La riflessione. L'avvocato Conidi: "Questa giustizia non mi piace"

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Avv. M. Claudia Conidi Patrocinante in Cassazione
  17 settembre 2020 09:48

di MARIA CLAUDIA CONIDI*

Se è vero che la giustizia è comunque amministrata dagli uomini e che questi, comunque, possono sbagliare, è altrettanto vero che non è accettabile assistere a certi "numeri" sempre più eclatanti, cui in primis posso assistere quale "spettatore qualificato", ovvero quale legale di collaboratori di giustizia, per soppesarne e tastarne l'assoluta assurdità.

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Si tratta di provvedimenti "de libertate" in contrasto con i principi ispiratori del nostro sistema giuridico e processuale. Se la giustizia è amministrata in nome del popolo italiano e tutti sono uguali di fronte alla legge, credo che i criteri ispiratori del diritto debbano applicarsi a tutti indistintamente, senza pregiudizi o favoritismi di sorta. Mi riferisco all' annosa questione riguardante le esigenze cautelari legate alla pericolosità sociale di chi vi sia stato sottoposto, ovvero alle possibilità di reiterare il reato o inquinare le prove che spesso vengono applicate in maniera non del tutto scevra da  preconcetti o pregiudizi di sorta, pur nella piena evidenza dei presupposti oggettivi sui quali le stesse dovrebbero essere state applicate,  in misura piena o gradata che sia, cioè dalla reclusione carceraria , a quella domiciliare. Accade cioè, che, ad esempio, è  qui la lingua batte dove il dente duole, un collaboratore di giustizia cioè ex delinquente come tale  già dissociato dal contesto criminale, sia ancora considerato dai giudici un soggetto pericoloso e dunque permanga in carcere, in forza del suo passato delinquenziale, senza considerare il presente stato  mutato in favore della legge , conclamato e testato processualmente con sentenze acclaranti la  predetta dissociazione , per il concreto e fattivo aiuto  dato alla giustizia, Accade altresì che altri soggetti considerati “collaboratori di serie A “, possano accedere a benefici premiali di natura penitenziaria o cautelare, standosene tranquillamente in posti fuori dal carcere, quasi in forza di “ispirazione divina” per poter meglio trascorrere il tempo della “penitenza processuale”, pur continuando a manifestare la propria pervicacia nel mentire collaborando falsamente con gli inquirenti.  Questo accade purtroppo sotto gli occhi ormai di tutti, in ossequio a toghe ormai rimesse ai bordi di un percorso deviato, ma che ancora, evidentemente producono effetti fin troppo assai evidenti. 

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Ritrattare le accuse per un collaboratore di giustizia degno di questo nome significa secondo la legge in materia, perdere credibilità, programma di protezione, qualsiasi beneficio premiale, tornando in carcere senza possibilità di riscatto, se non a seguito del conseguimento di una sentenza che abbia comprovato l’attendibilità del dichiarante chiamante in correità.  

Accade però che alcuni di essi  possano concedersi il lusso di ritrattare le accuse mosse in precedenza e continuare nonostante ciò ad essere sbandierati e usati in processi penali eclatanti, mantenendo i benefici penitenziari o le misure cautelari gradate degli arresti domiciliari in luoghi prescelti,   Siamo d’accordo, serve anche la carta igienica, ma sarebbe meglio usarla negli appositi locali preposti ai fabbisogni fisiologici, anziché nelle aule in cui dovrebbe essere amministrata la giustizia, quella di serie A. Se questo giova a continuare a rendersi meritevoli dei benefici, in precedenza acquisiti, ben venga ,ma ciò dovrebbe valere per tutti indistintamente.

Mi sia consentito per ultimo affermare che questa giustizia non mi piace e se continuo a fare il mio lavoro con entusiasmo è soltanto perché credo ancora che al di là di alcuni esempi sia pure eclatanti di "giustizia opinabile”, esista ancora una "giustizia vera” quella per cui ogni giorno qualcuno si alza, e rischiando la propria vita continua a fare onestamente il proprio lavoro. Insomma quella giustizia che valga per tutti allo stesso modo, sia che nel passato ci si sia rivestiti di un manto nero o indossato un colletto bianco, o semplicemente ci si sia bardati di un passamontagna, imbracciando un mitra. In questo ultimo caso si badi di certo, guadagnandosi da vivere rischiando la propria vita non certo, facendo carriera ministeriale a spese dello Stato.

*avvocato

 

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