di RUGGERO PEGNA
Finalmente, quello che sembrava un sogno irrealizzabile sta per diventare realtà. La giunta regionale della Calabria ha approvato una variazione di bilancio per la realizzazione a Lamezia Terme di studi cinematografici, più correttamente per la “Produzione cinematografica e la serialità audiovisiva”. Insomma, quella che sta per nascere è una sorta di Cinecittà, forse ancora più idonea e adatta alle moderne esigenze del settore. Certamente, la posizione strategica la collegherà in tempi brevissimi con il mondo intero, poiché sarà collocata nei pressi dello svincolo dell’Aeroporto, al centro del nodo di comunicazione più importante della Calabria e del Meridione, servito anche da stazione ferroviaria centrale, tre uscite autostradali, superstrade e statali.
Per un mondo in cui il tempo è denaro, Lamezia ha tutti i requisiti necessari allo scopo, presentandosi come un polo alternativo e meno congestionato di quelli del centro-nord, peraltro con caratteristiche climatiche straordinarie e location dalle bellezze mozzafiato a poca distanza, dal mare alla montagna, dai laghi dal paesaggio svizzero, a beni culturali e siti archeologici maestosi. Finalmente, con anni di ritardo, si punta a rispondere in modo serio, concreto e intelligente, alle potenzialità di una Regione unica per la varietà delle bellezze paesaggistiche, per l’immenso e inestimabile patrimonio storico e artistico. La storia vuole che il punto prescelto, come logica impone per centralità, sia proprio dove stava per nascere l’Università della Calabria e dove, invece, negli anni settanta veniva installata la Sir (Società Italiana Resine) di Nino Rovelli, l’allora terzo gruppo chimico italiano dopo Eni e Montedison. Con il suo gigantesco pontile per l’attracco di petroliere e strutture industriali laceranti, in un autentico giardino sul mare, la Sir violentò e ferì la bellezza del luogo ma anche le aspettative occupazionali di una terra abbandonata, i sogni di chi credeva in una rapido sviluppo della Calabria e in futuro economico contro natura.
Un’opera illogica, inserita nel famoso pacchetto Colombo, dal nome del ministro dell’epoca, che aveva deciso di finanziare l’insensato complesso industriale. In uno dei posti più belli d’Europa, a pochi metri dal mare della costa tirrenica, tra le perle di Pizzo, Tropea, Capo Vaticano, da un lato, Gizzeria, Falerna, Amantea, dall’altro, una politica miope aveva creduto che lo sviluppo della Calabria dovesse passare da un ciclopico intervento invasivo e altamente inquinante, dall’impatto ambientale devastante, costato centinaia di miliardi e fallito dopo pochi anni. Già nel 1981 la Sir chiuse i battenti, lasciando alte percentuali di diossina e cicatrici indelebili, come il pontile, ora quasi tutto crollato, che era diventato il triste luogo per pescatori senza barca e pensatori solitari.
Il paradosso vuole che, tutt’intorno all’ex Sir, il territorio sia stato poi protetto da vincoli paesaggistici, presentando anche tratti di pineta mediterranea sulla spiaggia, da cartoline uniche al mondo; ma, come se non bastasse, tra le aziende che sono subentrate nella riconversione dell’area, ancora ce ne sono alcune altrettanto inquinanti, come attestano la presenza di ferro, arsenico e manganese nelle acque adiacenti. Finalmente, però, dopo decenni di assurde decisioni e criminale abbandono, si comincia a intravedere quello che buon senso e lungimiranza avrebbero dovuto indicare da tempo. Per la regione che, in tanti, hanno definito la California italiana, bisognava puntare su centri per la Cultura, lo Spettacolo, il Turismo e, appunto, per la produzione cinematografica. Arrivati in aeroporto, in cinque minuti si è negli studi, poi si riparte per Roma o New York all’istante. Se è vero che lo spot di Muccino ha meritato giudizi severi, innanzitutto per i costi, commisurati a durata e qualità del prodotto, il concretizzarsi di questo progetto merita, senza alcun dubbio, il plauso incondizionato di tutti.
Bene ha fatto Spirlì a dare seguito a un progetto che può cambiare la storia. Il futuro della Calabria può iniziare proprio da questa scelta straordinaria, trasformando una terra dal recente passato di totale degrado, ma dagli antichi splendori, in un set di “grande bellezza”, capace di dare occupazione a migliaia di persone, soprattutto giovani fermandone l’esodo, produrre ricadute su un indotto vastissimo, promuovere finalmente il turismo nel modo più efficace e naturale. Laddove la ‘ndrangheta ha distrutto perfino l’immagine e si sta già celebrando Rinascita Scott, il più grande processo alla mafia calabrese, come segni di un’attesa inversione del destino, sta per nascere una struttura che potrebbe far rivivere le storie di boss soltanto in film sul passato! E, come se non bastasse, in questi giorni un gruppo di miliardari del Bahrain ha presentato al Comune di Lamezia Terme un progetto turistico futuristico, con tanto di porto, campi da golf e ogni ben di Dio. Lo stesso Dio che, evidentemente, si è finalmente ricordato di aver creato un piccolo paradiso da queste parti, ricco di tutto, dalle acque termali al mare!
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