Lamezia Terme, Vescovo visita campo Rom: "Lasciamo cadere i pregiudizi. Solo l'amore accorcia le distanze"

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Il Vescovo di Lamezia Terme, monsignor Giuseppe Schillaci in visita al campo Rom
  30 luglio 2019 13:10

di ANTONIO CANNONE


LAMEZIA TERME - "Lasciare cadere i pregiudizi perché solo l'amore è capace di accorciare le distanze e rendere umana la realtà". E' solo una parte del pensiero di monsignor Giuseppe Schillaci, vescovo di Lamezia Terme che stamane si è recato all'interno del campo rom della città, in contrada Scordovillo. Una delle baraccopoli più grandi del Meridione e dove le condizioni igieniche-sanitarie sono al limite della sopravvivenza.
Da anni, oltre 40, la question Rom a Lamezia è "terreno minato", scontro sociale e serbatoio di voti per chi, di volta in volta, ha raccolto consensi sulle spalle di decine e decine di famiglie di etnia rom, ma di fatto ormai stanziali. Monsignor Schillaci è arrivato all'ingresso del campo con un furgone della Caritas. Appena sceso ha dialogato subito con i primi residenti del "ghetto" soffermandosi e benedicendo le baracche e le persone.
Donne, bambini, anziani. Per ognuno ha avuto parole di conforto. Ascoltando le loro storie, le vicissitudini e le tante sofferenze. In molti hanno chiesto al Vescovo di provvedere a trovare una soluzione abitativa migliore per superare le attuali condizioni di abbandono e degrado. Ovviamente non era e non può essere l'interlocutore privilegiato dal momento che si tratta di aspetti strettamente connessi con la politica e con questioni che riguardano le amministrazioni pubbliche di riferimento: Comune in primis e poi anche Regione, Aterp etc.
Monsignor Schillaci ha certamente destato molta curiosità e apprezzamenti, in considerazione del fatto che, insediato da poche settimane, ha ritenuto visitare uno dei luoghi più disagiati della grande realtà urbana di Lamezia Terme che fra i suoi 71mila abitanti, annovera una popolazione di quasi mille residenti Rom. Con loro, ha recitato il Padre nostro e l'Ave Maria. E poi ancora in giro per le baracche dove il disagio si tocca con mano e dove si incontra la miseria e tante vite difficili. Una giornata da ricordare e un forte messaggio per la classe politica che si prepara per le prossime elezioni comunali.
Sul campo Rom, tuttavia, anche come da ultima circolare del ministro dell'Interno, "pende" la richiesta, giusta, di sgombero perché non è oltrenmodo tollerabile una situazione così drammatica in termini di abitabilità. La parola agli Enti preposti. Nella speranza che non resti "lettera morta" ogni decisione. Come accade con un'ordinanza di sgombero della procura di Lamezia datata 18 marzo 2011 e mai attuata.

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L'ORDINANZA DI SGOMBERO DEL 18 MARZO 2011

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Ecco cosa recitava l'ordinanza di sgombero del campo Rom di Lamezia Terme emessa dalla procura della Repubblica il 18 marzo 2011 con relativo sequestro dell'area.

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I carabinieri di Lamezia Terme in collaborazione con il nucleo operativo ecologico, il nucleo antisofisticazioni e Sanità di Catanzaro ed il personale della Polizia municipale di Lamezia Terme stanno dando esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza dell’area dove sorge il campo rom di località Scordovillo di Lamezia. Per i circa 800 occupanti è stato ipotizzato il concorso nei reati di invasione di terreni e di edifici pubblici nonché abusivismo edilizio. Il campo è completamente mancante dei minimi requisiti igienico-sanitari oltre a presentarsi come una vera e propria discarica a cielo aperto a ridosso dell’ospedale cittadino, e dovrà essere sgomberato entro 30 giorni dalla convalida del provvedimento di sequestro emesso dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme.

