Nelle prime ore di questa mattina, la Squadra Mobile di Catanzaro ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Aurelio Maurizio Notarianni, cl. 63 e agli arresti domiciliari nei confronti del figlio Luigi Notarianni, cl. 91, in quanto ritenuti responsabili dei reati di estorsione consumata e di tentata estorsione, aggravati dal metodo mafioso, espressione della forza di intimidazione del vincolo associativo di ‘ndrangheta, rilevando che Aurelio Maurizio Notarianni è stato già condannato, nell’ambito del Processo ‘Medusa’, per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. in quanto partecipe, quale elemento di vertice, della cosca di ‘ndrangheta “Giampà”, operante con un ruolo di supremazia criminale nel territorio lametino.
Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, con il Sostituto Procuratore dott. Elio Romano e il coordinamento del Procuratore Aggiunto dott. Vincenzo Capomolla e del Procuratore della Repubblica dott. Nicola Gratteri.
Le attività investigative dirette dalla Procura della Repubblica DDA di Catanzaro, delegate alla Squadra Mobile di Catanzaro, e svolte con l’attivazione anche di diversi presidi tecnici, hanno fatto emergere che gli indagati, con minacce esplicite, costringevano la vittima a realizzare una fittizia vendita di un appezzamento di terreno a destinazione agricola, con l’intento, effettivamente realizzato, di costruirvi un manufatto da destinare ad abitazione.
In particolare sono state ricostruite le fasi e le dinamiche operative degli eventi delittuosi, articolati nel corso degli anni, in quanto Notarianni Aurelio Maurizio, già nel 2008, in data prossima all’acquisto del terreno da parte di un imprenditore lametino, si faceva consegnare, da quest’ultimo, diecimila euro a titolo estorsivo, al fine di consentirgli un tranquillo godimento del bene.
Veniva accertato altresì che, lo scorso anno, Notarianni Aurelio Maurizio ed il figlio Luigi, si recavano in più occasioni presso l’esercizio commerciale dell’imprenditore, titolare del terreno, intimando a questi la necessità di intestare alla compagna di Luigi, parte dello stesso appezzamento di terreno, mediante una simulata compravendita, da formalizzare presso un notaio, con una fittizia corresponsione di denaro da parte dell’acquirente.
In attesa della realizzazione dell’atto di compravendita, i Notarianni si erano realmente impossessati del terreno, iniziando la realizzazione sullo stesso di un immobile abusivo.
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