La scomparsa di Enzo Nicoletti (LEGGI QUI) ha sconcertato la città di Catanzaro. Ingegnere, ex consigliere comunale e provinciale di Catanzaro, era molto stimato in città. Di seguito un ricordo speciale.
di FRANCO CIMINO
Enzo Nicoletti, l’ho conosciuto che , lui, consigliere comunale, e io segretario provinciale del suo partito, la Democrazia Cristiana, ci si incontrava nelle sedi ufficiali. Erano gli anni d’oro della politica e anche dell’Italia, quelli a cavallo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta. Non poteva nascere, per la specificità dei due ruoli, né amicizia né confidenza, tra noi due. Ma il rispetto, per ciò che nei nostri rispettivi ambiti facevano, s’era reso d’obbligo. Un obbligo fattosi piacevole per la simpatia delle nostre due persone, non ho timore a dirlo. E anche, se mi è consentito, da una particolare sua sensibilità che me lo faceva percepire diverso da altri suoi colleghi. Ed è solo di questa, che, stasera, nella tristezza della notizia della sua prematura e tragica scomparsa, intendo brevemente dire, saltando a piè pari l’aspetto che lo reso noto alla politica. Quello, cioè, di essere competente e preparato, non solo per la sua professione di ingegnere, che si intendeva di urbanistica, e di imprenditore, che sapeva indirizzare le risorse. Mi interessa sottolineare quella sua particolare sensibilità di uomo delicato e di intellettuale fine. Non era nota a molti. In particolare a quei suoi amici della politica, che di lui preferivano l’intelligenza, diciamo, tecnica. Ovvero, la tecnica intelligenza. Quella spendibile sul terreno degli interessi( loro) ed elettorale( i voti per loro). Cose,queste, che non sono mancate mai, essendo Enzo un uomo di parola, un amico sincero e un alleato generoso. Quanto di questa sua donazione egli abbia ricevuto in cambio, è difficile dire. Ad occhio, anche il mio miope, si direbbe ben poco o, forse, il contrario, ossia l’ingenerosità. Allora, ricordo quella sera quando venne a trovarmi in un giorno d’inverno, nella sede bella e grande di via San Nicola. Stranamente mi trovò libero, non era facile in quegli anni che accadesse. Si trattenne molto nella mia stanza. Ricordo come fosse ora. Mi parlò della Sicilia e di Palermo. Del lavoro, quale tecnico di alta specializzazione, se non erro, alla Telecom o all’Enel, che lo porto lì, in questo “ posto stupendo”. Dell’amore che lo coinvolse pienamente, rapendolo. Quello per la donna, che sposò. E quello per i figli, dai quali fu costretto a separarsi per quei sogni che davvero finiscono all’alba. Amava ancora tutto di quella Sicilia. Anche il dolore di ogni rottura dentro di essa. Dolore, che in seguito divenne nostalgia. Valore, che seppe sempre sopportare con grande dignità. Tanti amici catanzaresi, che lo cercavano per la sua rara intelligenza, della quale speculativamente se ne servirono, non guardarono mai a quella tristezza di uomo bello e delicato. Io, però, non me la sono mai tolta dalla testa pur non incontrandolo, se non di rado e velocemente. Enzo aveva nella sua spiccata sensibilità, anche un pensiero fine e una sottile ironia che nascondeva dietro i suoi immutabili folti baffi, con la quale rideva delle piccolezze altrui. Questa bella persona è morta sulle strade della sua Sicilia. Le strade di ogni suo ritorno. Alla continua ricerca dei suoi amori per sempre.
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