L'appello di Valentina Falsetta: "Guardiamo al futuro, tenendo a mente i disastri del passato e del presente"

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Valentina Falsetta
  09 marzo 2021 21:41

di VALENTINA FALSETTA

C’è un elemento interessante da tenere in considerazione ogni qualvolta assistiamo, noi calabresi, all’escalation di ordinanze - potrei dire di fatti e dichiarazioni più generalmente - prese in preda a manie di grandezza, a scapito dei diritti dei cittadini costituzionalmente garantiti (principio di leale collaborazione?) e trapassando l’intelligenza di tutti. Si è fatto credere di tutelare la salute, giustificando la negazione del diritto all’istruzione, di fatto senza nessuna lecita giustificazione. Ed infatti le  motivazioni che il Tar adduce nella bocciatura dell’ultima ordinanza sulle scuole è figlia dei tempi distratti e poco reattivi che attraversiamo da molti anni: un’istruttoria mancante che certifichi i reali contagi nelle scuole calabresi.

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Necessariamente mi si pongono davanti tutte le situazioni di inefficienza, meglio, superficialità nei confronti di diritti e necessità dei cittadini, nazionali e internazionali che siano. Il minimo comune denominatore nazionale che osservo da qualche anno e che - mi è testimone molta letteratura di anni che non conobbi  - c’era ben prima delle ultime derive politiche, è quello che denomino Indignazione contaminata. Non è un’esagerata e gratuita severità con la mia terra o con la mia gente, bensì una semplice presa di coscienza riguardo l’endemica stanchezza nella voce dei calabresi onesti.

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Ogni giorno assisto alle disperate prese di posizione della società civile e fazioni politiche; per quanto riguarda la prima, l’indignazione alle scellerate scelte di un presidente inopportuno è contaminata, dicevo, dalla rassegnazione che si fa spazio a mano a mano, dalla truce convinzione del niente che cambia. 

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Se dovessi, e mi spiace scomodarlo per certe imbarazzanti mancanze, ricordare la storia profetica nella visione di Kant, staremmo di certo vivendo il periodo in cui non si scorge all’orizzonte un importante segno premonitore di quel grande cambiamento intellettuale e sociale che segna il discrimine con la fase precedente. La Calabria non è di certo terra povera di lumi, tuttavia le voci lucidissime di quelle donne e quegli uomini spesso e volentieri vengono eclissati dai fallimenti delle amministrazioni, dal senso di vergogna, da retaggi clientelari, servili, che ancora sussistono in parte della popolazione. Dunque limitandomi allo spazio calabrese, posso dire di vedere un certo movimento storico “verso il meglio”?

Non ne sono e non ne siamo certi.

Il che non significa però cedere il passo all’inerzia o ad uno stato passivo di avallamento a certuni maltrattamenti della Calabria e dei calabresi, i quali meritano rispetto o meglio, meritano di farsi rispettare.

Quel che è ancor di più certo è che non è più il momento di aspettare che gli altri cambino la realtà politica e sociale in cui viviamo fermandoci all’indignazione. Troppe è stata la vergogna provata in questi mesi: da una parte, il covid avrà il “merito” di aver fatto emergere la lacuna di competenze che ci governa da anni. 

Guardiamo al futuro, tenendo a mente i disastri del passato e del presente. Questo è l’appello di una delle tante calabresi stanca di abitare un deserto di tutele e troppo ricco di mistificatorie illusioni.

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