L'area urbana Catanzaro-Lamezia Terme nell'ottica del terzo settore

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images L'area urbana Catanzaro-Lamezia Terme nell'ottica del terzo settore

  28 maggio 2024 10:43

di MARCO VALLONE

Unire Catanzaro e Lamezia Terme in un asse unico, perché da soli non si va da nessuna parte. Con i meri campanilismi, nei quali ognuno pensasse solo a coltivare il proprio esclusivo interesse, non si  va lontani.
Questo al centro dell'incontro che si è tenuto ieri pomeriggio a Catanzaro, nel  centro di aggregazione giovanile in via Fontana Vecchia. Presenti all'incontro, aperto a tutti e al  mondo del terzo settore in particolare, il segretario del nuovo CDU Mario Tassone (tra le altre cose, 
ex viceministro delle infrastrutture e dei trasporti nei governi Berlusconi II e Berlusconi III), il 
componente del direttivo del movimento per l'area urbana Catanzaro – Lamezia Terme Guglielmo 
Merazzi, per il Centro Calabrese di Solidarietà ETS Isolina Mantelli e poi ancora il Presidente della  Cooperativa Zarapoti, Ampelio Anfosso.

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“Come si inserisce la nostra iniziativa, che serve l'area Lamezia – Catanzaro, in tutto il mondo del 
terzo settore? Innanzitutto il riferimento a Lamezia e Catanzaro è un riferimento in movimento, non 
c'è un obiettivo territoriale definito”. Inizia così l'intervento di Mario Tassone, che poi prosegue: “ E' lo strumento per poter allargare, per poter essere un momento di riferimento per tutta un'area 
regionale. Altrimenti tenderemmo alle piccole storie di ogni giorno, alle piccole storie del passato 
che non hanno portato né ricchezze interiori né soprattutto soluzioni ai problemi che noi avevamo. 
C'è una legge del terzo settore, venuta fuori attraverso una serie di sofferenze e di rivisitazioni, e c'è  ancora un'area di imperfezione rispetto agli obiettivi che si erano prefigurati sia le forze sociali, sia i soggetti del terzo settore, sia le forze della cultura. Perché il terzo settore è un fatto culturale. E  questa nostra area è soprattutto un fatto culturale: non avrebbe significato mettere su questo dato e  questo aspetto, che è stato messo su da Pierino Amato che non finirò mai di ringraziare con grande  affetto perché mi ha coinvolto, per fare un elenco delle cose che non sono state fatte nel passato,  delle insufficienze del presente, delle lacune che si sono manifestate via via nel tempo e delle zone  d'ombra che ancora permangono per intero in questa nostra vita, in questa nostra azione". 

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Si è riferito poi ad un intervento posto in precedenza da Guglielmo Merazzi, il quale faceva 
riferimento al fatto che “ad esempio, da 50 anni l'università è priva di collegamento stabile su ferro, 
e ciò non può ancora essere prorogato. Si discute di piani urbanistici, di piano regolatore, ma se ci 
avessimo pensato prima non pensate che l'università sarebbe cresciuta meglio? “ Ed ancora “40 anni fa ero giovane e m'incuriosiva il porto a Lido, avevo grande entusiasmo parlandone col  sindaco e pensavo che saremmo andati avanti rapidissimamente. Ancora non lo abbiamo, ma ci 
sarebbe stato un mutamento economico e cittadino se lo avessimo fatto. La città avrebbe capito 
intanto di essere una città di mare, cosa che non avviene sempre”. Sotto questo profilo, definendo 
l'intervento di Merazzi come “pregevole”, Tassone si è riferito all'esempio relativo al porto come 
quello di una costruzione di un'opera pubblica in una zona nella quale essa non doveva sorgere e al  suo tentativo, in qualità di viceministro, dunque di far cambiare la zona di costruzione, che però ci  si era fissati che dovesse sorgere per forza lì dove si trova.

