L'anatra non è zoppa (ma nemmeno guarita) e il possibile reset sui 'candidati' alla presidenza del Consiglio comunale

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  28 luglio 2022 16:53

di GABRIELE RUBINO

L'anatra non sarà più zoppa ma non è del tutto guarita. Sulla presidenza del Consiglio comunale si riparte praticamente da zero. Nonostante, oggi, non ci sia stata la fumata bianca sul vertice dell'Assemblea municipale di Catanzaro, alcuni verdetti - seppur parziali e volatili- sono comunque stati emessi. 

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I NUMERI MOBILI E LE MAGGIORANZE PRECARIE- Il primo è che i numeri degli schieramenti all'interno del Consiglio sono mobili. Lo schieramento di Donato dopo le elezione disponeva di una solida maggioranza numerica; a qualche settimana di distanza non è più così. Il tutto si è consumato alla luce del sole quando Marco Polimeni, da portavoce dello schieramento di Donato, ha proposto ai colleghi di coalizione di uscire dall'Aula e di non partecipare alla terza votazione, quando sarebbero bastati 17 voti. All'invito hanno risposto tutti meno che, stando all'assetto elettorale, Sergio Costanzo (Fare per Catanzaro) in rottura già da tempo con Donato e poi Manuela Costanzo (Catanzaro Prima di Tutto) e Luigi Levato (Progetto Catanzaro). Questo gesto, seppure simbolico e d'impatto, non significa necessariamente adesione alla maggioranza. E, soprattutto, totale assoggettabilità. Piuttosto potrebbe indicare l'esistenza di propri percorsi che di volta in volta s'incrociano con l'una o con l'altra coalizione. In tal senso occhio ai voti volutamente nulli apparsi oggi. 

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IL POSSIBILE RESET SUI CANDIDATI ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO- A quel punto, per Fiorita-Talerico - escluso Eugenio Riccio che presiedeva come consigliere anziano- i numeri erano giusti giusti: 17. Troppo pochi però per puntare tutte le fiche su un cavallo che con una sola scheda bianca sarebbe comunque inciampato rovinosamente. Scheda bianca - occhio- che non necessariamente sarebbe potuta arrivare dai 'responsabili' come li ha definiti Antonello Talerico in chiusura di seduta del Consiglio comunale ma anche da qualche stesso alleato, magari scontento. E proprio l'intervento di quest'ultimo, contenente il tentativo di apertura di un dialogo (con gli avversari) per trovare un metodo per eleggere il presidente del Consiglio comunale, include un 'non detto'. L'iniziale favorito dello schieramento fioritiano, Gianmichele Bosco, non avrebbe retto al rischio senza un margine di sicurezza accettabile. Magari il suo nome non sarà stato bruciato ma dopo oggi le sue quotazioni sono decisamente in ribasso. Quindi, lasciando aperte tutte le ipotesi, da questo fronte si potrebbe ragionare anche su un altro profilo.

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Più o meno è la stessa conclusione a cui si potrebbe arrivare dall'altra parte. Che ha sì evitato di 'perdere' la presidenza del Consiglio con l'uscita dell'Aula (perché magari altri 'responsabili' sarebbero potuti spuntare, al contrario, in segreto nell'urna e premiare alla fine Bosco), che sì non ha esposto il suo 'candidato' principale, ma comunque anche le possibilità di Eugenio Riccio si sono ridotte anziché aumentate.  Dunque da un lato il sospiro di sollievo per non aver perso il test della presidenza, dall'altro la strisciante consapevolezza che si potrebbe anche cambiare strategia. 

IL NODO DELLA DATA DELLA QUARTA VOTAZIONE- Adesso il cruccio diventa: quando sarà la quarta votazione? Fosse per l'area di Fiorita il prima possibile per capitalizzare comunque un 'spostamento' favorevole già domani (richiesta già formalizzata), fosse per quella di Donato si dovrebbe rinviare di parecchio. Da domani ci sarà una girandole di assenze, quindi è probabile che questo fronte proporrà addirittura di fissare la prossima seduta dopo Ferragosto, magari il 18 agosto. In compenso, pur non votando il presidente l'idea sarebbe quella di azionare il funzionamento degli organi consiliari. Quindi capigruppo e commissioni. Un modo per dire che l'attività amministrativa comunque parte e, aspetto non secondario, i consiglieri possono partecipare più attivamente alla vita comunale e anche incassare i gettoni di presenza. Soltanto dopo, smaltiti viaggi e assenze, si ripenserà al Consiglio. L'impressione è che quindi si litigherà, e non poco, sulla data della quarta votazione. 

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