di EDOARDO CORASANITI
E’ la paura a muovere le azioni, i movimenti, il futuro degli arrestati dell’operazione Last Generation (leggi la notizia). Così il timore di essere scoperto, “di farsi la galera”, di finire in manette li agita costantemente. Dall’ordinanza di custodia cautelare che motiva i loro fermi, ne esce un quadro dettagliato di come “l’ultima generazione” di presunti criminali voglia eludere a tutti i costi i controlli delle Forze dell’ordine.
E’ Campagna a dettare le regole ai minorenni che “lavorano bene” ma che hanno bisogno di qualche accorgimento. “Allora, uno, due, tre, quattro compreso io, i telefoni dovete eliminare, perché succede sempre tutto per i telefoni. Se dovete dire una parola, ve la dite di persona”. L’operazione per mischiare le carte è articolata: “Ora io vi do 4 o 5 telefoni con 5 schede. Ti registi e scarichi quest’applicazione e scrivi “ciao 28”. Lui fa la stessa cosa”. Gli affiliati conoscono i metodi per criptare messaggi e cercano di sfruttarli: “l’importante è non fare mai nomi, non si dice mai dove, solo ok arrivo”.
E la droga mai chiamarla con i nomi di appartenenza, meglio “pomodori, melanzane, minuti, mandarini, insalata, verdura, pomodori, frutti di stagione”. Il linguaggio è una prerogativa per la presunta organizzazione che avrebbe acquisito il monopolio dello spaccio nel soveratese e che faceva capo a Vincenzo Aloi, figlio di Francesco, e nipote del boss Gallace di Guardavalle.
Quando lo spaccio diventa un’attività vera e propria bisogna inventarsele tutte. Come fa Giulio Rizzo, che per trasportare 5 chili di marijuana a Soverato decide di nasconderla nell’elettrodomestico Bimby di sua madre. Lo stesso Giulio, inoltre, avrebbe cercato di farsi vedere mentre al lavoro: in una nota discoteca di Soverato, frequentata da giovani e turisti. La paga? 50 euro a serata. Una piccolezza rispetto a quando racimolato ogni settimana con l’attività di spaccio: “2000 euro”, per stessa confessione di Rizzo mentre parla con un altro presunto criminale.
FALSI MITI : Se c’è qualcosa che contraddistingue un’organizzazione criminale è quella di voler garantire la serenità, la pace del territorio. E lo studio dei metodi diventa sempre uno strumento necessario ed indispensabile. Bisogna imparare dai maestri della criminalità, come Totò Riina, che viene citato come fonti d’ispirazione. A saperlo bene è Giuseppe Notaro che a Leoci Michael gli dice: “Io non voglio fare scuola, ma tu mi stai conoscendo ora. Ti ho detto un modo per rimanere tutti contenti, capisci che ti voglio dire? Come diceva Totò Riina, tutti devono stare contenti, che se sei contento solo tu”.
LO SGARRO DELLE OSTRICHE: In questi ambienti bisogna avere un codice di comportamento rigoroso. Anche a tavola. Così viene rimproverato ad un presunto affiliato di aver buttato le ostetriche qua e là. Mentre un’altra sera lo stesso getta i bicchiere nella piscina. Un mancanza di rispetto verso i vertici della cosca.
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