L'attore Carlo Greco torna nella sua città: "Costretto a lasciare Catanzaro, oggi la ritrovo viva"

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Carlo Greco

Sarà protagonista dello spettacolo teatrale "Nota Stonata" in scena domani sera al Comunale

  09 novembre 2022 19:08

di FILIPPO COPPOLETTA

La "Nota Stonata" arriva al Teatro Comunale di Catanzaro. L'opera teatrale del drammaturgo e sceneggiatore francese Didier Caron, magistralmente tradotta da Carlo Greco e per la regia di Moni Ovadia, raggiunge il capoluogo di regione per il secondo imperdibile appuntamento del cartellone di AMA Calabria. Un vortice crescente di azioni e parole impreviste che invade il palcoscenico, adibito a camerino del direttore d’orchestra di fama internazionale Hans Peter Miller, interpretato dall’attore catanzarese Carlo Greco. Il grande maestro, al termine di un suo concerto a Ginevra, dovrà fare i conti con uno scocciante ed insistente ammiratore, Lèon Dinkel, portato in scena da Giuseppe Pambieri, invadente mentre avanza richieste da fan sempre più assurde e pretenziose. 

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In attesa dello spettacolo che avrà luogo domani sera alle ore 21 al Comunale di Catanzaro, abbiamo incontrato chi quest'opera ha deciso di portarla in Italia. Un figlio di questa terra, costretto a lasciare la sua Catanzaro oltre 50 anni fa per trovare il successo che meritava altrove. Carlo Greco tornerà a casa con grande emozione e con la gioia di trovare una città nuova.

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Domani sera tornerà nella sua città d'origine dopo una lunga assenza. Che rapporto ha conservato di questa terra?
"Un rapporto pieno di antinomie. Quando lasciai Catanzaro, lo feci perché questa città non mi consentiva di poter realizzare i miei sogni, capivo che la cultura, l'arte, stavano lontane. Fu un grande strappo al cuore. Lo posso dunque definire un rapporto di amore e rimpianti, perché non avrei voluto lasciare la mia città d'origine. Ecco però, quasi per magia, in età ormai matura, cerco di tornare per portare qui qualcosa di mio, qualcosa a cui ho dedicato la mia vita. Torno allora con grande amore". 

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Lei fu dunque costretto a lasciate questa città. Oggi, secondo lei, qualcosa è cambiato? I giovani che puntano ad una carriera nel mondo dello spettacolo, sono ancora costretti a fuggire?
"Credo che ormai Catanzaro sia viva come città. Ho saputo che ci sono una serie di scuole di recitazione che funzionano molto bene ed infatti, proprio nell'ultimo film che ho girato in primavera, molti giovani che sono stati scritturati dal regista provenivano da scuole di Catanzaro e del lametino. Questo mi fa capire che c'è una nuova vivacità dal punto di vista artistico. Ci sono tanti giovani che vogliono fare teatro, che vogliono diventare attori, che dipingono. Questa città sta vivendo una nuova pagina". 

Lo spettacolo che andrà in scena domani è diretto dal maestro Moni Ovadia. Come è stato lavorare con lui?
"È stato straordinario. Moni è una persona di grande cultura, sensibilità, genialità, creatività, lo dico con il cuore perché ne sono pienamente convinto. Un uomo che ha girato il mondo, conosce e parla 11 lingue. Credo rappresenti la cultura in persona. Ci ha diretto in modo straordinario, creando alcuni passi ed alcuni stati d'animo nostri, senza imporre la sua volontà. In ogni momento ci chiedeva cosa ne pensassimo, rispettando tantissimo l'attore". 

In questa opera lei interpreterà l'importante direttore d’orchestra Hans Peter Miller. Cosa maggiormente l'ha colpita di questo personaggio?
"È un ruolo variegato, ha mille corde. Quando ho visto lo spettacolo a Parigi e ho pensato di chiederne i diritti per l'Italia, non ho mai pensato di fare Dinkel, ho sempre voluto fare Miller. In questo spettacolo vedrete un Miller antipatico, astioso. Poi, con il mutare delle vicissitudini dell'opera, pian piano diventa mite, più simpatico e continua a cambiare fino a diventare un bambino. Mi è piaciuto proprio per queste mille corde e continuerei ad interpretarlo fino alla fine della mia carriera. 

E sullo spettacolo cosa ci anticipa?
"Inizia come una commedia, resa anche leggera e simpatica dall'interpretazione di Peppe Pambieri che disturba il direttore, cioè me. Peppe interpreta Dinkel davvero in modo delizioso e mi fa ancora sorridere dopo non so quante repliche. Ma non voglio rivelare altro". 

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