Per il pm Andrea Buzzelli il giudice Pietro Carè deve condannarne 9 e assolverne uno. Si conclude così la requisitoria del processo, con rito abbreviato, nato dall'operazione antimafia "Reventinum", che cerca di far luce anche sull'omicidio dell'avvocato Francesco Pagliuso, ucciso a Lamezia il 9 agosto del 2016.
La procura di Catanzaro ha chiesto la condanna 30 anni di reclusione per Pino e Luciano Scalise, accusati di associazione mafiosa e di essere stati i mandanti dell'omicidio. Il Pm ha inoltre chiesto la condanna a 16 anni per Domenico Mezzatesta; a 10 anni per Cleo Bonacci, Angelo Rotella, Eugenio Tomaino, Giovanni Mezzatesta, Andrea Scalzo e ad 8 anni per Vincenzo Mario Domanico.
L'assoluzione è stata chiesta nei confronti di Antonio Pulitano.
Gli imputati sono accusati di associazione mafiosa per avere fatto parte della cosiddetta "cosca della montagna", operativa tra i centri del comprensorio montano del Lametino: Decollatura, Soveria Mannelli, Platania, Serrastretta. Una consorteria formata dalle famiglie Scalise e Mezzatesta, unite fino ai primi anni 2000 e poi divise per diverbi sulla spartizione dei proventi degli affari illeciti. Le due famiglie, per questo motivo, avrebbero dato origine a una faida che ha lasciato morti sul campo fino al 2017.
Tra questi viene contemplato nel processo l'omicidio dell'avvocato Francesco Pagliuso il quale già prima dell'agguato fatale subito nel 2016 avrebbe subito da parte degli Scalise pesanti vessazioni come l'essere trasportato, incappucciato, in un bosco e minacciato davanti a una buca scavata ai suoi piedi. Di questo episodio è accusato Pino Scalise, a capo dell'omonima famiglia di mafia.? Nel procedimento vengono contemplate anche estorsioni compiute ai danni di imprese con sede nell'altipiano del Reventino. La prossima udienza è stata fissata per il 18 dicembre per le discussioni delle difese, rappresentate dagli avvocati Piero Chiodo, Lucio Canzoniere, Antonio Larussa, Antonello Mancuso, Antonio Gigliotti e Valerio Vianello Accorretti.
Durante l'udienza di oggi la Procura ha chiesto l'acquisizione di un assegno da 7500 euro, il quale proverebbe la partecipazione e il prezzo del pagamento dell'omicidio di Scalise. La richiesta ha trovato l'ok dell'avvocato Chiodo, che ha evidenziato come si tratterebbe di un'unicità e un'anomalia il pagamento di un omicidio con un assegno (ed.cor.)
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