IL PROVVEDIMENTO è stato emesso a seguito delle indagini delegate dal Procuratore Capo di Lamezia Terme ai carabinieri e finalizzate a ricostruire la vicenda storico-giuridica dell’insediamento. Nel corso delle investigazioni i militari hanno accertato che le persone presenti nell’accampamento, nonostante molti di loro “non siano peraltro gli originari assegnatari dei moduli abitativi realizzati in via provvisoria dalla Pubblica amministrazione a beneficio della popolazione rom nel 2003 e non siano legati da rapporti di parentela con gli originari assegnatari si sono comportati quali proprietari esclusivi dell’area conosciuta come Campo Nomadi di contrada “Scordovillo”, con diritto di escludere gli altri (terzi non appartenenti alla popolazione ROM) dal godimento ed anche dal semplice accesso, perfino gli appartenenti alle Forze di Polizia nell’esercizio delle loro funzioni”. “Inoltre, con le loro ordinarie condotte quotidiane di vita domestica ed assecondando il loro costume di vivere in modo indisturbato in violazione costante di elementari regole del vivere civile, hanno provocato una radicale trasformazione del territorio, dal giorno dopo la bonifica (2003) e l’assegnazione dei nuovi moduli abitativi realizzati con denari pubblici, godendo in modo esclusivo del territorio del Campo rom tale da non consentire più di distinguere neanche all’interno della popolazione spazi di uso comune (uso pubblico) da destinarsi ad opere di urbanizzazione”. Così facendo “hanno utilizzato in via esclusiva ed indiscriminata come se ne fossero proprietari lo spazio identificabile come Campo ROM ed in costanza della loro assidua vigilanza sullo stesso ed ai suoi confini onde impedirne l’accesso alle persone (pubbliche o private) non gradite, facendo in modo che il territorio da loro abitato diventasse teatro di reati di ogni sorta (reati ambientali realizzati attraverso l’abbandono e lo smaltimento – anche nella forma dell’incendio - costante e sistematico nel tempo, al punto da aversi oggi nel Campo ROM una vera e propria discarica abusiva, di rifiuti speciali e non, pericolosi e non - carcasse di autoveicoli, materiali di risulta, pneumatici, elettrodomestici etc.; reati di occupazione mediante costruzioni edilizie abusive di spazi pubblici annessi ai moduli abitativi originari; furti costanti di energia elettrica mediante allacci abusivi alla rete ENEL con cavi volanti destinati a fornire la corrente elettrica per gli usi domestici), da loro stessi per ciò solo perpetrati o tollerati o comunque resi possibili impunemente attraverso il concorso al divieto di ogni possibile accesso pubblico a fini di controllo o repressione, ovvero luogo di ricovero e nascondimento o smercio o reimpiego dei proventi dei delitti commessi all’esterno del Campo (dalle rapine, ai furti, alle estorsioni praticate anche nella forma del cosiddetto “cavallo di ritorno” quale mezzo per la restituzione dei veicoli rubati e trafugati all’interno del Campo) e venisse nei fatti, quindi, sottratto all’autorità ed al controllo dello Stato e del Comune di Lamezia Terme.

L’AUTORITÀ GIUDIZIARIA ha motivato il provvedimento del sequestro basandosi sul fatto che la situazione emersa dalle indagini rappresenta oramai un’autentica emergenza umanitaria ed ambientale al contempo, da affrontare unicamente con lo sgombero immediato e la bonifica dell’area interessata dal campo ROM, non essendo ipotizzabili strumenti alternativi in considerazione della resistenza della popolazione ROM ad integrarsi mediante l’occupazione in attività lecite ed in considerazione del fatto che il loro allontanamento dalla società civile è destinato a crescere in misura proporzionale alla crescita prevedibile della popolazione del campo e del correlato aumento dell’elusione massiccia dell’obbligo scolastico”.

LA SCUOLA, che potrebbe rappresentare la via maestra per l’integrazione, non fa il suo ingresso nel mondo ROM ed il campo ROM, di converso, diventa ancor più la palestra per l’addestramento al crimine delle nuove generazioni. A dimostrazione di questo fattore vi sono le decine di denunce in stato di libertà che ogni anno i Carabinieri hanno fatto scattare nei confronti di esercenti la patria potestà per l’inosservanza degli obblighi dell’istruzione obbligatoria.

