L’addio di Claudio Ranieri alle panchine, indimenticabile capitano e gentiluomo

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Claudio Ranieri
  22 maggio 2024 11:41

di SERGIO DRAGONE

Lo ricordo ancora, a distanza di cinquant’anni, arrivare al raduno del Catanzaro a bordo della sua Mini Cooper assieme a Roberto Vichi. Erano i due gioiellino della primavera della Roma ceduti alla squadra calabrese. Claudio aveva 23 anni, due più di me, giovane cronista di nera e di sport. Ranieri – che ieri ha annunciato il suo ritiro definitivo dalle panchine di club, dove ha mietuto trionfi e miracoli calcistici – sarebbe diventato il giocatore con più presenze in serie A del Catanzaro tra il 1976 e il 1982.

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Ci siamo incontrati nuovamente nel 2016 quando, su iniziativa di Antonio Bevacqua e mia, poi condivisa dall’Amministrazione, gli è stata conferita la cittadinanza onoraria, all’indomani della storica conquista della Premier League con il suo Leicester.

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“Ma perché – disse ironicamente al microfono in quell’indimenticabile giornata – non ero già cittadino di Catanzaro?”. In effetti, avendo sposato una ragazza catanzarese, la figlia del giornalista sportivo Bitonti, aveva ben titolo.

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Confesso che in questi anni, a causa di Claudio e della grande stima che nutro nei suoi confronti, mi sono ritrovato a tifare per la Sampdoria, ma soprattutto per il Cagliari che è riuscito a riportare in A e a salvarlo con una giornata di anticipo.

Ecco perché il suo toccante annuncio di addio alle panchine di club mi ha suscitato una forte emozione. Avrebbe potuto restare ancora un anno al Cagliari, dove i tifosi lo adorano e lo considerano secondo solo all’immenso Gigi Riva, ma ha preferito lasciare un bel ricordo sull’isola.

Claudio è stato sempre un uomo molto serio, sensibile, attaccato al suo lavoro. Le lacrime che ha versato alla fine della partita con il Sassuolo rendono la fotografia del personaggio. Ma io ricordo anche il “rimprovero” che ha rivolto ai tifosi cagliaritani che schernivano quelli del Bari o l’applauso collettivo che ha riservato ai campioni d’Italia dell’Inter.

Vincenzo Vivarini, il profeta del Catanzaro, gli somiglia un po', essendo riservato e serio, non molto incline alla mondanità.

L’esempio dell’indimenticato capitano delle Aquile sia da sprone per i ragazzi che si apprestano a giocare la partita perfetta a Cremona. Grazie Claudio per quello che hai fatto per il calcio.

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