Chiamiamoli laici gli uomini, maschi del potere al maschile, che non indossano alcuna veste. Non quella talare, non quella intellettuale e morale, non quella ideale. Sono gli uomini che fanno la guerra, in quanto uomini al maschile, quel genere neutro che partorisce l’odio come la donna i figli. E i figli per la Pace. Ebbene, costoro criticano un uomo, in quanto genere dell’essere umano, che una veste indossa. É quella del Vescovo della Chiesa di Roma. Il Papa o il Pontefice, per i cattolici. Vivendo stabilmente in Vaticano, quale sede del regnante, i leader mondiali lo chiamano Capo di Stato. Questa personalità, oggi, è George Mario Bergoglio, argentino di origine italiana per i nonni piemontesi. L’elezione al Soglio Pontificio gli ha fatto imporre il nome Francesco. Da quel giorno di undici anni fa, per il mondo intero è Francesco. Francesco e basta. Una voce umana, la Sua, che emana dal cuore. Il Suo proprio. E quello del mondo afono, che ha trovato timbro e suono, con Lui. Il cuore dell’umanità. Cuore dimenticato da questa umanità smarrita del senso di sé. Cosa viene contestato, oggi, a quest’uomo? Due sole parole da lui ripetutamente dette. Da sempre. Due nello stesso concetto. Le parole: “bandiera bianca, negoziato”.
Il concetto: “la guerra è atto orribile, disumano”. Sono cose che Francesco dice da quando è stato chiamato “ dai fratelli cardinali” alla successione di Pietro. Le ha ripetute adesso. Ma lo dice all’Ucraina, Paese piccoli e sovrano, aggredito dalla Russia, superpotenza arrogante e sovranista? È, quindi, amico di Putin, il tiranno! E lo dice pure per la Striscia di Gaza? Allora, é contro Israele, attaccata in forma terroristica il sette ottobre scorso da un commando di criminali di Hamas proprio in quello stretto territorio! Francesco è contro gli ebrei per spirito antisemita! E giù, come grandine pesante, le reazioni di mezzo mondo. Le più violente, quelle di Kiev e di Tel Aviv.
Gli USA tacciono per prudenza elettorale. L’Italia? Meglio non dire. Ipocrisia e opportunismo, regnano, qui, sovrane. Nessuno che difenda Francesco. Eppure, sarebbe assai facile farlo. Proverò io con la modestia dei miei mezzi espressivi e l’assenza totale di qualsivoglia autorità. Francesco fa di mestiere il capo di una religione che ha in cima ai suoi insegnamenti la non violenza. La non violenza come metodo per ogni forma di relazione umana e quale strumento per la soluzione di tensioni e conflitti. In cima alla carta, diciamo, dei principi per non dire del comandamento non scritto per la sua ovvietà, c’è il rifiuto della guerra. Guerra intesa anche quale terreno per la conquista di un qualcosa che non si possiede e della quale non si abbia diritto. Rifiuto della guerra in ogni caso, giustificando, forse, la presa d’armi solo in caso di difesa da un attacco proditorio e di “rapina” di ciò che si possiede avendone conseguito il diritto. Il rifiuto della violenza, in ogni sua forma, e della guerra, in tutte le sue motivazioni “ ordinarie”, nasce da un valore assoluto per il Cristianesimo, la religione di Bergoglio. Questo valore è la Vita. Essa non solo va difesa sempre. E per tutti senza distinzione alcuna. Anche di religione, per usare il senso pratico delle cose. Va anche valorizzata e promossa. La Vita si valorizza, difendendo in essa la sua piena originaria dignità. La Vita si promuove, incentivando le nascite, attraverso la procreatività di cui la Vita stessa è corredata. Dinanzi a questi valori non trattabili, la guerra è un orrore insopportabile. Lo è per la lunga scia di morti e per il carico insostenibile di violenza contro gli esseri umani. Lo è per la inconcepibile povertà che impone con le sue distruzioni anche materiali, di cose, di luoghi, di case. Della terra e dei suoi frutti.
