di ANTONIO CANNONE
LAMEZIA TERME - Un incontro cordiale, ricco di spunti e riflessioni sul ruolo della stampa e sul rapporto tra la stessa e le istituzioni, in particolare con la Chiesa. E' quanto emerso dall'incontro avuto oggi tra il nuovo vescovo di Lamezia Terme, monsignor Giuseppe Schillaci, e i giornalisti e operatori dell'informazione. Parole semplici, quelli del presule, che ha ringraziato la stampa per il lavoro svolto in occasione della sua consacrazione. "Il mio compito è quello di servire e, come dice Papa Francesco, di costruire ponti". Un invito rivolto anche ai giornalisti che con la loro professione "dovrebbero favorire e aiutare a far conoscere i fatti senza eccedere e nel rispetto del prossimo". Sollecitato sulle aspettative create intorno alla sua nomina, ha ribadito di non avere "poteri" assoluti. "Non posso sostituirmi a quanti hanno il compito di governare la città". Monsignor Schillaci poi ha accennato alla sua giovinezza, in particolare a quando anche lui si "dilettava" a provare a fare il giornalista in una radio locale del suo paese in Sicilia. "Ogni tanto passavo anche i dischi e la musica che mi piaceva, come i brani dei cantautori, De Gregori, Battisti...". A quel punto inevitabile, da parte nostra, il riferimento alla "Buona novella" di De Andrè e al fatto che quel disco fu censurato dalla Rai, ma "passato" dalla Radio Vaticana che paradossalmente (De Andrè era ateo) invece riteneva di dover fare ascoltare quel capolavoro artistico assoluto che descriva in maniera impeccabile quanto tratto dai vangeli apocrifi per esprimere comunque un altro punto di vista "religioso". Sulla scorta di ciò, abbiamo chiesto, se anche per Lamezia potesse essere utile quel concetto di "buona novella" da calare nel territorio per avvicinare e far convivere "anime" diverse ma unite dal lavoro per il bene comune. E monsignor Schillaci, annuendo, ha accolto la nostra riflessione. Ancora più toccante il ricordo del padre che militava prima nel Partito d'Azione e poi nel Partito comunista. "Lui aveva fatto tre anni di guerra, era un idealista, fu anche consigliere comunale come lo era mia madre. Tra i ricordi che conservo di mio padre quello che porto sempre con me è di quella volta che seppe della mia vocazione. Mi disse: se vuoi fare il prete, lo devi fare bene". E questo è ciò che si augura Lamezia. Una città che ha bisogno anche di un buon Vescovo per risollevarsi. E, stando ai primi dieci giorni di insediamento, pare proprio che l'abbia trovato.
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