di ANTONIO CANNONE
LAMEZIA TERME - L'arrivo del nuovo Vescovo in città per molti lametini sembra essere il segno del cambiamento. Insomma, ci si "aggrappa" a tutto dopo il terzo scioglimento per mafia del Consiglio comunale. Monsignor Giuseppe Schillaci ha da subito fatto breccia nel cuore dei cittadini e questo va evidenziato positivamente. Tuttavia, non può bastare solo questa "nomina" a far rinascere le speranze dei lametini per un mutamento delle condizioni sociali, culturali, economiche e soprattutto politiche. Il Vescovo non è un sindaco. Non gestisce la Cosa pubblica, non pone le basi per creare occupazione, non programma lo sviluppo della città, eccetera eccetera eccetera. In tanti, al di là della fede, di chi crede o di chi non crede, stanno vivendo questo momento come l'arrivo di un "salvatore". Da questo punto di vista dopo le polemiche e i mugugni sulla gestione della Chiesa locale prima dell'arrivo di monsignor Schillaci, forse il nuovo Vescovo potrebbe davvero rappresentare una "svolta". Ma, ribadiamo, solo per la Chiesa. Per la città, invece, ci vuole ben altro (non che non sia ben accetto il contributo di un Vescovo, per carità) ma crediamo che in vista delle prossime elezioni comunali, dovrebbero essere in tanti a "scansarsi", allontanarsi dalla scena politica e trovarsi un mestiere da fare. E anche chi un mestiere ce l'ha, si concentri su quello senza "avere" pretese di governare una città di quasi 71mila abitanti, stufa di assistere alle solite promesse da marinaio solo in campagna elettorale. Salutiamo anche noi l'arrivo del Vescovo, ma soprattutto che sia di buon auspicio a far "redimere" tante "anime" terrene in bilico tra l'appartenenza alla comunità e al dovere di amministrare bene, e le tentazioni che stanno dietro l'angolo ogni qualvolta si avvicina una scadenza elettorale e con essa la sete di potere ad ogni costo.
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