Da qualche settimana si trova nelle librerie italiane un altro interessantissimo saggio scritto dallo storico Saverio Abenavoli Montebianco, appassionato cultore della “Civilisation normande” e della affascinante epopea dei normanni dell’Italia Meridionale.
Il titolo del nuovo libro è: “La Tragedia degli Alberti e la strage di Pentidattilo”, edito dalla Rondine di Catanzaro.
Il testo illustra il tragico avvenimento della strage di Pentidattilo con lo sterminio della Famiglia del Marchese Alberti, la quale esce dall’ambito della storia locale o regionale per acquistare specificità di simbolo di rivolta contro l’immenso degrado morale, sociale, economico e comportamentale, contro la protervia usurpatrice e banditesca della nuova classe dirigente dei funzionari e dei “nuovi nobili” della Corte del Vicereame di Napoli nei secoli XVI e XVII, a parere unanime degli storici e degli studiosi, i secoli più oscuri, più tenebrosi, più corrotti, più degradati e più lacrimevoli della storia del Mezzogiorno di Italia.
Per la Corte spagnola del Vicerè, la Calabria ed il Napoletano erano solo delle Colonie di rango africano dalle quali prelevare risorse economiche necessarie per le continue guerre. I Vicerè che si sono succeduti non governarono affatto il Meridione di Italia e lo amministrarono molto male anche con l’aiuto di funzionari corrotti e dei “nuovi nobili” che erano arrivati al feudo dopo le loro scorrerie di sopraffazioni e di illegittimi maneggi mercantili!.
La Tragedia di Pentidattilo pertanto, non può essere enucleata dal suo contesto e dal suo naturale background storico nel secolo XVII che resta lo scenario principale ed il terreno necessario e la “conditio sine qua non”, per una corretta, valida ed equilibrata relazione espositiva. Altrimenti si rischia di perpetuare ulteriormente ed ancora, tutte le falsità storiche della “sfrontata e perfida montatura spagnola”, che voleva fare ricadere sulle spalle del povero Bernardino e della sua sfortunata Antonia tutte le colpe del misfatto!.
Falsità storiche, ingiuste accuse, devastazioni del buonsenso e della ragionevolezza, falsi racconti di eventi, e bugie stellari, da parte degli arroganti funzionari spagnoli per accusare Bernardino dei tanti omicidi che andava impiccato insieme alla moglie Antonia, per impossessarsi dei loro ricchi e rinomati feudi tanti agognati dai funzionari spagnoli.
Questi ultimi cercarono con ogni mezzo a disposizione di rapinare le verità storiche che riguardavano gli avvenimenti della tragedia ed il comportamento di alcuni personaggi incolpevoli ed innocenti, i quali al contrario, fin dal primo momento dei tragici eventi avevano invece conquistato il cuore, l’animo ed il profondo favore della “vox populi” e dei profondi valori delle tradizioni cavalleresche del mitico Aspromonte e dell’Area Grecanica Reggina.!
Non mancarono pertanto degli studiosi e letterati ed intere popolazioni dei paesi e dei casali Reggini, che nel comportamento politico e sociale del Cavaliere Bernardino erede di tanti eroici ed antichi cavalieri normanni – che portarono in Calabria i sani ed i corretti principi della cavalleria di Carlo Magno di cui avevano sposato le figlie ed i costumi cavallereschi – hanno voluto intravedere una valenza patriottica e risorgimentale e la continuazione della rivoluzione napoletana di Genoino e Masaniello del luglio 1647!
L’ammirazione per Bernardino Abenavoli, l’inserimento di elementi di verità e di correttezza nell’azione di Bernardino, la complicità del Clero e di ben due noti Arcivescovi Calabresi, la tolleranza dello stesso Governatore spagnolo di Reggio Calabria, subito allontanato dalla Corte, nonché la declamazione e la divulgazione della famosa sentenza di totale assoluzione di Bernardino da parte di Sua Maestà Imperiale Leopoldo di Austria, Capo della Lega Santa eseguita presso l’Altissima Corte Imperiale di Vienna nell’anno 1686, che reintegrava il valoroso Bernardino nei suoi titoli, nei suoi averi, nei suoi feudi e nelle sue alte Dignità Nobiliari e nel suo ruolo di Condottiero dell’esercito austriaco, ed infine la visione enfatizzata della sua morte eroica combattendo contro i Turchi che stavano conquistando Venezia e Vienna, nascondono con una onesta dissimulazione l’opposizione alla Spagna e creano il primo tipo di Bandito Ribelle della Calabria Moderna!.
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In questo saggio storico, tra la storia vera ed il mito (che sempre storia è ! ), l’Autore racconta nella sua documentatissima opera non solo la singolare e molto conosciuta vicenda della “Strage di Pentidattilo” che ha interessato molti scrittori e numerosi cronisti, ed anche il teatro e soprattutto il piccolo e grande schermo, ma fa rivivere anche ed ancora il mito scespiriano di Antonia e Bernardino, cioè la magnifica storia di amore contrastato tra la bellissima ed affascinante Antonia Alberti, Marchesa di Pentidattilo, ed il romantico ed eroico Cavaliere Avenel Drengot Bernardino Abenavoli, Barone di Montebello, dei Principi Normanni Avenel Quarrel Drengot di Aversa e di Capua.
