di MAURIZIO ALFANO*
Nella giornata internazionale dei migranti, e nella giornata nella quale in Senato si approvavano le modifiche ai cosiddetti decreti Salvini, contraddistintisi per aver aumentato la percezione negativa nei confronti dei migranti e per avere aumentato le false cause per ricacciarli in condizioni di clandestinità e per questo censurati prima dal capo dello Stato, poi bocciati dalla Corte Costituzionale segnalandone gli aspetti discriminatori ed illegali, in Calabria, nella Piana di Gioia Tauro, come ossimoro carnivoro mentre tutti sono impegnati con le illuminazioni natalizie, per carenza di illuminazione pubblica, ovvero inesistente, nell’aera portuale dove insistono i campi della vergogna, le baraccopoli del disonore e le tendopoli di Stato che escludono dal novero dei diritti umani, uomini e donne migranti già umiliati per le condizioni di lavoro sfruttato ed abitative scadenti, un migrante, ancora un altro, perde la vita mentre rientra in bici da una giornata di lavoro perché travolto da un’auto in corsa mentre rimangono fermi da oltre un anno ingenti risorse economiche per iniziare a dare risposte a tutte le condizioni di privazioni disumane prima citate.
Sarebbe bastato un giacchetto catarifrangente forse per risparmiare la vita del giovane maliano, ed invece in attesa di talune alchimie amministrative, lui, Gassama Gora è morto. Ecco allora l’altro ossimoro, un auto veloce uccide un migrante, proprio mentre i progetti istituzionali rallentano. Perché?
L’ossimoro peggiore però, che come Conte Ugolino divora la propria progenie per la sua di sopravvivenza, risiede in Calabria nell’impressionante battage pubblicitario del concorso – Oltre il ghetto – che dovrebbe raccontare storie di affrancamento e dal lavoro sfruttato, e dalle condizioni abitative precarie dei migranti - promosso dal Ministero del Lavoro per il tramite dei fondi Amif – Emergency Funds a questo scopo concessi a cinque Regioni del Sud in partenariato tra loro [Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia] affiancate da partner istituzionali e privati per un ammontare di oltre 30 milioni di euro complessivi.
A meno da un mese dalla scadenza di questo concorso che sembra un ennesimo talk show dove i destinatari delle risorse che non sono i migranti, al momento, ma altri, dalla Calabria credo [nonostante gli oltre cinque milioni di euro disponibili] , nessuna storia di affrancamento si potrà iniziare a raccontare, se non quella della morte, l’ennesima di un migrante, ovvero del blu delle tende rabberciate che con i detriti della tendopoli smantellata si stanno auto costruendo [altro che esperienze di auto costruzione delle casette] i migranti a San Ferdinando a ridosso della tendopoli di Stato che straripa di uomini, sudore, fatica e rivendicazione di diritti negati. Ma c’è anche il blu delle baracche della baraccopoli di Schiavonea nella Piana di Sibari, popolate da lavoratori definiti scimmie a cui viene fatto bere il piscio dei caporali ovvero ancora, c’è il nero del lavoro sfruttato e schiavizzato presente in tutta la Regione e il rosso del sangue dei migranti morti, come quello di Gassama appunto. Mentre accade tutto ciò, c’è chi si auto osanna però, spacciando come pusher risultati che drogano l’opinione pubblica e le istituzioni che dovrebbero invece controllare i mancati risultati, così come un pezzo del terzo settore che anziché denunciare, docilmente in Calabria, si piega a politiche anch’esse di signoraggio per poter gestire briciole di denaro alla tavola dei padroni delle progettazioni. Altro che oltre il ghetto, qui è necessario andare oltre l’ipocrisia che deborda in situazioni paradossali.
Non fanno più notizia poi, nemmeno le decine di inchieste di contrasto al caporalato portate avanti dalle Procure tra la Piana di Sibari e di Gioia Tauro, mentre le azioni di sensibilizzazione ed emersione del lavoro sfruttato stentano a partire, singhiozzano o latitano proprio in alcune aree, ovvero ne segnalano la presenza in aree dove è presente di contro lo sfruttamento sessuale e non quello lavorativo, sintesi della poca attenzione con la quale vengono redatti taluni strumenti che dovrebbero poi tentare di dare risposte allo sfruttamento del lavoro nero che ancora in questo momento rimane fortemente strutturato in assenza di un contrasto che non può solo essere affidato alle forze inquirenti poiché deve partire anche dal fare pulizia fin dentro il sistema che dovrebbe combatterlo - dove risiedono pezzi di ipocrisia ed interessi pari a quelli dei caporali, ovvero a volte anche maggiori.
Lì, dove sarebbero dovute iniziare a sorgere azioni di superamento dei ghetti albeggiano di contro in Calabria condizioni abitative promiscue, latitano i servizi essenziali, tramontano i diritti umani e si fronteggia il Covid facendo fare le quarantene ai migranti interessati in tende in mezzo ad altre tende, o in baracche in mezzo ad altre baracche.
In assenza di quella pubblica illuminazione, ovvero di un insignificante giubbetto catarifrangente che avrebbero potuto salvare la vita al giovane bracciante - migrante, ovvero come ipocritamente scritto nel bando – concorso Oltre il ghetto [almeno per la Calabria] in attesa – di venire alla luce l’universo di resistenza, è tempo, credo, di fare luce al contrario su somme, azionisti e ritardi che possono essere a buona ragione definiti colpevoli di un altro ennesimo episodio di cronaca sacrificato come ebbe a dire il Procuratore di Palmi Sferlazza, all’altare dell’inefficienza politica – amministrativa in occasione dell’operazione di contrasto al caporalato di un anno fa – nella Piana di Gioia Tauro appunto. Da allora, solo tenebre, anzi no, è venuto alla luce un altro ghetto, anzi due, che svelano per questa via, attesa ad oggi l’irrisoria erogazione di somme su quelle disponibili sul fondo SU.PR.EME. Italia [al netto di quelle impegnate per contrastare il Covid – 19]per quanto attiene al concorso Oltre il ghetto, in Calabria almeno, la sua cinica [dis]funzione.
*Ricercatore ed autore
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