Il “viaggio” nella sanità della nostra regione, che Lino Puzzonia sta compiendo per La Nuova Calabria, continua. Questa di oggi è la quarta puntata nella quale Puzzonia entra nel merito delle scelte politiche fatte dai governi che si sono susseguiti nel tempo. E fa una affermazione che in effetti trova riscontro “abbiamo spesso male utilizzato le risorse che abbiamo avuto a disposizione per la sanità pubblica.” Una puntata che merita attenta lettura per capire tanti passaggi e quali gli errori commessi ma anche i torti patiti per storture legislative e come ieri sarebbe stato utile fare quello che si sta realizzando oggi a Catanzaro con la “fusione” delle due aziende ospedaliere in una unica grande azienda, come si auspica, possa diventare la “Dulbecco”.
“Fin qui ho deliberatamente scelto di non trascurare alcuna delle colpe dei calabresi o meglio della politica calabrese sul piano operativo in campo sanitario.
L’ho fatto deliberatamente per non correre il rischio di far la parte della categoria del meridionale piagnone che si rifugia sistematicamente nel vittimismo che pure è in certa misura presente nella nostra cultura.
Bene allora: abbiamo spesso male utilizzato le risorse che abbiamo avuto a disposizione della sanità pubblica. Piu avanti sfiorerò anche le problematiche di tipo economico finanziario ed amministrativo sulle quali tuttavia non ho alcuna competenza per un giudizio oggettivo ma, certamente, abbiamo avuto a disposizione meno di altri.
La Calabria infatti non è una regione “canaglia”, come dipinta spesso da alcuni media e da alcuni commenti nordisti. Storicamente essa è stata penalizzata dallo sviluppo duale dell’Italia e da una iniqua ripartizione di tutte le risorse da quelle per la sanità a quelle infrastrutturali a quelle dei servizi essenziali (a cominciare dagli asili), a quelle della difesa del territorio.
Il sottofinanziamento in sanità ha attraversato almeno tre diverse fasi ad alcune delle quali abbiamo già accennato ma alle quali stiamo tornando adesso in maniera schematica.
All’inizio fu appunto la spesa storica, Chi riusciva a spendere di più aveva sistematicamente di più e naturalmente questo favoriva le regioni con maggiori e migliori strutture. Come abbiamo già detto il tentativo di inseguimento fu intempestivo e privo di effetti.
Siamo alla fine degli anni ottanta e la spesa sanitaria in Italia tende a crescere esponenzialmente, passando da poco più di 60 mila miliardi di lire nel 1988 ai quasi 100 mila dei primi anni novanta. Ciò accade per diverse ragioni, le principali delle quali mi paiono:
Si giunge così a una profonda revisione della Riforma. Tanto per cambiare con un altro ministro liberale (De Lorenzo) che con due successivi strumenti legislativi (I decreti legislativi 502/92 e il 517/93) mette in atto un forte cambiamento del sistema che introduce, come abbiamo detto all’inizio, due nuovi principi fondamentali quello dell’economicità e quello dell’appropriatezza.
Si va insomma alla ricerca dell’efficacia delle misure sanitarie e anche della loro efficienza. Questo processo è ricordato come Aziendalizzazione della sanità.
La USL diventa ASL e alcuni grandi ospedali possono essere costituiti in Aziende autonome, le une e le altre con la direzione monocratica del Direttore generale (che deve possedere certi titoli).
In Calabria per non farci mancare niente di Aziende ospedaliere ne costituiamo addirittura quattro! Due nella sola città di Catanzaro. Quanto sarebbe stato utile unificare allora le due Aziende e creare l’unica Azienda ospedaliero-universitaria della Calabria.
L’aspetto migliore per quanto riguarda la Calabria delle leggi del 92-93 è che in maniera esplicita finisce la spesa storica e viene finalmente realizzato il principio riformista del finanziamento in base alla popolazione delle regioni. Nel 1996 si registra la prima (e ultima) ripartizione del Fondo sanitario nazionale “pro capite”. In Calabria e alle Aziende giungono un sacco di soldi così inaspettatamente che non si sa come spenderli perché non esiste alcuna programmazione.
In realtà la festa dura poco. Fin dall’anno seguente viene introdotta la quota pro capite “pesata” cioè corretta per ogni regione in base a criteri poco trasparenti, abbastanza aleatori, coi quali si introduce una nuova discriminazione. I settentrionali sembrano più vecchi e malati e quindi devono avere di più mentre la configurazione del territorio e la media delle condizioni socioeconomiche sembrano contare di meno.