Saverio Abenavoli, autore del presente saggio, dedica con affettuosa emozione questa sua opera alla Marchesina Antonia Alberti, la vera protagonista di questa storia di immenso amore, insieme con tutte le figure femminili, storiche e non, le quali patirono nella loro esistenza a causa di sublime e romantica idealità sentimentale ed amorosa!.
Esse furono sempre vittime dell’ignoranza, della ingiustizia, dell’arroganza, e degli intrighi di potere della nostra società prepotentemente governata dagli uomini, quasi sempre esse furono manipolate ed asservite nel loro ruolo essenziale di donne da una inesorabile cultura maschilista. A tal punto, come accadde alla nostra amatissima Antonia, di desiderare di essere relegata in un Convento, dove la solitudine ed il silenzio del Chiostro, riuscivano a conciliare anche con le preghiere il forte convincimento, finanche religioso, di poter trovare finalmente nell’altra vita, il premio del proprio riscatto e la conferma della propria felicità.
La tragica vicenda di Pentidattilo, dove nella notte di Pasqua del 1686 venne distrutta quasi tutta la famiglia Alberti, certamente per mano del truce “Capobastone” degli “scherani” del Marchese Alberti, che da molti cronisti viene indicato con il nome di Giuseppe Scrufari, fa da sfondo come in una tragedia greca al tragico amore tra Bernardino ed Antonia.
Ma nello stesso tempo dimostra l’eroica statura e la grande forza d’animo della giovanissima e bella Antonia, che cercò di opporsi e volle combattere contro il dominio maschile del fratello Lorenzo che la voleva sottoporre per motivi mercantili e di mero utilizzo sociale al matrimonio con uno sconosciuto di cui non sopportava neanche la presenza.
E tutto questo scempio nel bel mezzo del suo delicato periodo adolescenziale (Antonia aveva solo 18 anni ! ), durante il quale l’amore giovanile veniva ad inondare di pura e nuova luce e di incancellabile incanto il suo primo amore di donna che faceva volare i suoi sentimenti al confine con la divinazione!
Il comportamento della bellissima Antonia, la cui bellezza superava quella delle Dee dell’Olimpo, venne così a confermarsi come una personale e libera “reconquista” nell’amore per Bernardino che rappresentava non solo il suo agognato traguardo, ma la sua ancora, il completamento dei suoi sogni e della sua giovane esistenza e soprattutto del suo destino di donna!
La bella Antonia amava infatti con tutto l’ardore dei suoi giovani anni, il giovane ed adorabile Bernardino, anch’egli fortemente innamorato della splendida Antonia che poi riuscì a sposare!
Ma le conseguenze furono veramente tragiche come gli avvenimenti confermeranno!
Donna Antonia, “Coscienza Umiliata”, nei suoi affetti più cari e nei suoi sentimenti più intimi ed essenziali della sua esistenza, della sua personalità, e della sua dignità di donna, a causa dello strapotere familiare e maschilista, nonché a causa di intrighi di esperte cortigiane e di arcaiche consuetudini sociali, diventa così il simbolo sublime e la testimone della dignità umana delle donne e della idealità romantica e sognante dell’Amore Cortese!
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Il tempo ha cancellato ragioni e colpe, gioie e lutti, rovine e stragi!
Sopravvive solo nel tempo e diventa leggenda e si trasforma in Mito il grande amore contrastato tra l’affascinante castellana Antonia Alberti Marchesa di Pentidattilo, e Baronessa di Montebello, dopo il suo matrimonio con Bernardino, il leggendario cavaliere Avenel Quarrel Drengot, che immolò la sua vita combattendo contro i Turchi che stavano conquistando Vienna e Venezia!
Per la fiamma immensa della loro luminosa passione, per le loro inenarrabili pene, per le loro giovani esistenze immolate senza colpa, Antonia e Bernardino diventano con il tempo una sacra icona, un monumento perenne ed il simbolo più autentico e sublime che illumina il cuore, l’animo e la mente dell’Uomo e della Donna nel creato e per l’eternità….!
La tragedia sofoclea shakespeariana della loro vicenda passionale scritta dall’impareggiabile mano del Destino, vola verso l’eternità e continua idealmente a vivere confermandosi come solido avvenimento storico che la sensibilità e la fantasia popolare ha trasformato in un romantico Mito non meno toccante, infelice e lacrimevole, ma certamente più intenso e più sentito di quello di Giulietta e Romeo o di quello di Paolo e Francesca, con lo sfondo superbo ed incomparabile del Mitico Aspromonte, la Montagna Sacra, sede della Fata Morgana, sorella di Re Artù e culla della “Canzone di Aspromonte”, il Poema Cavalleresco dei Normanni che dall’Aspromonte volò verso l’intera Europa e verso le Corti Europee nel XII secolo, decantando il valore e le virtù cavalleresche dei Cavalieri Normanni!
La Storia non è in contrasto con i Miti, anche perché molto spesso noi riusciamo a conoscere la vera storia attraverso e grazie ai Miti!
E non va dimenticato che il “Mythos Omerico” era una parola sacra poiché veniva pronunciata da un Dio in circostanze particolarmente solenni!
Ancora oggi noi sappiamo che il Mito può essere una ricchezza inestinguibile, straordinaria e divina che ci può guidare nei sentieri aspri ma sacri della storia e nella conoscenza dei meandri dell’animo umano.
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