Martedì 20 dicembre il film-documentario di Eugenio Attanasio, regista emergente nel mondo della cinematografia locale e nazionale, che possiamo ben definire, in questo suo eccellente lavoro, il novello cantore contemporaneo della società pastorale
18 dicembre 2022 21:15di LIDIA ELIA
La transumanza, ossia la migrazione delle mandrie dalla montagna alla pianura e viceversa, con tutti i suoi suoni e riti, i suoi paesaggi e le sue tradizioni, è la protagonista del film-documentario che Eugenio Attanasio presenterà, presso la sala del Nuovo Supercinema di Catanzaro, il prossimo martedi 20 dicembre, alle 18.
Dalle foto di scena del film “Figli del Minotauro - storie di uomini e animali” erano già nate una mostra e anche una pubblicazione, firmate insieme al fotografo Antonio Renda, che avevano riscosso un certo successo. Ora, dopo una piccola tournè tra Basilicata, Sicilia e Campania, la pellicola arriva in città, con grande attesa da parte del pubblico.
Amico ed allievo di Vittorio De Seta, Attanasio è regista e storico del cinema che vanta film e pubblicazioni, nonché un attento operatore culturale che aiuta la Calabria a recuperare la memoria storica di figure prestigiose come Francesco Misiano, Tony Gaudio e Nicholas Musuraca.
Il film consente allo spettatore di immergersi in un mondo suggestivamente pensato tra il paleolitico ed il contemporaneo e permette di attraversare, in meno di due ore di proiezione, i boschi silani, la grotta del Romito di Papasidero e le grotte di Minà, solo per citarne alcuni.
Caratteristici, illuminati e illuminanti sono i personaggi, che vestono costumi, ossia velli di fattezze paleolitiche che, in alcuni passaggi, sembrano sospesi tra i monti mentre osservano la natura in cerca di carni da arrostire al fuoco delle caverne .
Scene in cui il regista si immerge e ci coinvolge in un’atmosfera che richiama archetipi per loro stessa natura inconsci e ci trasporta, attraverso la teatralità dei bravi ed indovinati attori, la fotografia, le suggestioni della musica sciamanica, in un’altra dimensione, molto più accogliente e rassicurante rispetto a quella che attualmente viviamo . .
L’opera cinematografica di Attanasio, in cui il regista da bravo documentarista mostra di non avere solo occhi ma anche etica ed estetica, rappresentando il rapporto uomo-animale all’interno dell’azienda dell’allevatore-imprenditore Salvatore Mancuso, la cui famiglia alleva podoliche da quattro generazioni; il vaccaro-imprenditore racconta e si racconta in gran parte del film che lo vede protagonista assieme a suo nipote Antonio.
Un viaggio fantastico che ha dell’inverosimile se pensiamo a quanto siamo ormai lontani dal mondo rurale che viene raccontato, con i suoi millenari linguaggi in gran parte utilizzati ancora oggi. Vi si parla del mondo dei campanacci e dell’incampanatura, dei suoni identificativi della mandria, dei ruoli che assumono gli animali all’interno del gruppo, dell’assegnazione di un nome che l’allevatore impone a ciascun animale e tanto altro ancora in una girandola magica di foto, suoni, costumi, paesaggi suggestivi, a tratti anche mistici, che rendono il documentario una pregevole testimonianza di sicuro successo.
Viene inoltre spontaneo pensare che un film così possa auspicabilmente assecondare, nell’attuale homo (non) sapiens, la conversione ecologica, che, da una mente consumistica e omologata verso il basso, si ponga sempre più con atteggiamento critico verso l’allevamento industriale, pretendendo di conoscere la qualità, la salubrità la provenienza del cibo che porta in tavola.
Questo rende il film di Attanasio estremamente attuale ed interessante, in considerazione poi dell’attenzione, tipica dell’imprenditoria etica, verso il benessere degli animali i quali, all’interno dell’azienda, vengono sostenuti per ogni loro esigenza e alimentati con erbe selvatiche per assecondarne la natura.
Il turismo di massa che in questi ultimi anni post pandemici ha caratterizzato le nostre montagne, rappresenta la testimonianza tangibile di un forte bisogno di ritrovare radici. L’organizzazione di cammini guidati in borghi e boschi da parte di agenzie e di privati,la ricerca e l’esplorazione di luoghi e situazioni dove ritrovare odori, suoni, paesaggi quasi dimenticati rappresentano il rinnovato bisogno dell’uomo di una dimensione piu umana e spirituale. E’ l’unicità del rapporto tra uomo e animale che emerge dal lavoro del bravo regista in barba alla globalizzazione che ci vuole omologati e soli.
Eugenio Attanasio, regista emergente nel mondo della cinematografia locale e nazionale, possiamo ben definirlo in questo suo eccellente lavoro, il novello cantore contemporaneo della società pastorale.
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