Cosa c’è di nuovo nell’atteggiamento di questo Papa che si vorrebbe vedere diverso dai suoi predecessori? Forse per alcuni dovrebbe comportarsi come il patriarca della chiesa ortodossa che si conferma uomo di Putin, contribuendo con le sue prediche in chiesa e i suoi comizi all’esterno, alla propaganda russa, che addirittura, nega di aver mosso guerra al’Ucraina, ma di avere soltanto adempiuto al suo dovere democratico di liberare quel piccolo paese dai nazisti che lo occupano? Deve fare quindi come Kirill, che chiama i russi alla mobilitazione in armi accanto al dittatore russo, oppure contentarsi di vedere cadere sotto le armi nemiche aggrediti e aggressori? Per lungo tempo, e ancora oggi, Francesco, ha difeso Kiev e condannato il vile attacco di Mosca, tanto da ricevere strali aperti e velate minacce dal regime putiniano. La stessa voce ha elevato per le vittime israeliane, uccise e rapite, da Hamas or son ben cinque mesi. Ma se la guerra non finisce, in Ucraina, passati già due anni, e se la scia di morti, feriti e distruzione, si allunga sempre di più, coinvolgendo, militarmente ed economicamente, decine di altri paesi, che si intimoriscono e impoveriscono maggiormente per sostenere, pur se giustamente, il popolo ucraino aggredito da una superpotenza, anche militare, cosa deve dire un sacerdote, per giunta vescovo, quindi pastore del suo gregge e guida morale di religiosi e fedeli, se non di operare tutti insieme indistintamente per i valori fondanti quel credo e, di più, la cultura umana generalmente concepita? E quali valori se non primariamente quello di salvare e proteggere la vita in ogni sua espressione? Ma la vita di chi, è la domanda subdola che si pongono i protagonisti delle guerre, pur con responsabilità diverse in esse? Se la risposta delle parti in conflitto riguarda la tutela della vita propria e dei propri compagni e cittadini, quella del Papa si rivolge alla vita di tutti. Francesco ha scritto un’enciclica molto chiara sul tema. Il titolo stesso la spiega ampiamente, “ Fratelli tutti”. Il suo grido, lanciato continuamente anche dalla finestra del palazzo apostolico, è sempre stato uno solo: ”basta guerra!” E a seguire: “ la guerra è una vergogna. È offesa all’uomo, regno della vita. E a Dio, creatore della Vita. “E, ancora e ancora, lo dico con parole mie riassumendo il suo articolato pensiero: la guerra uccide chi la combatte e chi vive nei territori “ belligeranti”, uccide sempre gli innocenti. Questi sono, soprattutto, bambini, donne, civili,anziani, i poveri e i fragili.
Ma l’innocenza, per Francesco, tocca tutti. Anche i giovani la cui mano viene armata dai signori delle guerre e rivestiti delle divise che hanno sempre lo stesso colore. Il colore delle guerre, che sono mosse da quei pochi per far crescere la peggiore delle economie, quella della produzione delle armi e degli arnesi di morte. Francesco, come i suoi predecessori, trova immorale che le maggiori risorse del pianeta vengano impegnate per costruire armi e navi e aerei che trasportano ordigni sempre più sofisticati, anziché viaggiatori sicuri, pescatori, turisti, medicinali e alimenti, libri e opere d’arte e scrittori e artisti delle varie arti. Si consumano ricchezze, che sono di tutti, per distruggere case e scuole e ospedali invece che costruire nuove scuole, nuovi ospedali, nuove università e nuovi e tanti campi sportivi. Si spendono soldi per bombardare i campi dei frutti e dei fiori, inaridendoli per decenni, quando un decimo di quegli stessi denari potrebbe essere utilizzato per far crescere grano dove già c’è e rendere a grano quelle terre dove questo prezioso “ frutto” non è mai cresciuto. È colpa della guerra, al singolare perché le guerre(e Francesco ne elenca a decine di quelle dimenticate o trascurate per mancanza di interesse economico dei “grandi), se c’è povertà nel mondo. Una povertà sempre più grave e diffusa tanto da considerare( anch’io molto più umilmente così la definisco) la fame che uccide( nel tempo della scrittura di questo articolo miglia di bambini, soprattutto, sono già morti)la nuova guerra mondiale, quella mossa dai pochi ricchi contro i poveri. È guerra contro l’Umanità.
