di CLAUDIA FISCILETTI
Leonardo Marzano, classe 1920, è quel tipo di uomo che almeno una volta nella vita si vorrebbe incontrare di persona. Padre affettuoso, nonno amorevole, è nato a Rocca di Neto, ma ha trascorso a Santa Severina tutta la sua vita, fino al 2017, quando una brutta malattia lo ha portato via.
Ma Leonardo è più di un semplice uomo che ha condotto la sua vita in maniera esemplare. Leonardo è anche e soprattutto un eroe italiano che ha visto con i propri occhi gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
Chiamato alle armi nel 1942, nel ’43 si è trovato a presidiare una base militare in Croazia quando Badoglio firmò l’Armistizio, l’8 settembre. Da quel momento i militari italiani sparsi nei diversi fronti di guerra sono stati lasciati a se stessi o prede dei nazisti che hanno imposto loro una scelta: combattere al loro fianco o essere deportati. Con questa premessa nasce la figura degli Internati Militari Italiani (IMI), termine coniato da Hitler per indicare i soldati italiani prigionieri del Terzo Reich e puniti con i lavori forzati nei campi di concentramento per essersi rifiutati di tradire la loro patria combattendo con i tedeschi.
Leonardo Marzano fu rinchiuso nel campo di Meppen, in Germania, un agglomerato di lager di ogni tipo, dai campi di lavoro ai campi “lazzaretto” alle fabbriche di produzioni belliche. Ha trascorso a Meppen diciotto mesi infernali, in condizioni disumane, vedendo con i suoi occhi scene e avvenimenti crudeli e lesivi dei diritti umani.
A raccontare la sua storia per La Nuova Calabria è Elisa Viapiana, nipote di Leonardo, con cui ha sempre avuto un rapporto molto stretto. Professoressa all’Istituto Comprensivo Nord-Est Manzoni di Catanzaro, Elisa parla del nonno ricordandolo con tenerezza e affetto, custodendo ogni storia che le è stata raccontata e portando avanti la memoria di una categoria spesso dimenticata.
Simbolo della cosiddetta “Resistenza senz’armi”, meno conosciuta rispetto alla Resistenza partigiana, gli IMI sono ancora oggi una figura di cui non si parla abbastanza.
L’essere classificati come IMI ha fatto sì che non venisse loro riconosciuto lo stato di prigionieri di guerra garantito dalla Convenzione di Ginevra del 1929. Ancora oggi è in atto una battaglia per il loro diritto al risarcimento.
La professoressa Viapiana porta con sé le foto del nonno, quelle a cui è particolarmente attaccata, porta vecchi documenti che testimoniano l’andata in guerra di Leonardo e porta le medaglie ricevute, comunque troppo tardi. Solo nel 2008 è iniziato a smuoversi qualcosa, quando Germania e Italia hanno deciso che fosse il caso di dare un riconoscimento a questi soldati, dando la medaglia d’onore a coloro che ne hanno fatto richiesta documentata. Leonardo Marzano ha ricevuto la sua medaglia nel 2015, a Crotone, ma per un eroe italiano del suo calibro sembra ancora troppo poco. La strada per riabilitare in pieno gli IMI è ancora lunga.
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