"La società signorile di massa"

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  02 novembre 2019 17:41

I veri pensatori, in questo caso un sociologo, il Professor Luca Ricolfi, fanno parlare i fatti e su questi costruiscono le loro teorie, non come spesso fanno i nostri intellettuali che elaborano le loro tesi  prescindendo irenicamente dalla realtà, non tenendola cioè in nessuna considerazione. Un male antico della nostra tradizione culturale!

La tesi che vorrei difendere in  questo libro è che lItalia non è una società del benessere afflitta da qualche imperfezione, ma è un tipo nuovo, forse unico, di configurazione sociale. La chiamerò Società signorile di massa, perché essa è il prodotto dellinnesto, sul suo corpo principale, che resta capitalistico, di elementi tipici delle società signorili del passato feudale e precapitalistico. Per Società signorile di massa intendo una società opulenta in cui leconomia non cresce più e i cittadini che accedono al surplus senza lavorare sono più numerosi dei cittadini che lavorano”.

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Dallanalisi che il Professor Ricolfi fa della  società italiana, ricca di dati e analisi statistiche, ricomprese in una vasta e aggiornata bibliografia, emerge la fisionomia di noi italiani, cittadini di una Società signorile di massa.Tre sono i pilastri di questa Società:

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I) Il numero di cittadini che non lavorano ha superato il numero dei cittadini che lavorano
II) La condizione signorile, ovvero l’ accesso ai consumi opulenti da parte dei cittadini che non lavorano è diventata di massa
III) Il sovraprodotto ha cessato di crescere, ovvero leconomia è entrata in un regime di stagnazione o di decrescita.

La Societa’ signorile di massa, vede poi nel risparmio dei padri e  nella distruzione della scuola altre due colonne portanti della sua complessa architettura. Ma c’è un altro pilastro che è altrettanto essenziale.... lesistenza di una vasta infrastruttura paraschiavistica...una serie cioè di situazioni nelle quali una parte della popolazione residente (spesso costituita da stranieri) si trova collocata in ruoli servili o di iper sfruttamento, per lo più a beneficio di cittadini italiani.

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Nietzsche, come è noto, sosteneva che non ci sono fatti ma solo interpretazioni; Umberto Eco, saggiamente, aveva in proposito un pensiero più elastico, e, prendendo come esempio il cacciavite, ci ricordava che lo possiamo usare(interpretare) per battere un chiodo come anche per fare un foro nel terreno, ma sarebbe azzardato e segno di latente masochismo, se lo volessimo utilizzare (interpretare) per  pulirsi gli orecchi! I fatti, lo si dovrebbe ricordare, anche se sono carichi di teoria, oppongono un limite alla loro interpretazione!Non sono emendabili” direbbe Maurizio Ferraris.

La lucidità che accompagna la lettura di  questo libro, ci dovrebbe ricordare che siamo eredi (degni?) di quella tradizione di galileiana memoria, che ci ha visto primeggiare nel mondo e che dovrebbe rappresentare il primo passo, lincipit irrinunciabile, di qualsivoglia percorso di conoscenza di una natura che, come diceva Eraclito, ama nascondersi, ma che attraverso le sensate esperienze e le certe dimostrazioni” abbiamo iniziato lentamente a scoprire.

P.S. Per fugare ogni dubbio, il Professor Ricolfi è un uomo di sinistra che ha più volte, con i suoi libri ( Sinistra e popolo. Il conflitto al tempo dei populismi; Perché siamo antipatici. La sinistra e il complesso dei migliori) messo in evidenza con coraggio e onestà intellettuale, quegli aspetti e quei comportamenti che hanno nel tempo condizionato negativamente la sinistra, fino a condurla in un  vicolo cieco. Ricolfi, come lui stesso ci ricorda, è debitore nei confronti del  suo maestro, leconomista Claudio Napoleoni(1924-1988), eletto per tre legislature nella compagine di quelli che venivano definiti indipendenti di sinistra, eletti nelle liste del PCI, debitore proprio della locuzione Società  signorile: Per Napoleoni era il consumo signorile dei ceti parassitari e non lo sfruttamento del lavoro operaio da parte dei  capitalisti il vero male della società italiana.

                                                          Tullio Barni

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