di SETTIMIO PAONE
La storia che vi vogliamo raccontare oggi è quella di una donna comune, una delle tante che da giovanissima ha lasciato il proprio paese inseguendo un destino incerto, ma che oggi ritorna, portando con sé un carico prezioso: la propria arte, la memoria e la voglia di donare qualcosa alla comunità.
Si chiama Liberata Carito, nata e cresciuta nel piccolo borgo di Montauro, dove ha frequentato la scuola dell’obbligo prima di intraprendere, come tanti giovani calabresi, il viaggio verso il Nord. A chiamarla fu la sorella maggiore, già trasferita a Milano, nella celebre via Gluck – quella che Adriano Celentano rese immortale nella sua canzone – per darle una mano come babysitter con il figlio.
Un viaggio lungo, quello verso Milano, che lasciava il tempo per pensare a ciò che si stava lasciando e immaginare ciò che sarebbe potuto essere. E da quel viaggio sono passati molti anni. Ora, Liberata è pronta a tornare per sempre nel suo amato Montauro, nella prossima primavera.
Ma non tornerà a mani vuote. Ad accompagnarla ci sarà una forma d’arte personale, che ha scoperto e coltivato proprio nella città meneghina: la creazione di gioielli di bigiotteria utilizzando oggetti di recupero, come vecchie collane rotte, bracciali, bottoni, piccoli elementi dimenticati, a cui Liberata regala una nuova vita.
Le sue creazioni sono uniche, frutto di passione e studio, nate da un hobby che lei stessa definisce così:
“Non è un mestiere, ma una passione che mi permette di dare forma alla mia fantasia, di creare piccoli monili per esaltare la bellezza di noi donne.”
Il suo rientro a Montauro è imminente, e con sé porta anche una visione: perché non pensare a laboratori per i ragazzi, spazi creativi dove manualità e fantasia possano intrecciarsi in modo autentico? Un’alternativa concreta e stimolante alle forme passive di intrattenimento che troppo spesso accompagnano la quotidianità dei più giovani.
Liberata Carito non è un’artista da palcoscenico, ma una donna del popolo che ha saputo trasformare la nostalgia in espressione, l’assenza in creazione, il ritorno in dono. Una storia come tante, eppure unica, che fa bene raccontare.
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