La Rsu del Tribunale e giudice di pace di Catanzaro tira le somme di un semestre "parecchio difficile, che ha visto la compagine giudiziaria di questo Tribunale, impegnata a fronteggiare, seppur con mille disagi e difficoltà, una situazione difficile e soprattutto imprevista e non programmabile, che ha colto tutti di sorpresa".
La Rsu del Tribunale di Catanzaro esprime così "un ringraziamento particolare va al nostro dirigente dottor Antonio Chiefalo, al quale rinnoviamo la nostra solidarietà e il nostro sostegno per i continui ed immotivati attacchi, soprattutto mediatici, subiti dalla classe forense".
"Il dottor Chiefalo ha saputo essere vicino al personale, organizzandolo al meglio, secondo le direttive ministeriali, contemperando il diritto alla salute dei lavoratori con quello del mantenimento della macchina giudiziaria sulle attività indifferibili. L'ottenimento di questo equilibrio è stato possibile grazie all'adozione di provvedimenti in linea con i decreti emanati dal Governo, dal Ministero della salute e non ultimo dal Ministero della Giustizia, tutti indirizzati alla salvaguardia della salute, non solo del personale giudiziario, ma anche dell'utenza esterna, dal personale delle pulizie, a quello di vigilanza, ivi compresa l'avvocatura, nella consapevolezza che la macchina giudiziaria non poteva e non si è mai fermata".
"Grazie all'impegno di tutto il personale, che è stato esemplare nell'espletamento dei propri doveri, il Tribunale e il Giudice di Pace non sono mai stati chiusi e le attività, secondo le indicazioni fornite dai vari decreti e dalle varie linee guida , a cui la RSU non è stata mai coinvolta, sono state azionate. Ci ritroviamo a settembre- scrive la Rsu del Tribunale del capoluogo- con l'auspicio di aver lasciato alle spalle il Covid, e con l'augurio di riprendere le attività , con rinnovata collaborazione abbandonando ogni attrito con l'utenza tutta, pur eventualmente continuando lo Smart working come per tutti gli altri uffici pubblici, nel migliore dei modi possibili, nel rispetto dei propri doveri, nel riconoscimento dei propri diritti, delle rispettive professionalità e competenze".
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