di FRANCO CIMINO
Oggi Mario Casalinuovo, avrebbe compiuto 100 anni. Li avrebbe raggiunti in vita se (per noi catanzaresi quasi all’improvviso)non ci avesse lasciato il 14 luglio di quattro anni fa. Di lui, l’avvocato “ di grido”, l’intellettuale fine e coraggioso, il politico intelligente e generoso, il catanzarese della sua Città innamorato, l’uomo onesto, la persona perbene di eleganza raffinata, l’uomo bellissimo anche nell’aspetto, ho detto pubblicamente e scritto tante volte, anche lui vivente. Ho scritto anche per ringraziarlo. Di tutto quel che ha donato alla nostra terra, alla nostra Città, al suo partito, il PSI. Alla Politica. Alla cultura. Alle istituzioni. Ogni cosa, ogni spazio, vissuti e curati con rigore morale all’interno della sua alta concezione della Democrazia . E della sua passione per la Libertà, unico alimento della vita democratica, che della Libertà, secondo il suo insegnamento, ne è custode e beneficiaria. Ringraziarlo, pertanto, per le lezioni che ho ricevuto da lui.
Sì, io democristiano da sempre, ho imparato tanto anche da questo socialista “ incorreggibile”. Cosa mi ha insegnato, in particolare? Mi ha insegnato valori che ho appreso anche dai grandi padri della Democrazia e dai miei maestri più dentro alla mia formazione. Che la politica è il luogo in cui gli ideali prendono la forma dei bisogni e delle speranze della gente e quella dei sogni dei ragazzi, per farne progetti, opere, per l’oggi e fondamenta del futuro; che la Politica é anche sentimento e che in quanto tale si nutre di passione; che la Politica é il servizio nobile e gratuito verso il vero soggetto, fine ultimo della stessa, l’essere umano e tutta la dignità della persona che in lui si rappresenta; che la Politica si fa, nel mentre essa stessa si compie, attraverso l’umile militanza, anche in un partito. Mi ha insegnato che il partito è sì lo strumento di parte che inizialmente divide, ma anche quello che, attraverso il libero confronto, realizza l’unità possibile delle forze democratiche; che non vi é un partito senza ideali grandi che lo rappresentino e una classe dirigente plurale con una leadership, sempre provvisoria, democraticamente scelta; che nel partito si sta sempre con disciplina verso le sue regole interne, ma con il coraggio di sostenere le proprie idee, per le quali battersi.
Mi ha insegnato che la Politica non è un mestiere, ma un lavoro, però, al quale dedicare gran parte del proprio tempo e tanti sacrifici, anche personali, e che per farla, la Politica, occorre studiare tanto, nella cultura generale e professionale e nel suo specifico; che essa non è il facile strumento per un carrierismo di maniera, la strada più breve per la corruzione personale, ma l’attività umana tra le più esaltanti e “caritatevoli”. Mi ha insegnato che cultura e sensibilitá personali, rendono la politica l’arte della gentilezza, in cui la stessa parola é strumento per praticarla e mai arma per ferire mortalmente l’avversario, o l’istituzione in cui essa, la parola, è chiamata a dire.
Di sè e delle proposte da avanzare. Mi ha insegnato che, recando all’interno delle istituzioni e della societá, opzioni culturali diverse e molteplici, la Politica ha come obiettivo principe la realizzazione del bene comune, nell’eguaglianza tra tutti i cittadini, soprattutto attraverso la più equa redistribuzione della ricchezza, da tutti, nessuno escluso, a vario modo, costruita. Mi ha insegnato che le istituzioni, in cui si radica la legge fondamentale dello Stato e tutti i valori in essa contenuti, vengono prima del partito di appartenenza, del proprio interesse personale, della stessa Politica, e per questo vanno rispettate, onorate. E strenuamente difese. Da tutti.
Mi piace, nel salutarlo anche oggi, ricordare in lui il primo Presidente del Consiglio Regionale della Calabria. L’oceanica distanza che intercorre tra quella figura e gran parte dei politici, in Calabria e in Italia, serva per indicare a tutti noi la strada per una nuova educazione al valore della Politica e delle istituzioni.
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