La riflessione di Ventura per un contrasto alla violenza alle donne

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Sabatino Nicola Ventura
  25 novembre 2020 09:57

di SABATINO NICOLA VENTURA

Quella donna, quella mamma, su un canotto, pochi giorni fa, gridava disperata aiuto in un doloroso tormento che tutti abbiamo percepito, straziante: assisteva alla morte in mare, lenta, atroce del proprio figlioletto. Quanta crudeltà comminata al bambino e a lei: una violenza grande. In milioni d’Italiani quel giorno innanzi al televisore eravamo a cena, e sono convinto che dopo qualche secondo di smarrimento e di pietà, tantissimi, come dopo avere assistito alla scena di un film, ma non lo era, abbiamo ripreso a gustare il pasto e forse a chiedere a un figlio, alla sorella o alla moglie, con un sorriso, di avere passato una fetta di pane. Quanta violenza “accettata” per quel bambino e per quella donna/mamma: una pericolosa assuefazione e abitudine ci immiseriscono. Oggi quella violenza l’assumo a simbolo di un brutale sopruso ai diritti umani, e soprattutto alla donna. Il 25 novembre fu scelto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999, quale giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: le istituzioni in ossequio a questo assunto, sono invitati a organizzare iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne, che è sempre violenza dei diritti umani. Tale giorno, è bene ricordare, fu scelto in memoria delle tre sorelle Mirabal della Repubblica Domenicana che furono violentate, seviziate e uccise il 25 novembre del 1960, su ordine del degenerato dittatore Rafael Leonidas Trujillo. Furono barbaramente martoriate perché esponenti della resistenza al despota.

In questo giorno simbolo dovrà andare il nostro pensiero di solidarietà, spero attiva nelle decisioni e nella prassi, alle donne che sono ancora impegnate ad ottenere parità di condizioni di genere, ed insieme all’uomo, una più alta emancipazione dell’umanità nella conquista dei diritti universali nel mondo e in Italia.

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Molto sarà necessario ancora fare per contrastare la violenza alle donne nel mondo: sono circa 700milioni le donne, per una notevole parte costrette con la violenza, che si sposano prima dei 18anni.

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Sono 200milioni le donne che subiscono la mutilazione dei genitali.

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16 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni che vivono in Paesi in via di sviluppo mettono alla luce un bambino, di queste circa 2milioni e mezzo hanno meno di 16 anni. Sono gravidanze che in un caso su due non sono cercate, molte di loro sono vittime di stupri e di matrimoni precoci. Ogni minuto 24 ragazze con meno di 18 anni diventano baby spose.

Si calcola che nel mondo ci sono circa 770 milioni di adulti totalmente analfabeti, di questi il 64% sono donne.

In tanti Paesi, vedi Giordania, il 25% delle donne che lavora in campagna, non è pagata.

In Italia sono circa sette milioni le donne tra i 16 e i 70 anni (cioè il 31,6% che hanno subito una qualche forma di violenza. Ogni 80 ore si registra un femminicidio (circa 125 donne all’anno) quasi sempre gli assassini sono il marito, o il compagno, o l’ex, o un parente. Tutti quasi sempre consumati prevalentemente da italiani, da europei e in pochi casi da extra comunitari).

 In Calabria il 38% degli omicidi sono femminicidi.

Sono pressoché invariati negli ultimi anni i casi di violenze sessuali su donne anche minori: quasi sempre gli autori sono, come per i femminicidi, prevalentemente italiani.

Sono, purtroppo, aumentati (grazie anche ai decreti sicurezza del 1 governo Conte) le vittime di tratta.

Le donne in Italia in cerca di lavoro registrano, rispetto all’uomo, una maggiore difficoltà a trovarlo, (in Calabria è particolarmente difficile) Le difficoltà aumentano, e di molto, soprattutto per quelle sposate con figli e per le più giovani che potrebbero averne. Quelle che lavorano nel privato, quasi sempre, sono meno pagate degli uomini, anche a parità di lavoro.

La stragrande parte delle donne lavoratrice, soprattutto a causa della scarsità di servizi e per orari di lavoro proibitivi, sono in difficoltà nel gestire la famiglia e in particolare i figli.

Le condizioni della donna in molti paesi, soprattutto dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina sono totalmente inaccettabile, ma anche in Europa, se pure ad un livello non paragonabile, sono di distinguo inferiore agli uomini. In alcune nazioni, Vedi Ungheria, Polonia, si sta verificando una regressione nel percorso di emancipazione.

Non potrà mai esserci sconfitta delle disuguaglianze, emancipazione dell’umanità, finché una metà di essa, le donne, sarà considerata una parte non degna di avere parità di diritti rispetto all’uomo. 

 

      

  

 

                                                               

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