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La “fissazione” sarebbe stata dovuta  proprio alla “cultura del campanile, della zona e del territorio, priva di una cultura complessiva e  generale che possa far prevalere e dare una visione d'insieme e non una visione particolare”. Ha  proseguito poi il segretario del nuovo CDU: “Detto questo, tornando al discorso iniziale, come si  inserisce questo dato? Si inserisce in un momento di depressione. C'è una creatività dell'uomo, e  l'uomo sta perdendo una sua rappresentanza. E' un dato che manifesta una crisi profonda. Quando  non c'è più un parlamento, quando non ci sono più i movimenti sindacali, quando non ci sono le  associazioni di categoria che nel tempo hanno portato avanti delle battaglie di civiltà e di conquista,  il terzo settore oggi che cos'è? Soltanto una sussidiarietà? Dove non può arrivare lo Stato arriva il terzo settore? E' vantaggioso per lo Stato, la sussidiarietà di un servizio strumentale, dove i diritti e  gli interessi permangono altrove”. “Il terzo settore è un fatto culturale” - insiste Tassone- “e se non  c'è un fatto culturale noi saremo condizionati dal tecnicismo e dai tecnici, che imporranno le proprie visioni personali, e le scelte saranno fatte in base a visioni personali e tecnicistiche. E si perde  ovviamente quello che è l'elemento umano, la volontà umana di portare avanti un progetto. Questo  aspetto è importante.

Bisogna riprendere il gusto della partecipazione del coinvolgimento, della  solidarietà. E in fondo il terzo settore nasce dalla solidarietà, dall'umanità, che è il grande motore 
che spinge il terzo settore a essere un momento di sussidiarietà, di sostituzione o di supplenza. Ci 
siamo commossi quando Catanzaro diventava capoluogo di regione, ma nessuno s'interrogava dopo  su cosa significasse essere capoluogo di regione, perché è mancato il momento culturale all'interno  della nostra regione. In questo nostro Paese vincono ancora gli interessi del più forte, gli interessi di chi ha capitale, di chi ha potere. Molte volte i valori sono capovolti, e il denaro diventa più forte  dell'uomo. Questo incontro viene fatto per il volontariato, non al servizio di qualche interesse  superiore, perché ci sia un futuro per questa città, per quest'area e per questa regione. Ci poniamo  questi interrogativi perché le vicende nazionali ci impongono molti interrogativi, almeno per  lasciare un minimo di testimonianza ed un tracciato, perché altrimenti i tracciati che ci sono oggi  confondono le idee e non danno sicurezze, né certezze, né speranze”.

Prima dell'incontro, Isolina Mantelli, riferendosi anche alle radici del centro calabrese di solidarietà,
ha fatto presente come “ non si vinca da soli, non si va da soli da nessuna parte, e l'idea è che forse è arrivato il momento che Catanzaro e Lamezia diventino un asse unico e condividano gli obiettivi.  Questo significa migliorare, attraverso un numero maggiore di persone e di strutture, non un unico  territorio in competizione con l'altro, ma costruire un territorio condiviso”.

Infine Ampelio Anfosso ha avuto modo di dichiarare come “ la nostra” sia “un'esperienza in ambito 
sociale, non faccio un intervento politico. Bisogna avere la forza e la voglia di stare insieme, ed è 
quello che facciamo noi del terzo settore, dell'associazionismo. Le nostre esperienze non nascono 
oggi, abbiamo 30 anni di attività. Ma non tutti vogliono creare rete. Molti creano solo il proprio 
orticello, benché da soli, secondo il mio punto di vista, non si vada da nessuna parte. Io ho 
esperienza col Valentino beach club, uno stabilimento balneare che abbatte le barriere 
architettoniche. E questo è una risorsa della città, di Catanzaro e Lamezia, non solo della 
cooperativa Zarapoti. Penso sia questo il modo giusto di ragionare: pensare all'interesse collettivo”.

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