto non gli crollasse sulla testa.

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  Nei giorni scorsi lo scrittore e fisico Paolo Giordano(Premio Strega per uno stupendo romanzo di alcuni anni fa) ha duramente - e con dati e cifre inoppugnabili -contestato questa linea, citando l’esempio della Sardegna dove si e’ passati da 40 a 444 casi al giorno e da zona bianca a zona rossa in 10 giorni. ‘’Ecco cosa succede se si riapre troppo presto’’.

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 I ripetuti appelli di ministri e scienziati a non considerare le riaperture del 26 aprile come un «liberi tutti» non lasciano, del resto, presagire niente di buonospecie se accompagnate al liberi quasi tutti che Matteo Salvini ripete ogni ora come un mantra, generando una confusione senza eguali.

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  Ancora una volta, nel momento stesso in cui si dice che si potrà uscire, andare a fare shopping o al ristorante, già ci si prepara a rimproverare chi lo farà, dandogli dell’incosciente e rovesciandogli addosso la responsabilità delle eventuali conseguenze. Come un vigile che da un lato ti fa segno di passare e un attimo dopo che sei passato fischia e ti fa la multa.

 Per non parlare della nostra amata Calabria -abbandonata al suo destino dalla logica dominante del Nord leghista e non solo, vincente in tutti i sensi (politico e sociale) - dove dilagano contagi e varianti in uno stato disperante del sistema sanitario dove non si e’messo mano in questi 14 mesi ma si riapre lo stesso. Un orribile segnale.

 La verita’ e’ una sola: per ragioni politiche, che vanno al di là della semplice prova di forza tra i partiti della maggioranza, il governo Draghi ha deciso di correre questo rischio, augurandosi che il ragionamento ce lo mettano i cittadini, con una serie di spontanee autorestrizioni che nel frattempo, però, non si è fatto nulla, ma proprio nulla, per incoraggiare.

  Per fare l’esempio più stupido: si poteva almeno bombardare ogni spazio pubblicitario disponibile, in apertura e in chiusura, con un brevissimo spot per ricordare che la mascherina va indossata sopra il naso e non sotto. Oltre a fornire un’informazione per molti evidentemente ancora necessaria, un simile martellamento avrebbe contribuito a comunicare, implicitamente e perciò più efficacemente di tante prediche, la persistenza del rischio. E avrebbe infine sollecitato nuovi comportamenti e forme di autoregolazione sociale (del genere: il tuo vicino con la mascherina abbassata contagia anche te, digli di smettere).

  Per non parlare di tutto quello di cui si discute da un anno e che non si è praticamente nemmeno cominciato a fare, né da parte del governo centrale né da parte delle Regioni, per costruire condizioni minime di sicurezza, dalle scuole a tutto il resto. Siamo ormai alla terza ondata, e ogni volta il dibattito su ciò che sarebbe necessario per riaprire in sicurezza ricomincia dallo stesso identico punto in cui lo si era lasciato l’ondata precedente. Che sia anche questo il motivo per cui l’Italia è il sesto Paese al mondo per morti di Covid in cifre assolute, sebbene sia ben lontana dall’essere il sesto Paese più popolato?

Di sicuro questo non è un record che può essere addebitato al governo Draghi, almeno finora. Ma il rischio che il Presidente del Consiglio ha deciso di correre è forse più grande di quel che può apparire a prima vista, scegliendo di puntare tutto sui vaccini e affidandosi per il resto alla stessa inerzia che ha determinato le scelte precedenti, con la stessa capricciosa casualità (come consentire ai ristoranti di aprire a cena, ma fissando il coprifuoco alle 22, o permettere lezioni, esami e lauree in presenza all’università, che avrebbero potuto svolgersi da remoto, mentre si tengono ancora chiuse o semichiuse attività che danno lavoro a un sacco di gente).

  Il punto è che il governo Draghi, di fatto, ha deciso di aggrapparsi allo scenario migliore: all’ipotesi che la campagna di vaccinazione prosegua, e anzi acceleri, senza intoppi; all’ipotesi che i cittadini siano così «responsabili» da autoimporsi restrizioni più severe di quelle esplicitamente previste; all’ipotesi che il portare avanti le vaccinazioni senza un contestuale lockdown, con un numero così spaventosamente alto di contagiati (si parla di mezzo milione), non produca una selezione delle varianti più resistenti al vaccino, finendo per compromettere tutto.

  Sarà anche stato ragionato, ma non si tratta di un rischio da poco. Certo è che, se le cose dovessero andare storte da oggi in poi le conseguenze andranno addebitate al governo attuale. E non c’e’ da augurarselo, ne’ per il Governo e ne’ per noi.

 

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