di PASQUALE POERIO*
Le carceri attuali: una "medicina sbagliata per la patologia delinquenziale". Occorre cambiare terapia.
È veramente cosa assurda che le vicende carcerarie giornaliere di ogni Regione d`Italia non spingano a correggere definitivamente gli errori e orrori.
Non è più tempo di fare dottrina in merito, occorrono fatti.
La fiducia posta al sistema carcerario in tutti questi anni si è rivelata una "cura insufficiente". È doveroso somministrare "farmaci nuovi".
Superare l`idea di carcere. Abolire, sostituire.
Sarebbe un modo giusto di stare a passo con il nuovo diritto penale più flessibile, aperto, dinamico, sovranazionale.
Tale idea, indubbiamente, costituirebbe la più grande novità del secolo in campo giudiziario e ci scontrerebbe con la società giustizialista la quale farebbe difficoltà a comprendere un nuovo modo di sconto di pena.
È giunto il momento di immaginare alternative più umane ed efficaci all`uso del carcere come arma classista e di vendetta sociale.
Dall`altro versante non bisogna credere che abolire il carcere significhi abolire la giustizia e che ogni crimine debba rimanere impunito.
Sarebbe inimmaginabile l`abolizione del diritto in una società di diritto.
Il carcere così strutturato e concepito non da sicurezza, non rieduca, toglie la dignità e viola la Costituzione.
Il carcere così strutturato è una pena di morte "occulta".
L`evoluzione della scienza penalistica deve comprendere ogni aspetto del diritto e processo penale poiché risulta strano progredire "a metà" in un momento in cui il diritto esige certezza più che mai.
In definitiva deve essere creato un sistema di sconto di pena che metta il soggetto destinatario nelle condizioni di sentirsi un "libero detenuto".
*Avvocato
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