Nel tempo guardiamo che cosa succede . La tab. 1 mostra la ripartizione del FSN nel 2015
Regioni |
|
Euro pro capite |
vs media |
PA BOLZANO |
|
2.291 |
1,20 |
PA TRENTO |
|
2.265 |
1,19 |
V. AOSTA |
|
2.260 |
1,19 |
FRIULI |
|
2.127 |
1,12 |
MOLISE |
|
2.074 |
1,09 |
LAZIO |
|
2.048 |
1,08 |
LIGURIA |
|
2.043 |
1,07 |
E. ROMAGNA |
|
2.037 |
1,07 |
SARDEGNA |
|
1.995 |
1,05 |
TOSCANA |
|
1.995 |
1,05 |
PIEMONTE |
|
1.961 |
1,03 |
LOMBARDIA |
|
1.926 |
1,01 |
UMBRIA |
|
1.904 |
1,00 |
ITALIA |
|
1.903 |
1,00 |
VENETO |
|
1.862 |
0,98 |
BASILICATA |
|
1.843 |
0,97 |
MARCHE |
|
1.834 |
0,96 |
ABRUZZO |
|
1.825 |
0,96 |
PUGLIA |
|
1.746 |
0,92 |
SICILIA |
|
1.743 |
0,92 |
CALABRIA |
|
1.731 |
0,91 |
CAMPANIA |
1.713 |
0,90 |
Tab 1
La salute di un calabrese valeva, per esempio, il 16% in meno di un ligure! E il 25% in meno di un altoatesino!
Eppure proprio in quegli anni il Collega Gino Nanci e un nutrito numero di medici di medicina generale catanzaresi dimostravano con uno straordinario lavoro sulla cronicità che era proprio in Calabria che la morbilità incideva maggiormente e che nel tempo anche la mortalità e la vita media si andavano invertendo.
Le sue conclusioni erano che, ove correttamente finanziata, la sanità calabrese non sarebbe stata sottoposta al Piano di Rientro con tutte le nefande conseguenze che ne sono seguite,
Solo negli ultimi anni la situazione è andata leggermente migliorando
Tab . 2 Ripartizione FSN per regioni 2020 |
||||
Regioni |
Quota Fondo (Fabb. Standard+premialità) |
Popolazione |
Quota pro capite |
|
Liguria |
3.122.384.590 |
|
1.543.127 |
2.023 |
Molise |
590.062.340 |
|
302.265 |
1.952 |
Basilicata |
1.076.498.317 |
|
556.934 |
1.933 |
Friuli Venezia Giulia |
2.334.228.019 |
|
1.211.357 |
1.927 |
Umbria |
1.690.048.378 |
|
880.285 |
1.920 |
Piemonte |
8.333.077.908 |
|
4.341.375 |
1.919 |
Toscana |
7.128.253.638 |
|
3.722.729 |
1.915 |
Marche |
2.900.688.437 |
|
1.518.400 |
1.910 |
Sardegna |
3.102.538.456 |
|
1.630.474 |
1.903 |
Abruzzo |
2.477.332.038 |
|
1.305.770 |
1.897 |
MEDIA |
5.398.126.095 |
|
2.868.792 |
1.896 |
Valle D’Aosta |
237.495.569 |
|
125.501 |
1.892 |
Emilia Romagna |
8.440.063.814 |
|
4.467.118 |
1.889 |
Calabria |
3.614.024.973 |
|
1.924.701 |
1.878 |
Veneto |
9.212.997.881 |
|
4.907.704 |
1.877 |
Puglia |
7.490.311.963 |
|
4.008.296 |
1.869 |
Lazio |
10.947.710.355 |
|
5.865.544 |
1.866 |
Lombardia |
18.826.752.911 |
|
10.103.969 |
1.863 |
Sicilia |
9.228.051.830 |
|
4.968.410 |
1.857 |
Trento |
1.006.577.050 |
|
542.739 |
1.855 |
Campania |
10.631.183.187 |
|
5.785.861 |
1.837 |
Bolzano |
970.366.347 |
|
532.080 |
1.824 |
Totale |
113.360.648.000 |
|
60.244.639 |
- |
|
|
|
|
|
Fonte: elaborazione Osservatorio CPI su dati Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e Istat |
Tuttavia un calabrese vale ancora quasi il 10% in meno di un ligure
Le cose sono a posto allora? NO!
È già iniziata la terza fase della rapina. Ne parleremo la prossima volta
Lino Puzzonia
4- Continua
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