Questo dice Francesco, implorando i responsabili degli Stati ad attivarsi, anche attraverso le autorità internazionali, per far cessare questo orribile massacro. Egli ha fatto di più che soltanto pronunciare la sua parola alta. Dinanzi all’inerzia interessate della politica, si è proposto Lui stesso di mediare tra le parti per raggiungere la Pace. La Pace vera, quella che si accompagna alla verità storica e alla giustizia. E al diritto di ogni popolo alla propria terra e alla propria indipendenza. Sarebbe andato personalmente, pur debole nel corpo e cedevole nelle gambe, nei paesi belligeranti. Non è stato voluto. E la Sua parola non è stata ascoltata. Ciononostante ha inviato un suo autorevole rappresentante, nella persona del presidente dei vescovi italiani, il cardinale Matteo Zuppi. Neppure questi è stato ascoltato. Il capo della Russia non l’ha neanche ricevuto.
La guerra è continuata, in Ucraina. Nella Striscia di Gaza è diventata un massacro contro la popolazione inerme. Qui, la fame e la sete, le semplici influenze e dissenterie, ne stanno uccidendo più di quanto non abbiano ancora fatto i bombardamenti. Sono più di trentamila, in maggioranza donne bambini,finora i caduti. Cosa dovrebbe fare il Pontefice della Chiesa di Roma? Arrendersi, sventolando “bandiera bianca”, la sua? Lasciare che questa mattanza continui senza alcun limite? Dichiarare ineluttabile l’odio che accompagna i conflitti? Scegliere da che parte stare( Lui non io, non noi, che ce la sappiamo cavare in questo inutile dilemma)? Stabilire quale morte sia giusta e quale no, quale vita sia da salvare e quale no? Il Papa non insiste più sulle ragioni, che pur conosce bene. Si appella alla Ragione. Essa reclama la salvezza di quante altre vite sarà possibile salvare e con esse, territori e nazioni e città , con la cessazione dei conflitti. Francesco, si risparmia anche l’appello della Fede, la Sua che interpella le coscienze e alle stesse risponde. Chiama in causa la Ragione, elemento essenziale della Politica. A questa attribuisce, Egli uomo profondamente ispirato, spiritualmente impegnato e dall’etica fortemente motivato nel Suo personale agire, forse l’ultima possibilità che l’uomo rinsavisca e muova verso la Pace. E con coraggio indica le due strade che non vediamo, ma che camminano a fianco potendosi incontrare in un punto. E le chiama con parole inusuali ma conosciute. Una muove dalla coscienza. L’altra dal senso pratico. La prima, “ bandiera bianca”. La seconda, “ negoziare”. Scandalo, Francesco, chiede ciò che gli aggressori desiderano! Nell’Europa Orientale e in Medio Oriente. Niente di vero.
Alzare bandiera bianca, non significa la resa dei deboli, ma l’abbassamento del tasso di odio che domina i conflitti. Negoziato, significa prendere a parlarsi tra “nemici” per raggiungere non un accordo diplomatico tra parti diseguali, che è compito dei governanti, e soprattuto delle autorità internazionali terze, se esistono ancora in questa funzione. Il negoziato cui si affida Francesco, il Papa, è l’unico strumento rimasto alla politica, se essa volesse finalmente riprendere il suo posto nel mondo, per chiudere i fronti di guerre, spegnere i venti dell’odio, far cessare subito lo sterminio assurdo e inutile di vite umane. Fare la guerra alla guerra. Far vincere la Pace possibile, in attesa di quella vera. Rimettere al centro dell’avventura umana la Vita. Degli esseri umani e della Natura. E la salvezza del mondo, che della Vita è la casa. Questo, soltanto questo, umilmente e con il cuore gonfio di lacrime, chiede Francesco, il prete povero. Il Vescovo di Roma. L’uomo della Pace.
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