di MARZIA MAZZACUA*
In relazione alle notizie di stampa divulgate da diverse testate giornalistiche e televisive riguardanti la vertenza dei precari appartenenti al bacino della L.12/14 (in realtà erroneamente definiti tali in quanto facenti parte a tutti gli effetti della L.1/2014) ci corre l’obbligo di precisare quanto segue:
I precari di cui con tanta leggerezza si parla in questi giorni – che detto per inciso sono in attesa di contrattualizzazione da ben 7 anni e, dunque, contrariamente a quanto in alcuni casi affermato, attualmente privi di contratto pur avendo maturato grande esperienza e capacità lavorative che, soprattutto in questo periodo, sarebbero state utilmente messe al servizio della comunità – fanno parte dell’ultimo bacino storico del precariato calabrese formalmente riconosciuto e tutelato dalla legge.
Ed infatti, l’iter degli stessi, inizia formalmente con il Decreto Legge n. 101/2013, conv. con modificazioni nella L. 125/2013, recante “Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni”, il quale ha previsto le norme per la razionalizzazione ed ottimizzazione dei meccanismi assunzionali, con lo scopo di garantire gli standard operativi ed i livelli di efficienza ed efficacia dell’azione delle pubbliche amministrazioni, disciplinando una forma di reclutamento speciale. Il Decreto citato, all’art. 4, comma 8, introduceva, quindi, una disciplina volta a favorire l’assunzione a tempo
indeterminato dei lavoratori di cui all’art. 2, comma 1 D. Lgs 81/2000 e art. 3, comma e D. Lgs 280/1997 disponendo che le Regioni avrebbero dovuto predisporre un elenco regionale secondo criteri che contemperino l’anzianità anagrafica, l’anzianità di servizio e i carichi familiari. Lo spirito della Legge in parola è quello di consentire alle Regioni, con propri interventi legislativi, di disciplinare l’utilizzo di Liste per consentire la massima riduzione del bacino dei lavoratori ivi iscritti.
Quindi, nell’alveo di tale obiettivo, il legislatore regionale calabrese ha emanato la L. 1/2014, con la quale sono stati recepiti gli indirizzi volti a favorire il superamento del precariato di cui al D.L. 101 conv. in L. 125/2013 e l’assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori socialmente utili (Lsu) e di pubblica utilità (Lpu), istituendo l’elenco regionale previsto dall’art. 4 del D.L. 101 citato, disponendo che la Giunta regionale “dovrà provvedere, con successivo atto, alla costituzione di un elenco regionale relativo ai lavoratori di cui alle leggi regionali 15/2008, 28/2008 e 8/2010” (comma 6, art. 1), prevedendo la stabilizzazione dei lavoratori ivi inseriti con precedenza entro il 31 dicembre 2016.
La Legge istitutiva dell’elenco regionale è stata successivamente oggetto di intervento dello stesso legislatore con una legge di interpretazione autentica (la famosa L.12/2014) che ha previsto che “l'elenco regionale di cui alle Leggi regionali 15/2008, 28/2008 e 8/2010 debba ricomprendere anche tutti i lavoratori di Enti partecipati interamente dalla Regione che, pur non avendo partecipato alla manifestazione d'interesse espletata in forza del DDG n.17910 del 14.11.2008 del Dipartimento "Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato", abbiano svolto, alla data del 31.12.2007, almeno due anni di attività, anche mediante contratti di co.co.pro., alle dipendenze di tali enti partecipati e/o che siano in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge”. Dunque, in seguito all’emanazione della L.1/14 prima e della L.12/14 poi, a seguito di manifestazione d’interesse regolarmente pubblicata sul Bur Calabria, i lavoratori in possesso di detti requisiti hanno presentato regolare richiesta di inserimento nel bacino del precariato storico della regione Calabria.
Ovviamente, la regione Calabria ha provveduto, a seguito di istituzione di apposita Commissione, alla valutazione dei titoli di ognuno dei lavoratori ed ha, nel tempo, proceduto con l’emanazione di diversi Decreti Dirigenziali contenenti gli elenchi dei soggetti in possesso dei requisiti e di quelli sprovvisti dei titoli per essere inseriti nel bacino del precariato storico. Senonché, mentre da un lato i lavoratori precari facenti parte delle altre categorie (legge 15, legge 28 e legge 8) nel tempo sono stati contrattualizzati per come giustamente prevedeva la legge 1/14, per i lavoratori della L.12 non vi è stato, invece, eguale trattamento essendo, gli stessi, in attesa di essere contrattualizzati dal lontano 2014. Addirittura, la regione Calabria, ha proceduto ultimamente con la contrattualizzazione dei cosiddetti ex borsisti ed ex stagisti non facenti parte del bacino storico del precariato calabrese (per come statuito dal Tar Calabria-Catanzaro con la sentenza 418/2014) mentre, in ben 7 anni, nulla è riuscita a concretizzare per soggetti con analoghi diritti.
Orbene, pur dando atto all’attuale assessore alle Politiche del Lavoro on. Orsomarso il quale, nel solco di quanto voluto dall’On. Santelli, ha proceduto a dare una forte accelerazione all’iter procedurale volto alla definizione dell’annosa problematica, non può non evidenziarsi negativamente le responsabilità dell’intera classe politica e dirigente regionale, per non aver saputo dare risposte concrete all’unico bacino di precari istituzionalizzato della regione Calabria attualmente ancora esistente ed in attesa di risposte.
Non possono, quindi, essere ulteriormente accettate, da un lato le continue discriminazioni tra soggetti aventi gli stessi diritti (vedi lavoratori leggi 15, 28 e 8 che, si ribadisce, sono legittimamente contrattualizzati) e, dall’altro, gli attacchi di natura strumentale e demagogica che cercano di destabilizzare il percorso, faticosamente, sin qui portato avanti, anche con il coinvolgimento delle sigle sindacali.
È solo il caso di ricordare che coloro i quali oggi gridano allo scandalo utilizzando argomentazioni non rispondenti al vero e frutto di scarsa conoscenza dei fatti e delle norme, sono gli stessi che qualche mese fa utilizzavano le proteste dei lavoratori della L.12, in continuo sit-in dinanzi la Cittadella regionale, per attaccare la politica incapace di trovare un’adeguata soluzione al problema.
Tutto ciò appare davvero singolare e fuori dalla realtà se non fosse che, purtroppo, si sta discutendo non solo del futuro, bensì del presente, di numerose famiglie che non chiedono favori ma unicamente il rispetto delle leggi esistenti e della propria dignità, calpestata più volte, in questi anni.
Per tali ragioni, con la presente, si intende diffidare chiunque procederà ulteriormente ad utilizzare espressioni calunniose, diffamatorie ed ingiuriose e, comunque, lesive della dignità degli stessi e delle proprie famiglie, confidando, al contempo, che, nella valutazione dei fatti e dei percorsi sin qui intrapresi, vi sia da tutte le parti in campo maggiore serenità e imparzialità e, soprattutto, che la Giunta ed il Consiglio regionale, senza distinzione di colori, sappiano porre rimedio ai danni creati e porre un argine ad una situazione divenuta, oramai, insostenibile anche a causa delle gravi emergenze che stanno dilaniando il tessuto economico e sociale calabrese".
*in rappresentanza di altri 21 lavoratori precari della Legge 1-12/2014
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