di FRANCO CIMINO
“La nuova terrorista Silvia Romano...”Se non l’avessi ascoltato con le mie orecchie non ci avrei creduto. Neppure se l’avessi letto su tutti i giornali che lo avessero riportato tra virgolette. Se mi avessero detto che a pronunciare questa frase è stato un parlamentare della Repubblica il “delatore”lo avrei mandato a quel paese di filato. Se mi avessero, pur documentandolo con video, che questo parlamentare quella frase l’ha pronunciata in Parlamento, nell’aula di Montecitorio e non nel Transatlantico, li avrei presi tutti a pugni in faccia. Sì, proprio a pugni in faccia. Invece, l’ho sentito io, con le mie orecchie. E, allora, che faccio? Il vaffa e i pugni in faccia dovrei darli direttamente a lui?
Devo confessare che lo farei se non fosse per la viltà di certa gente, che lancia accuse velenose, scatena i peggiori impulsi nel Paese e le guerre tra i povericristi che cascano nel tranello della solita distrazione di massa o della cultura dell’odio, e poi scompare. Fisicamente si chiude da qualche parte o dietro la maschera dell’ipocrisia con fa finta di correggersi, di chiarire il senso delle sue parole. O addirittura di “ scusarsi con la persona se le sue parole la stessa le avesse avvertite come offesa”. Scusarsi se le quelle parole fossero giunte come offensive a una ragazza di ventitré anni, ritornata in Italia da quella lunga prigionia? Qui la vergogna si aggiunge alla violenza, la menzogna all’ipocrisia, la furbizia partitica alla cattiveria, la scorciatoia dritta verso il baratro della barbarie. Io, comunque, non mi farò trascinare nella rissa in cui una parte della politica italiana vorrebbe portare la parte migliore del Paese. E per migliore, non intendo le capacità intellettive o le genialità che pur non mancano. Ma quella che ha sensibilità e che attraverso di essa semplicemente sente. Sente come sentire l’anima della terra che tuona il dolore. Sente come orecchie che odono le voci degli esseri umani che chiedono aiuto. E quelle dei bambini affamati di pane e di sapere che domandano solo perché. Sente come capacità di ascolto delle parole delle persone e dei popoli oppressi, dei pensieri diversi, delle fedi religiose altre, delle culture lontane e primitive. Sente come cuore che si adagia sulla ragione e la fa operare in direzione della vita, della sua difesa ed esaltazione. La fa operare per il riscatto dell’uomo, per il riconoscimento dei diritti umani, per l’affermazione dell’eguaglianza e della giustizia. Sentire, dunque, quale cuore che batte come il tamburo di quei popoli africani che esprimono il bisogno di pace e di amore e lanciano in cielo segnali che valgono più delle parole. E suoni ritmati che suonano più di una musica soave.
Dargli pugni a quello lì, allora? No, io sono cattolico, soprattutto cristiano. Sono italiano d’Europa e un democratico convinto. Faccio Politica da quando, nella mia non vicina età giovanile, per fare politica occorreva studiare, fare militanza attiva tra la gente, confrontarsi con i migliori. E prendere la parola non quando si avesse una tessera in tasca o un distintivo all’occhiello, ma idee in testa, un sentimento in petto e una parola pulita nella bocca. In questo lungo percorso non ho mai smarrito l’ideale che la Politica sia la palestra del confronto e le istituzioni il luogo dell’incontro fra diversi, anche avversari, se si vuole, ma mai nemici. Lo schiaffo, pertanto, che darò a questo parlamentare è di non farne il nome, ché nominarlo, io con tanti altri da stasera in rete e da domani sui giornali, è ciò che lui vorrebbe per farsi pubblicità, acquisire meriti nella guerra dell’odio, uscire dall’anonimato in cui lo collocherebbe di certo la Politica, quella buona. Silvia è una ragazza solare, forte e dignitosa e non si curerà di quelle parole cattive. Il suo percorso alla ricerca di un equilibrio reale e delle cose che aveva “ perduto o dimenticato”, lo farà comunque.
L’aiuteranno la famiglia e gli amici, il quartiere intero, le Forze dell’Ordine che vigileranno sulla sua sicurezza personale minacciata dalla violenza che si muove da più parti. L’aiuterà la sua storia personale e quella cultura della vita che l’ha portata, a mani nude e incolpevole indifesa, in Kenia per difendere la vita e la speranza di tanti bambini affamati e morenti, per il solo fatto di essere neri in terra d’Africa. All’Italia democratica e della Pace, non interessa affatto cosa Silvia sia diventata e il modo e le vesti con cui è tornata. Interessa solo il motivo per cui è partita, le ragioni del cuore, che da italiana l’hanno mossa verso un’avventura rischiosa e faticosa. Se volessimo proprio insistere sulla religione, interessa non quella nuova a cui si sarebbe convertita, ma quella che, professata o no, pratica o no, l’ha formata in coscienza e conoscenza qui da noi, nell’Italia cattolica.
Di quelle parole “ sputate” oggi in aula, quel parlamentare non deve rispondere a Silvia, ma agli italiani e al Parlamento. Solo a loro, i veri offesi e i più minacciati. Solo a loro.
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