La riflessione di Maria Grazia Leo sull'Ucraina: "Un popolo che non si arrende, un popolo che resiste"

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images La riflessione di Maria Grazia Leo sull'Ucraina: "Un popolo che non si arrende, un popolo che resiste"

  06 marzo 2022 10:54

di MARIA GRAZIA LEO

Sono trascorsi 10 giorni da quel mattino del 24 febbraio, in cui i nostri occhi increduli ed ancora addormentati hanno appreso dell’avvio dell’orrore bellico che imperversava nelle strade e negli angoli sperduti delle più svariate città dell’Ucraina per mano di uno stato invasore, la Russia di Vladimir Putin.

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Immaginavamo o forse sarebbe meglio dire speravamo senza troppo illusioni che tutto ciò finisse presto tra negoziati in corso e pressioni internazionali ma invece siamo ancora qui con il pensiero, lo sguardo, il cuore rivolgersi e battere solo e sempre verso una direzione: destinazione Kiev, destinazione Ucraina, destinazione Europa occidentale…libera, sovrana, democratica, solidale. Perché questi siamo noi, perché questo è il popolo ucraino insieme a noi, come noi; un popolo fiero che non si arrende, un popolo orgoglioso che resiste, un popolo di anime ribelli e rivoluzionarie che pur svegliandosi stanche, provate, stremate dal rumore delle bombe, dal suono degli allarmi, dallo scorrere del sangue, dalla paura e dalla distruzione intorno a loro non hanno rinunciato a difendere gli ideali di libertà, il principio dell’autodeterminazione dei popoli, di preservare la propria identità, respingendo ogni insulto alla loro dignità.

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E lo stanno facendo in tutti modi e con tutti i mezzi possibili, con un meraviglioso spirito corale, coraggioso, carico di una passione civile che non si respirava e percepiva da tempo neanche in momenti –fortunatamente non di guerra- pur straordinari e importanti.  

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In una precedente riflessione sulla crisi Russia-Ucraina ho paragonato a caldo e sulla scia dei miei ricordi storici, l’eroica resistenza del Presidente della giovane Repubblica ucraina- Zelensky- a quella di Salvador Allende il leader e presidente del Cile che diede la vita pur di non piegarsi al colpo di Stato del Generale Pinochet che comunque riuscì con la forza ad instaurare un regime dittatoriale e antidemocratico.

Ebbene, a dieci giorni da questo conflitto, mi sono chiesta: il popolo di uomini e donne dell’Ucraina cosa ci può ricordare o rievocare? La risposta già maturava in me- ma- avevo bisogno solo che il susseguirsi degli eventi mi potesse confermare per poi sussurrare quella parola che iniziava a diventare una probabile certezza: partigiani i nostri partigiani bianchi e rossi -combattenti per la liberazione dell’Italia dal fascismo e nazifascismo. Ad occhio potrebbe essere un paragone azzardato-lo ammetto- ma guardiamo lucidamente      ai fatti; A) Assistiamo ad una resistenza che non ha un colore politico, un’appartenenza sociale, religiosa o culturale di base; B) Chi combatte non si trova soltanto nel territorio ucraino ma torna o sta tornando dagli altri paesi lasciando famiglie e lavoro per servire e difendere la sovranità di patria; C) A questo anelito di libertà concorrono anche le donne che potrebbero scappare con chi per necessità e sofferenza ha scelto la strada del profugo o del rifugiato ed invece molte hanno deciso di rimanere ed aiutare esercito, volontari e governo legittimamente eletto; D) Da non trascurare tutti i sistemi difensivi artigianali, le trappole inimmaginabili che stanno mettendo in mostra pur di fermare il nemico aggressore russo più forte e attrezzato di chi è stato invaso.

Tutti questi elementi non possono che non riportarci a cosa sia stato soprattutto il periodo tra il 1943 e il 1945 per gli italiani. Chi non ricorda le nostre “staffette” partigiane in bicicletta, efficace mezzo con il quale portavano viveri e messaggi segreti a chi combatteva sulle montagne? Allora gli aiuti ai partigiani arrivavano anche sul campo di battaglia, dagli americani e dagli europei, oggi questo non è possibile perché l’Ucraina non fa parte dell’Unione europea e della Nato ma il supporto le può giungere anche indirettamente sul piano del diritto internazionale (cosa che sta accadendo) attraverso armi, aiuti umanitari in sede e con l’assistenza e l’ospitalità per chi in via del tutto emergenziale è costretto a vivere fuori dal proprio Stato. Il nostro Paese in queste ore è un esempio di grande solidarietà umana, morale oltre che politica verso la popolazione che sta subendo un attacco inaudito. Emozionanti sono -da sottolineare- oltre che i numerosi camion in partenza verso le zone di guerra con viveri di prima necessità e medicinali, anche tutti quegli albergatori e ristoratori delle località costiere italiane che pur essendo fuori stagione hanno riaperto le loro strutture, per ospitare gli ucraini in arrivo.  

Quando la resistenza chiama, l’accoglienza solidale risponde sempre come può ma risponde in nome dei valori di libertà, eguaglianza, giustizia…umanità. L’importante è non restare davanti al dolore della popolazione ucraina, indifferenti.

 

 

 

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