di SETTIMIO PAONE
Eccoci, è arrivata l’estate. E con essa, puntuale come un rituale ormai stanco, inizia l’odissea per chi è costretto a spostarsi lungo la Statale 106, nel tratto che collega il Soveratese a Catanzaro. Invece di rappresentare una via rapida e sicura, questa arteria fondamentale per la fascia ionica si trasforma in un percorso ad ostacoli, fatto di rallentamenti, code interminabili e deviazioni improvvise.
Mentre gli aeroporti calabresi registrano un boom di arrivi e si spendono paroloni su accoglienza, rilancio turistico e infrastrutture strategiche, la realtà sulle strade racconta tutta un’altra storia. Una storia fatta di disagi quotidiani per residenti, lavoratori pendolari e turisti che scelgono la nostra costa, salvo poi ritrovarsi impantanati per ore nel traffico.
Come se non bastasse, i lavori di manutenzione e gli interventi sulla rete viaria – invece di essere programmati nei mesi meno intensi – vengono spesso avviati proprio durante la stagione estiva, quando la Statale 106 è maggiormente trafficata. Risultato? Una paralisi della circolazione che moltiplica i tempi di percorrenza, esaspera gli utenti della strada e dà l’ennesima dimostrazione di una gestione poco lungimirante.
Deviazioni mal segnalate, svincoli chiusi senza preavviso, percorsi alternativi sulla vecchia 106 che diventano trappole di asfalto e pazienza: è questo il volto dell’estate sulla principale via di collegamento della costa ionica catanzarese. E mentre si annunciano progetti, si tagliano nastri e si rincorrono promesse di ammodernamento, la gente resta in coda, sotto il sole, a chiedersi quanto ancora dovrà aspettare per viaggiare su una strada all’altezza dei tempi e dei bisogni del territorio.
Perché il turismo si costruisce anche – e soprattutto – da qui: dalla possibilità di muoversi in sicurezza e senza stress. Finché questo non sarà garantito, l’odissea della Statale 106 continuerà a ripetersi, ogni estate, come una ferita mai rimarginata.
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