I FINANZIAMENTI PERIODICI per le bonifiche e/o le ristrutturazioni del campo, motiva il provvedimento, si sono rivelati inefficaci quanto alla soluzione definitiva della questione ROM, intesa nel suo significato complesso di fenomeno criminale ed umanitario, e di mero tamponamento di fortuna quanto all’emergenza generata di volta in volta, nel frattempo, dalla mancanza di una sistematica osservazione e prevenzione dell’involuzione delle dinamiche criminali interne alla popolazione ROM; finanziare significa alimentare un fenomeno destinato ad ingigantirsi fino a diventare ingovernabile ed intollerabile per la società civile nel cui seno sta crescendo.

I ROM abbandonati a se stessi, tendono a far uso esclusivo degli spazi pubblici loro assegnati, a sottrarli al resto della comunità ed a trasformali in luoghi di incontrollate attività delinquenziali con cui procurarsi i mezzi di sostentamento.

Il campo ROM rappresenta in sintesi la fonte principale del fenomeno criminale legato al mondo ROM perché alimenta e perpetua abitudini e costumi criminali e perché favorisce l’incuria del territorio fino all’estremo del suo degrado a discarica all’interno della quale tutto è consentito e lecito a dispetto delle più elementari regole del vivere civile.

NEL CAMPO si accumulano rifiuti di ogni sorta, dalle carcasse di autovetture ai residui della vita domestica, si ingolfa la rete fognaria fino a farla tracimare in pregiudizio anche dell’Ospedale civile confinante, si collegano gli impianti elettrici dei singoli moduli abitativi e degli annessi fabbricati abusivi per mezzo di fili volanti con cui sistematicamente si realizza sottrazione di energia elettrica all’ENEL, avendo la popolazione ROM di fatto interrotto gli allacci legali inizialmente realizzati.

TALE SITUAZIONE CRIMINALE, che genera un inarrestabile degrado del territorio ed una situazione, in mancanza peraltro di presidi antincendio, di costante rischio d’incendio, è fonte di pericolo per l’incolumità degli stessi ROM. Il campo ROM si allontana dalla civiltà sempre di più, aumenta i pericoli per l’incolumità della sua popolazione, accentua le tensioni sociali con l’esterno per gli inevitabili inconvenienti generati in pregiudizio della comunità esterna dai fenomeni criminali da loro originati, ed intensifica la spinta criminale della propria popolazione in misura proporzionale al crescere della sua emarginazione. Tale tendenza, che rappresenta la sommatoria di tutte le gravissime conseguenze generate dal reato in contestazione dell’occupazione di un territorio risultante invalicabile ed inaccessibile, spesso, perfino alla polizia giudiziaria, anche solo in funzione di organo notificatore di atti giudiziari, continua il provvedimento, può essere contrastata soltanto con il sequestro da eseguirsi con la modalità dello sgombero dell’area.

IL SEQUESTRO PREVENTIVO emesso in via d’urgenza è scaturito dalla necessità impellente di impedire il reiterarsi di condotte illecite scaturite dal continuare a mantenere nella disponibilità materiale esclusiva dei ROM il campo ROM in sé, affinché i fenomeni criminali diffusi (dalle rapine, alle estorsioni, agli scippi, ai furti soprattutto di autovetture, agli incendi periodici di pneumatici e/o altri rifiuti speciali pericolosi, causa d’inevitabile inquinamento atmosferico in pregiudizio della comunità circostante e soprattutto dell’utenza ospedaliera), non abbiano più a verificarsi. I reati ipotizzati a tutti gli occupanti del campo sono il concorso nell’invasione ed occupazione abusiva di suolo pubblico ed abusivismo edilizio. In definitiva, il provvedimento di sequestro prevede lo sgombero dell’intera area entro 30 giorni dalla convalida da parte del Gip.

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