di CARLO SALVO*
Un detto antico che trova rispondenza anche nell'epoca moderna dice: “ogni popolo ha i governanti che merita”. Potrebbe essere una sorta di giustificazione a quanto la Calabria sta vivendo in materia sanitaria, ma in realtà tale disastrosa condizione è frutto di una vera e propria commistione tra esercizio di voto ed operatività degli eletti. La penosa intervista dell'ex commissario alla sanità della Calabria, quella organizzata da Rai3 prima e da Giletti poi, ci ha dato l'opportunità di far luce sulle problematiche sanitarie legate ad una scellerata gestione commissariale, ma non ha indotto, in noi calabresi, una vera e propria riflessione sulle reali ed esclusive colpe di matrice politica - clientelare. Invero, se l'ex commissario Cottarelli ha giocato sulla pelle dei calabresi, la responsabilità va attribuita anche a coloro i quali hanno creato le condizioni favorevoli alla nomina di soggetti non idonei a svolgere funzioni di si tal delicatezza. I calabresi, devono capire una volta per tutte che il “modus operandi” posto in essere dal Generale Cotticelli non è un'eccezione ma una regola fissa che ha fatto della Calabria la regione più inaffidabile d’Italia.
Oggi ci stupiamo e ci arrabbiamo se la nostra regione viene considerata “zona rossa” senza un numero considerevole di contagi, laddove ci siamo distinti per l'incapacità e la mancanza di cultura gestionale - amministrativa della cosa pubblica, soprattutto nel campo sanitario. Non ci dobbiamo dimenticare di quanto è successo nel corso dell’intervista al dirigente regionale ed allora capo della protezione civile Domenico Pallaria, il quale, in piena pandemia ha ammesso di non conoscere i ventilatori per la respirazione assistita, o quanto riferito dal vice presidente della giunta regionale che ha dichiarato di non conoscere la situazione delle terapie intensive, o ancora le esternazioni folli del neo commissario alla sanità Zuccatelli secondo il quale le mascherine non servirebbero a nulla in quanto il “ Covid” si trasmetterebbe mediante bacio con annesso uso lingua della durata di almeno 15 minuti.
È evidente che non è una questione di titoli e/o curriculum ma di gravi forme patologiche di ignoranza che rendono tali soggetti, inidonei a ricoprire ruoli di responsabilità nell'ambito pubblico - amministrativo. Non v'è dubbio che la colpa ricade sui politici, coloro i quali hanno operato le scelte ed hanno omesso di esercitare i dovuti controlli, atti a verificare l'operato dei soggetti coinvolti nel ciclone mediatico ad esclusivo danno della Calabria e dei calabresi. Ma cosa potevamo aspettarci da politici di basso profilo, impegnati in operazioni di proselitismo elettorale senza lavorare nella prospettiva di rilancio dell'economia territoriale.
Ad un anno dall'insediamento dei nuovi onorevoli regionali, la Calabria non ha assistito ad una discontinuità con la gestione del passato, al contrario abbiamo assistito alla staticità tipica di chi agli interessi del territorio ha anteposto quella dei potentati elettorali. Il bilancio è negativo e la colpa va attribuita anche agli elettori, non esenti da responsabilità, per la richiesta di quelle forme tipiche di assistenzialismo e favoritismo, convinti che il voto rappresenta uno strumento utile ad esercitare una forma di baratto la cui richiesta può variare dall’incarico professionale al semplice piatto di pasta o pizza. Questo è il prezzo che oggi stiamo pagando, l’aver svenduto il voto al politicante di turno, asservito ad un potere diverso da quello popolare, il cui interesse è rivolto ad una forma di conservazione dello stato attuale, limitando così la nascita di quelle organizzazioni imprenditoriali, volano tipico delle regioni sviluppate.
*avvocato
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